Abbazia cistercense della Ferrara di Vairano Patenora

Affresco del 1200 raffigurante il funerale di Malgerio Sorel, in basso a sinistra è raffigurato, secondo qualche storico, Pietro da Morrone, il futuro papa Celestino V.
Affresco del 1200 raffigurante il funerale di Malgerio Sorel, in basso a sinistra è raffigurato, secondo qualche storico, Pietro da Morrone, il futuro papa Celestino V.

I lavori di edificazione dell’abbazia cistercense della Ferrara di Vairano Patenora  iniziarono nel 1171 ad opera del monaco cistercense Giovanni de Ferraris, originario di Fossanova, su di un fondo donato dal conte Riccardo del Sangro, e terminarono il 23 novembre 1179.
Lo storico, ed avvocato, Caiazza racconta:

“Si tratta della prima abbazia cistercense del Regno di Napoli, costruita ben prima Ordini Benedettini riformati, ospedalieri e  militari del Regno (Gerosolimitani, Teutonici, Templari, Altopascio, Trinitari etc). E’ il primo ed unico impianto sicuramente databile di Gotico Severo nel Regno di Napoli e precede di quasi un secolo l’avvento del Gotico angioino. Beneficata dai Re Normanni l’Abbazia fu fucina di monaci-architetti, portatori di nuove ardite concezioni, alla quale attinse l’Imperatore Federico II, che ne trasse “costruttori di castelli” e Maestri di greggi” come narra la Cronaca dell’Abbazia. L’Abbazia è legata allo Stupor Mundi visto che l’Imperatore Federico II vi dimorò due volte con la sua corte, una delle quali col Re di Gerusalemme Gualtieri di Brienne, ne trasse e fece suo falconiere Malgerio Sorel, Signore Normanno, che poi qui prese i voti. L’Abbazia fu visitata da Gioacchino da Fiore nel suo viaggio dalla Calabria a Casamari e certo ne accolse la sua dottrina sulla Spirito Santo che ispirò poi Pietro di Angelerio degli Angeleri che alla Ferrara compì il noviziato e prese i voti, conosciuto poi come Pietro del Morrone divenne Papa  Celestino V, rinunciò al Soglio per poi salire alla gloria degli altari come S. Pietro Celestino. L’Abbazia fu visitata da Gioacchino da Fiore nel suo viaggio dalla Calabria a Casamari e certo ne accolse la sua dottrina sulla Spirito Santo che ispirò poi Pietro di Angelerio degli Angeleri che alla Ferrara compì il noviziato e prese i voti, conosciuto poi come Pietro del Morrone divenne Papa  Celestino V, rinunciò al Soglio per poi salire alla gloria degli altari come S. Pietro Celestino. La Cronaca dell’Abbazia è la prima che menziona in Europa la leggenda dell’Ebreo Errante e narra molte vicende medievali del Sud sicché l’Abbazia è un sito unico per la cultura del Medioevo Europeo, del Regno dei Napoli e del Gotico. Caduta prima in commenda e poi espropriata, ai primi dell’Ottocento fu concessa a livello dal Comune di Vairano, divenuto proprietario dopo la confisca, poi ridotta ad azienda agricola ed abbandonata è oggi in progressiva gravissima  rovina.”

                                                                     Caiazza, tratto dall’Appello di Italia Nostra.

Il 23 novembre 1184 fu elevata al rango di Badia.
Nel 1188 la Badia della Ferrara aveva possedimenti a Calvi, Aversa, Teano, Rocca di Mondragone, Capua, Alife, Presenzano e Vairano.
Il periodo di massimo splendore si ebbe nei primi 30 anni del XIII secolo durante la gestione dell’Abate Taddeo. Infatti, l’abate, grazie all’amicizia con l’imperatore Federico II di Svevia, estese il dominio dell’abbazia anche su alcuni territori di Mignano, Alvignano, Telese, Isernia, Monteroduni, Trioa (Foggia), Benevento e Salerno, nonché su 14 grance dei paesi limitrofi.
Tra il 1272 e il 1337 furono ospiti dell’Abbazia il re Federico II e il suo consigliere Pier delle Vigne.
L’abbazia accolse, oltre ai Cavalieri Teutonici, l’imperatore Federico II per due volte e alcuni importanti religiosi come frate Pietro da Morrone, al secolo Pietro Angeleri, il quale poi divenne papa Celestino V. Ricordiamo che frate Pietro da Morrone studiò per diciotto anni nell’abbazia prima di essere ordinato sacerdote.
Nei pressi dell’abbazia si svolgevano due importanti fiere: dell’Ascensione (15 maggio) e dell’Assunzione (15 agosto), oggi spostate nelle vie di Vairano Patenora.

Nei secoli successivi l’abbazia conobbe, pian piano, un periodo di decadenza morale ed economica che sfociò in un primo momento nell’arresto di alcuni frati da parte dei soldati del re Carlo I d’Angiò, poi alla perdita di tutti i possedimenti e infine alla sua soppressione definitiva (1807).

E’ interessante la descrizione dell’abbazia che fornisce il tabulario Pietro de Marino, in “Descrizione di Vairano del 1660”:

“Abbatia della ferrara […] tiene sua Chiesa grande con molti altari, campanile con tre campane grande et claustro con cisterna grande in mezzo con celle sopra d’esso et altre commodità… a lato del quale Convento ci sono più giardini con frutti verdume et agrumi con fontana d’acqua perenna abonnante con vigna separata…”.

L’abbazia si trova sulla via Francigena del Sud Italia, da Roma a Brindisi, tratto Presenzano, Vairano Patenora, Alife. Nel mese di agosto 2013 quaranta studenti veneziani della Facoltà di Architettura, guidati dal prof. Virginio Bettini (Iuav Venezia) in viaggio lungo la via Francigena, hanno fatto tappa all’abbazia della Ferrara, per motivi di studio.
L’ abbazia si trova sulla Via Francigena del Sud (Vairano – Alife – Bari) e sul percorso della Ciclovia del Volturno.

Da vedere:

  • Ruderi dell’abbazia;
  • Affreschi nella cappella di Santa Maria della Ferrara.
  • La disposizione planimetrica tipica degli impianti cistercensi: un’ampia corte limitata dalle stalle e dalle celle, la chiesa principale a tre navate con presbiterio culminante nel catino absidale e una cappella accessoria;
  • Affresco del XIII secolo, con un’edicola funebre dedicata al nobile Malgerio Sorello ( o Sorel), che lasciò tutti i suoi averi all’abbazia; nell’affresco figura la Madonna tra i santi Pietro e Paolo e scene dell’ascesa dell’animadel defunto; secondo lo storico locale Caiazza, si scorge anche Pietro del Morrone, futuro papa Celestino V, che assiste al funerale dell’amico insieme ai confratelli cistercensi e ai monaci celestini.
  • Completa la composizione affrescata il testo di un ritmo poetico di grande importanza linguistica;

Nota.- L’abbazia, oggi, è in uno stato totale di abbandono e degrado.
Si ringrazia la Banca Capasso di Alife per l’intervento di restauro sull’affresco di Malgerio Sorel, la cappella dopo i recenti terremoti rischia il crollo totale.

Abbazia della Ferrara, oggi
Abbazia della Ferrara, oggi

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Pubblicato da borghicastelli

Giulio D. Broccoli