Montefiore Conca

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CENNI STORICI:
La Storia

  • La Rocca di Montefiore, ai cui piedi è adagiato uno dei paesi più importanti e belli dell’antica Signoria dei Malatesta è un borgo posto a guardia della Valconca, proprio sul confine tra Romanga e Marche, verso il Ducato d’Urbino. Passeggiando per le vie di Montefiore si notano evidenti i segni di un passato di tutto rispetto, non fosse altro che per la potentissima rocca e per la evidente struttura medioevale dell’abitato. La presenza dell’uomo in queste terre si respira ed è raccontata da reperti preistorici, arcaiche tombe risalenti all’età del ferro, resti di estesi insediamenti romani. La Rocca vive il periodo di massimo splendore nel Medioevo, periodo in la sua storia s’intreccia con quella di Rimini; nel 1302 il castello cerca di sottrarsi a questa giurisdizione ma la minaccia di un assedio stronca la ribellione. Con l’avvento al potere dei Malatesta, Montefiore vive un momento di grande sviluppo e assume il ruolo di centro principale della vallata. La casata lo scelse per edificarvi una delle più grandi e imprendibili fortezze, alla quale venne riconosciuto sia il ruolo di ricca residenza di rappresentanza, sia quello strategico-militare di baluardo sui confini del Ducato di Urbino.

La Rocca

  • La Rocca fu costruita verso la metà del 1300 e mantenuta dai Malatesta per più di cento anni consecutivi. Qui nacque, nel 1377, Galeotto Novello Malatesta, detto per il luogo di nascita Belfiore. A partire dal 1432 Sigismondo Pandolfo, il più celebre personaggio della dinastia malatestiana, esaltò l’importanza del castello e il paese vide il sorgere di numerose istituzioni civili e religiose, come monasteri, ospedali e il Monte di Pietà. Con la disfatta dei Malatesta cominciò per Montefiore, come per tanti altri paesi di queste terre, l’alternarsi di diversi domini. Governarono il paese i Guidi di Bagno, i Borgia, la Repubblica Veneziana e l’ambiguo personaggio di Costantino Commeno, principe di Macedonia che morì a Montefiore nel 1530. Dopo il passaggio sotto lo Stato Pontificio e il breve governo della Repubblica Cisalpina, il paese seguì le sorti che portarono alla nascita dello Stato Italiano. Della Rocca colpiscono subito le solide geometrie e la mole complessiva dell’edificio. Superando le diverse porte di accesso alla fortezza, l’ultima delle quali ha murato un pregiato stemma Malatestiano, si accede al primo giro di mura e poi al cortile dove si trova un pozzo decorato del ‘300. Al piano superiore si ammira una bella sala con volta a crociera dove sono esposti alcuni affreschi di Jacopo Avanzi, rari esempi di pittura laica del XIV secolo. Un’altra sala ancora da restaurare, comunemente detta “dell’imperatore”, mantiene le pareti affrescate dall’Avanzi con scene di battaglia. Salendo all’ultimo piano si giunge al terrazzo sulla sommità della fortezza dal quale si ammira un panorama davvero emozionante. Tra le mura della Rocca, dove soggiornarono Papi, Principi e Imperatori, oggi, da maggio a settembre la stagione espositiva prevede qualificate partecipazioni di artisti italiani e stranieri, in uno spazio già divenuto significativo punto di riferimento per l’arte contemporanea.

L’ Arte

  • Affreschi di Jacopo Avanzi custoditi nella Rocca.
  • Di interessante fattura e soggetto sono i frammenti dei quattrocenteschi affreschi nella Chiesa dell’Ospedale che ritraggono beati e risorgenti destinati alla propria sorte ultraterrena.
  • Nella Chiesa di San Paolo si possono osservare un Crocefisso di scuola riminese del ‘300 e un bel dipinto, la pala della Madonna della Misericordia degli inizi del ‘500, oggi attribuito a Luzio Dolci.
  • Il Santuario di Bonora.- Il Santuario della Madonna di Bonora fu costruito dall’eremita Ondidei Bonora agli inizi del ‘400 e si trova a circa un chilometro dal paese. Da sempre è uno dei luoghi di culto mariano più famosi del Riminese. Alla Madonna con bambino che si venera nella chiesa vengono attribuite numerore grazie, testimoniate dai numerosi ex-voto esposti nella canonica.
  • Il Teatro.- Il Teatro Comunale Malatesta è un piccolo gioiello che i recenti restauri hanno riportato al suo antico splendore. Di fattura ottocentesca ha una pianta a “U” con due ordini di gallerie e una platea per complessivi 160 posti.

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[ Testo offerto da Massimiliano Rastelli, proprietario della Locanda della Corona ]

Pubblicato da borghicastelli

Giulio D. Broccoli