Una domenica di passione al G.P. d’Italia 2018

Con questo articolo voglio fornirvi una mia visione degli eventi capitati domenica scorsa durante il G.P. d’Italia di F.1 a Monza.

Il bonobo fischia meglio

Partiamo innanzitutto dai vergognosi fischi, cori al grido di buffone, “booo”, simbolo di un tifo becero, ignorante (nella peggior accezione del termine), di cui soltanto vergognarsi.  E se non posso certamente dire che i destinatari di questo signorile trattamento – in particolare Hamilton – mi stiano simpatici, quei comportamenti li ritengo comunque inaccettabili. Una figuraccia tremenda, in netto contrasto col clima alla “volemose bbene” imperante nella tre giorni brianzola. Comunque, in ogni caso, cari “tifosi”, complimenti.

L’immancabile bandiera padana troneggiante nel bel mezzo della “curva” rossa

Liberi di correre o liberi di suonarsele?

Passando alla competizione in pista, parliamo della partenza: immediatamente sono rimasto sorpreso della manovra di Raikkonen nei primi metri: il suo unico pensiero è stato quello di andare a chiudere il secondo, cioè il suo compagno di squadra. Ho pensato fosse casuale, un dettato della foga del momento, ma la staccatona a ruote fumanti che i piloti della Ferrari si sono vicendevolmente tirati alla prima variante mi ha confermato che stava accadendo qualcosa di insolito in pista oggi tra i due driver di rosso vestiti.

E poi, più avanti, dopo il curvone, per approcciare la Roggia, ecco il patatrac: Vettel si sposta tutto a sinistra per tentare il sorpasso al suo compagno di squadra (che aveva coperto la traiettoria esterna per non farlo passare), dimenticandosi bellamente che dietro aveva un quattro volte campione del mondo che non aspettava altro che quel mezzo centimetro in più per infilarsi alla sua destra. E così è stato: quando il povero Vettel si è ricordato del mastino alle sue spalle, be era semplicemente troppo tardi: non chiudendo la porta a destra, Ham si è infilato prontamente e, complice l’andamento della curva, è filato via liscio. Senonché il tedesco – oltre che uccellato dall’inglese anche un po’ sfortunato nell’occasione – ha toccato leggermente la monoposto grigia finendo in testacoda! Addio sogni di gloria per il tedesco il quale, costretto a ripartire dal fondo, alla fine finirà quarto (un risultato di per sé non male ma tragico se visto in ottica mondiale).

Tamponata al semaforo?

Raikkonen libero di fare la sua gara, quindi. No, di più: piloti Ferrari liberi di darsele di santa ragione. Qui mi sia consentito un pensiero. Ho sentito dire frasi del tipo “ordini di squadra non se ne posso dare alla partenza” e, per carità, potrà pur essere nella ragione chi è di questo parere ma, visto il caso specifico, si tratta di nascondersi dietro un dito, perché un conto è non essere obbligato a far passare il proprio compagno di team nei primi 500 metri di gara, un altro conto è ostacolarsi platealmente con staccatone e chiusure di traiettoria quasi per sbattere a muro. Qualcuno ha affermato che nel briefing pre-gara in Ferrari il discorso non sia stato affrontato, o che, se affrontato, i piloti non abbiano compreso; ma anche se fosse tutto ciò, si potrebbe dar colpa ad un Arrivabene di non aver avvertito esplicitamente i propri piloti (entrambi campioni del mondo, strapagati e con carriere ventennali) di non ostacolarsi tra loro? Qui il caso è palesemente diverso rispetto alla sfortunata partenza di Singapore 2017: li si era trattato del frutto degli eventi, i piloti Ferrari non erano partiti con la mira di tagliarsi la traiettoria vicendevolmente!

Spero che Arrivabene e la nuova dirigenza Ferrari nel post-gara abbiano rimbrottato i due piloti per aver tenuto un comportamento controproducente per il risultato di squadra; ritengo infatti che anche Raikkonen non sia stato certamente gentile nei confronti di Vettel, con quel repentino cambio di traiettoria volto a chiudere la porta al proprio team mate. Posso dirlo? Non mi piaciuto, e le voci che sia in partenza non giustificherebbero il comportamento di quello che, comunque, è e rimane un professionista. Altrettanto – anzi di più – non mi è piaciuta la reazione di Vettel, al quale – al solito – gli si è chiusa la vena: da quel momento non ha pensato ad altro se non a superare il suo compagno di squadra, dimenticandosi (gravissimo errore!) che attaccato a lui in piena scia c’era un certo quattro volte campione del mondo in stato di grazia che – se continuano le cose – a fine anno ne conterà cinque di mondiali in bacheca.

Non condivido affatto l’opinione di coloro che invocano la cacciata del “latino” Vettel dopo che, molto presumibilmente, la domenica precedente lo avevano con altrettanto vigore incensato per la grande vittoria a Spa. E mio parere di lunga data che Vettel sia quello che abbiamo visto vincente a Spa, cioè grande conduttore, velocissimo ma immune da sbavature solo se non messo sotto pressione, con una tendenza a perdere facilmente l’equilibrio.  Per un pilota pagato – si dice – 40 milioni di euro all’anno, tuttavia, questo tipo di debolezze sono difficilmente tollerabili: sappiamo che già Marchionne aveva sottolineato pubblicamente questo aspetto caratteriale di Seb, pur avendogli concesso un rinnovo contrattuale a condizioni principesche. Insomma, questo per rimarcare che in Ferrari conoscono bene le debolezze di Seb ma che, nel bilancio totale, queste valgono probabilmente meno rispetto agli innegabili pregi (non si vincono a caso quattro mondiali di seguito).

Allo stesso modo, trovo – qui si – sorprendenti i pareri di coloro che criticavano (anche aspramente) Kimi per il suo atteggiamento ed i suoi risultati fino all’altro giorno, per poi sentirli nel dopo gara di Monza affermare che guiderebbe in maniera “divina” (e insomma mi riferisco in particolare a Pino Allievi che nel passato non perdeva occasione per bersagliare il finnico).

Io reputo Raikkonen un gran pilota, talentuoso ma incostante, a volte indolente, che puntualmente ogni anno si ridestava in estate, quando era in discussione il suo rinnovo. Paradossalmente invece, nell’anno del probabile avvicendamento con Leclerc, il finlandese sta tenendo una buona costanza di rendimento sin dalle prime gare. In generale, quest’altalena nelle performance del finnico è nota in Ferrari: da qui la necessità di tenerlo costantemente sulla graticola tramite il sistema dei contratti annuali. Se posso esprimere un mio pensiero, mi pare arrivato il momento di mettere su quella ambitissima monoposto rossa qualcuno che si, magari avrà pure meno esperienza, ma che ha sicuramente più fame di vittorie di un pilota a fine carriera spesso a rischio appannamento. Mi reputo in linea, quindi, con coloro che fanno notare che Raikkonen si trova ad innalzare il suo livello prestazionale spesso nel momento “sbagliato” (è paradossale ma è così). Irricevibile il parere di coloro che ritengono che a Maranello non possano chiedere più a Raikkonen il gioco di squadra, in quanto dato per partente: mi permetto sommessamente di dire che il finlandese è (e rimarrebbe) uno stipendiato Ferrari sino alla fine dell’anno e, gioco forza, non potrebbe rendere prestazioni controproducenti per il proprio datore di lavoro (a meno che non abbia intenzione di scatenare una battaglia legale o di essere cacciato prima del tempo).

Ham non sta per insaccato

Quanto alla prestazione maiuscola di Hamilton, non è certamente una sorpresa, anzi è una costante del 2018 per questo pilota, all’apice della sua carriera, in uno stato di forma pazzesco, che ha raggiunta un equilibrio mentale – quello che manca spesso a Seb – ideale. Certo, continua a rimanere spaccone e fastidiosamente para****, ma finché continua a guidare così… ha ragione lui. Non c’è niente da fare: una sicurezza come la sua in gara l’ho vista solo in Senna, Schumacher e nelle domeniche fortunate di Alonso.

Gigi e il suo parrucchiere che fa sempre gli straordinari

Maggiordomi vincenti

Do invece del “poverini”, infine, a quelli che hanno apostrofato come buffone Bottas: io stesso avrei ordinato cento volte a Valterino di fare quello che ha fatto in gara; un plauso alla Mercedes che, evidentemente impegnata a vincere il suo quinto titolo consecutivo (e non a farlo vincere ad altri), ha orchestrato e poi realizzato un gioco di squadra lecito e legittimo. I mondiali si vincono così, anche facendo comportare (a volte) da maggiordomo chi si è stato assunto come pilota (parafrasando Arrivabene).

Un maggiordomo combattivo fa a ruotate col discolo della compagnia

La mia va più veloce. Anzi no

Il pensiero finale va invece a chi va scrivendo da mesi che la Ferrari è la miglior monoposto della stagione: sul punto, non sono d’accordo, e non solo perché le statistiche dicono proprio il contrario. La verità è che l’equilibrio tra Mercedes e Ferrari si sposta da una parte piuttosto che dall’altra in base ai circuiti, alle condizioni della pista e di quelle meteorologiche. Il bilancio, a mio parere, è sostanzialmente alla pari; questo, piuttosto, è segno tangibile dell’incredibile lavoro svolto dai ragazzi di Maranello in questi ultimi tre anni sull’aerodinamica e sulla power-unit della propria F.1, miglioramenti netti che vanno di pari passo col sostanziale plafonamento del progetto Mercedes, probabilmente spremuto al massimo in questi cinque anni.

by Cimmo Santini

 

 

 

Pubblicato da babelblog

The bloggers are the citizens of the World - X info matteoleon81@libero.it

2 Risposte a “Una domenica di passione al G.P. d’Italia 2018”

I commenti sono chiusi.