L’odio ed il razzismo contro gli Svevi

Berlino viene spesso dipinta come la summa perfetta del multikulti. Una realtà dove locali convivono in pace e amore con le varie comunità straniere della città. Dall’estero sembra come se Berlino sia un carosello allegro, un girotondo tutti mano nella mano. Tutti insieme turchi e berlinesi, italiani e francesi, americani e russi, polacchi e spagnoli. No, non è così. Il berlinese medio è intollerante, chiuso, musone e non disdegna uscite di cattivo gusto contro il prossimo. Non lo fanno con cattiveria, ma i risultati spesso non sono dei più piacevoli a vedersi. E no, non sto parlando dell’AfD, di Pegida o delle nuove ondate di xenofobia e manifestazioni anti-Islam che stanno facendo breccia in Germania. Preferisco lasciare l’analisi di questi fenomeni socio-politici a chi ne capisce più di me.

In molti descrivono Berlino come il paradiso terrestre, senza vedere i piccoli e grandi segnali di intolleranza cittadini. Dagli adesivi “Touristen Fisten” (prendi a pugni il turista) a quelli “Berlin hates U” (con il verbo “hates” rappresentato da un cuore con una croce nera sopra), dai graffiti a Schlesisches Tor sotto la U1 con scritto “Sie verlassen die touristichen Sektor” (state lasciando il settore turistico) fino al razzismo al contrario della comunità turca di Neukölln nei confronti dei cittadini tedeschi del quartiere. Ricordo ancora lo stupore quando lessi un articolo sulle scuole primarie del quartiere, dove la minoranza tedesca veniva apostrofata dai bambini turchi “Du Schweinfresser”, ovvvero “divoramaiali”.

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La summa massima della discriminazione però la si può vedere a Prenzlauerberg, dove l’odio ed il razzismo contro gli Svevi è ormai diventato un fatto di costume quotidiano. Se ne è parlato molte volte, di come la gentrification abbia modificato il volto di Berlino e di come i principali artefici di questo “scempio” siano ritenuti gli Svevi che, dopo la Caduta del Muro, hanno deciso di investire sul mattone berlinese trasformando un quartiere ribelle della DDR come Prenzlauerberg in una succursale di Stoccarda. Quella che molti berlinesi chiamano Schwabylon. Ed ecco quindi scritte sui muri di stile anni 30 come “Kein Ort für Schwaben” (nessun spazio per gli Svevi), “Kauft nicht beim Schwab’n” (non comprate dagli Svevi) fino al più spregevole, secco e pericoloso “Schwaben raus!”. E pensare che gli Svevi sono persone molto gentili, aperte, simpatiche. E che la cucina sveva (a mio modesto parere) è la più interessante di Germania.

Un odio incontrollato ed incontrollabile derivante da un senso di inferiorità che rende il berlinese cieco alla rabbia. Il ricco borghese svevo che compra un appartamento in città e la ripulisce dalla sporcizia, dalla desolazione, dall’Hartz IV e dal degrado è visto come il nemico giurato. Certo, gli affitti sono saliti rispetto al 1987, ma la DDR non c’è più. Molti di quei palazzi che ora sono tutti puliti, ristrutturati e perfetti fino a 25 anni fa erano rovine abbandonate a ridosso del muro sulla Bernauerstrasse. Dove ora c’è vita, attività, boutique e kindergarten grazie agli svevi prima c’era il grigiore e il dolore di una città divisa. Per questo non capisco gli “attacchi” ai simboli culturali svevi in città. Nel gennaio 2013 infatti la statua di Käthe Kollowitz fu presa d’assalto da un gruppo che lanciò spätzle (pasta all’uovo tipica della Svevia) sul monumento. Pochi mesi dopo oggetto di lancio di cibo fu la statua del filosofo Hegel nella piazza che porta il suo nome. Un bagno di currywurst berlinese che non credo il povero filosofo abbia gradito. Ultimo in ordine di tempo l’assalto a base di kartoffelsalat e polpette alla statua di Bertolt Brecht.

Quello che più mi fece rabbrividire però fu un commento su Facebook di un berlinese sulla pagina di una famosa radio cittadina che stava appunto trattando l’argomento. “Quello contro gli svevi non può essere definito razzismo. Tutto sommato sono tedeschi anche loro, no?”.

Ora che ne sapete qualcosa di più, credete ancora che Berlino sia il paradiso che tutti accoglie? Il posto perfetto dove tutti si tengono per mano facendo girotondo felici? La Wonderland dove tutto è possibile, dove tutti siamo fratelli e tutti ci vogliamo bene?

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4 thoughts on “L’odio ed il razzismo contro gli Svevi

  • 19 Gennaio 2015 at 11:38
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    Finalmente qualcuno che lo dice: la Germania non è “L’America d’Europa”. Ci sono molte contraddizioni interne, hanno grandi problemi sociali e molte persone vivono un senso di repressione e frustrazione. Ogni Paese ha i suoi panni sporchi da lavare, la differenza grande sta nel vedere dove vengono lavati. Mentre noi siamo i primi a sventolarli ai quattro venti e a rischiare di essere ridicolizzati per questo, altri, Francia e Germania in primis, se li fanno lavare in casa e pure a prezzi bassi, grazie ai Gastarbeiter.

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  • 9 Gennaio 2018 at 14:18
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    Ma chi sono gli Svevi?? Che si intende con questo appellativo?

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  • 20 Novembre 2020 at 23:22
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    Sono d’accordissimo con te sugli svevi, persone in gamba, laboriose e al tempo stesso molto ospitali, alla mano e simpatiche, ho ricordi molto belli di un periodo trascorso a Tübingen, onestamente non mi sembrava neppure di essere in Germania da quanto simpatica era la gente, cosa che difficilmente si può dire di molti berlinesi. Sulla cucina quoto in pieno, ho ancora l’acquolina ricordando delizie come i Maultaschen. Quanto poi all’odio verso i “borghesi”, lo trovo effettivamente un difetto, diciamo un limite mentale, di molti berlinesi. A me va benissimo che Berlino sia non convenzionale, alternativa, che dia ad ognuno la possibilità di esprimersi ed essere sé stesso, fa parte del suo fascino. Ma non capisco questo molto adolescenziale “gusto del degrado”, questa idea che una cosa per essere cool debba necessariamente essere sporca, sciatta, degradata e tenuta male, specie se poi si passa sul piano personale e diventa disprezzo se non addirittura odio per chiunque venga giudicato da questi fenomeni troppo “convenzionale”, semplicemente magari perché gli piace prendersi cura di sé e del luogo in cui vive. Sarò anche borghese di mentalità ma io tutto sto fascino in certe aree di Kreuzberg e Neukölln dove devi muoverti facendo lo slalom tra spacciatori, risse, siringhe e rifiuti abbandonati e puzza di piscio ovunque non lo vedo, ben venga per me che qualcuno si prenda la briga di riqualificare, pulire, sistemare, riordinare. Le case mezze diroccate riscaldate a carbone della Bernauer Straße e dintorni sicuramente avevano il loro fascino, ma come hai scritto fanno parte di una Berlino che non esiste più, e menomale. Perché il loro stato di abbandono (anche dal lato del settore francese, non solo da quello sovietico dove i residenti erano stati sfrattati a forza) era dovuto al fatto che nessuno era felice di vivere accanto ad una crudele mostruosità di cemento armato, filo spinato, ex vicini che ora potevi solo salutare dal balcone, illuminazione a giorno h24, latrati dei cani e a volte purtroppo rumori di spari. Prenzlauer Berg è oggi un quartiere molto carino e vivibile, e io non capisco tutto sto rancore di certa gente davvero.

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