Ri-Ciclo

La durata di vita di un rifiuto cambia a seconda della sua natura e delle condizioni atmosferiche in cui si trova:

Fazzoletto di carta: 3 mesi

Giornale: 3 – 12 mesi

Bucce di frutta: 3 – 12 mesi

Mozzicone di sigaretta: 2 anni

Gomma da masticare: 5 anni

Lattina in acciaio: 10 – 100 anni

Lattina in alluminio: 200 – 500 anni

Sacchetto di plastica: 450 anni

Bottiglia di vetro: 4000 anni

 

( CEDAM – Centro di educazione e documentazione ambientale )

Sono nata in America.

Ho vissuto nel mio paese per poco tempo, ma mi sento in tutto e per tutto Americana. Siamo partite insieme alle mie sorelle su una grande nave, senza sapere che direzione avrebbe preso il mare.

Quando si pensa al viaggio della vita, quel viaggio dove alla fine qualcuno urla “terra!”, si immagina sempre che davanti ai suoi occhi vi sia la statua della libertà. Noi quell’immagine antica ce la lasciavamo alle spalle insieme con le nostre speranze per il futuro.

A dire il vero non è che fossimo così disperate, ma sapevamo che una volta arrivate a destinazione saremmo state divise e vendute e questo rendeva il viaggio più difficile da accettare.

Nostra madre ci aveva lasciato impresso il suo volto, un carattere distintivo unico, una sorta di copyright che ci faceva apparire ad un occhio disattento una uguale all’altra. Ogni volta che penso a nostra madre mi viene un filo di tristezza. Non mi è facile definire se fosse una buona o una cattiva madre, molti di voi la conoscono, quindi eviterò di fare il suo nome, perché se lo facessi dividerei in due il popolo dei miei lettori, come Mosè con il mar Rosso.

Cosa posso dire di lei, senza cadere in sterili provocazioni? Nacque a Atlanta, vi direi l’anno, ma non si dice mai l’età di una donna, da una famiglia povera, ma ricca di ingegno. Suo padre John, riuscì, grazie alle sue capacità a scalare lentamente e con fatica la grande scala del successo, arrivando alla sua morte ad aver accumulato un vero e proprio tesoro che avrebbe permesso a nostra madre una vita agiata.

Purtroppo quello che non considerò fu che con i soldi non si compra la felicità e infatti la vita di mia madre è stata travagliata, la nostra famiglia si è divisa più volte. Ammetto che mamma ha provato a tenere la famiglia unita, ma senza grande successo. Adesso amministra il suo denaro e i suoi possedimenti con astuzia, a volte concede, a volte toglie.

Anni fa, finì in uno scandalo, era andata ad un meeting di lavoro in una città del Messico con addosso un vestito al piombo. Ancora oggi non si sa bene come andarono le cose, fatto sta, che i 500 invitati a quel meeting aziendale, ebbero un’intossicazione da piombo gravissima e molti persero la vita.

E’ per questo che mia madre viene ricordata, purtroppo.

E’ finita in diversi scandali a dire il vero, ha avuto problemi in vari paesi, la Columbia, il Guatemala e pure il Brasile, insomma ha sempre avuto il pallino del sud America. Le piace comprare. Le piace comprare la terra, dice che la terra e i possedimenti sono l’unica garanzia del futuro, poco importa se con le sue scelte riesce a sterminare la popolazione dei Guarani.

A pensarci bene, non sono nemmeno convinta che sapesse veramente che sulla terra che aveva comprato in Brasile vivesse una popolazione chiamata Guarani, ma sopratutto, mi chiedo in quanti di voi lettori li conoscano.

Le propongono degli affari, e lei non si tira indietro,forse la sua più grande pecca è quella di leggere nei contratti solo le cose che la riguardano in prima persona.

Quello che è successo nelle Filippine e nello Zimbabwe non è mai stato dichiarato reale, quindi lo ometterò, perdonatemi, ma in fin dei conti è mia madre, non posso che volerle bene.

Ha fatto anche tante cose buone, nonostante che i maligni affermino che le ha fatte solo per tentare di pulirsi la coscienza e anche per ingraziarsi il fisco.

E’ vero, ha avuto contatti con la mafia e ha giocato con la guerra, ma non avevamo detto che avremmo guardato anche le cose positive?

A volte purtroppo quando penso a mia madre, credo che di cose positive proprio non ve ne siano.

Un’unica certezza, nonostante tutte le cattiverie, nonostante tutto quello che si possa dire, mia madre è dolce, a pensarci bene è stata criticata anche per quello, ma si sa, il mondo è pieno di invidiosi.

La storia che amo di più su mia madre? si, mi piace questo gioco, allora vediamo, la storia che amo di più su mia madre è quella di babbo natale.

Quando eravamo piccole,in una notte del 24 dicembre di qualche anno fa, mia madre ci raccontò la storia di babbo natale. Ad un certo punto dal camino spuntò un grasso omone con una lunga barba e con un vestito bianco e rosso.

” Ma non è babbo natale!” urlarono le mie sorelle in coro e mia madre ci raccontò che quello era il nostro personale Babbo Natale.

Ci raccontò che veniva dalla Lapponia apposta per noi e che lei stessa aveva disegnato il suo vestito perché quello che usava in Lapponia era inadatto alla moda del momento. Ci disse che quello sarebbe stato un Natale speciale, un natale solo nostro e di nessun altro, con la nostra personale storia sul natale e con il nostro Babbo Natale come non lo aveva mai visto nessuno.

Immaginate la mia frustrazione quando scorrendo in internet ho scoperto che quella storia non era vera, che quel vestito che nostra madre diceva di aver disegnato apposta per noi era già stato usato e esisteva già da tempo e che tutti conoscevano Babbo Natale con il vestito bianco e rosso, erano stati i giornalisti del periodico statunitense Puck a inventarlo, non nostra madre per noi.

Che dirvi, era fatta così, ho creduto fosse una storia vera perché mi piaceva credere che fosse vera, non è poi così per la verità e per le storie?

Forse, a pensarci bene continuerò a credere che fosse una storia vera, non sempre internet dice la verità. Fatto sta che le scelte di mia madre ci portarono su quella nave, nel bene e nel male alla fine stavamo solcando l’oceano, una accanto all’altra, raccontandoci sogni e paure.

Sbarcammo in una giornata piovosa, il tempo atmosferico ha un senso dell’umorismo tutto suo, venivamo prese e trasportate, nessuno ci diceva niente e non capivamo che lingua parlassero le persone intorno a noi.

Sentivo una rabbia sorda crescermi dentro, volevo esplodere, urlare, arrabbiarmi con il mondo per quello che mi stava succedendo, ma non lo feci.

Non so nemmeno io come, forse fu il freddo, forse fu la parlata cantilenante delle persone che avevo intorno, ma riuscii a calmarmi.

Come era previsto venni venduta e finii a lavorare in un piccolo market di un paese, che presto capii essere l’Italia.

La mia tristezza scomparve appena iniziai a capire.

Avevo sempre sognato di vedere l’Italia e ora mi trovavo proprio al centro, in un paesino sperduto della toscana. Insieme con me c’era mia sorella minore, ma rimase poco, riuscì ad andarsene da quel lavoro dopo meno di una settimana.

Fu un colpo di fulmine.

Entrò un ragazzo, la guardò e si vide subito che la desiderava.

Tornò per tutta la settimana, scrutandola con gli occhi e bramandola e lei ricambiava i suoi sguardi di desiderio.

Un giorno entrò con più baldanza del solito nel piccolo market e si diresse dritto verso di lei.

Li vidi uscire mano nella mano, mentre le loro bocche si univano e si sfioravano e provai invidia per lei. L’inverno passò e così pure la primavera e ogni giorno sognavo di andarmene, ma non sapevo proprio come sarebbe stato possibile.

Quando oramai avevo perso le speranze accadde.

Non fu come me lo immaginavo, fu brutale, venne e mi portò via.

L’unica certezza era che mi desiderava, mi desiderava come non mai.

Andò a contrattare per me con il mercante che mi aveva in custodia e una volta stabilito il prezzo mi portò via con se.

Non mi parlava, mi fece salire in moto e partimmo.

Dopo la paura iniziale, cominciai a sentire il vento sulla mia pelle, l’asfalto che correva sotto le ruote e una nuova e strana sensazione nascere e crescere dentro di me, finalmente mi sentivo viva!

Guardavo il paesaggio intorno a me e pensavo che non vi fosse niente di più bello.

Immensi campi di girasole confondevano il loro giallo con il fieno tagliato, le rotoballe si stagliavano nel mezzo ai campi come grossi giochi per bambini.

Sentivo il vento sulla faccia e pensavo che quel posto fosse uno dei posti più belli del mondo. Arrivammo su un fiume, non ero mai stata a fare il bagno in un fiume e tutto mi sembrava così bello, anche lui mi sembrava bello. Facemmo l’amore, sentii i nostri corpi che si univano e i nostri liquidi che diventavano tutt’uno e poi lui decise di darmi la libertà.

Mi lasciò lì, stanca, svuotata, felice, ma sopratutto libera e se ne andò.

Mi lasciai trascinare dalle morbide correnti del fiume, ogni cosa era scoperta, ogni cosa era nuova, i sassi, le rane, i piccoli pesci che mi davano baci.Arrivai in un punto del fiume dove vi era una grande pozza profonda per poter fare il bagno, una bella spiaggetta per riposarsi e un posto per fare un falò. Decisi di fermarmi lì per un po’.

Non so quanto tempo vi sono rimasta, avevo oramai perso il contatto con la realtà, non sapevo più chi fossi realmente, quella vita che tanto mi aveva affascinato mi si stava rivoltando stranamente contro.

Era come se non fossi realmente parte di quel mondo, ma non avevo più la forza di muovermi.

Un giorno arrivarono alcune persone, cercai di urlare per farmi vedere e per farmi aiutare, per farmi portare via, ma non uscì nemmeno un suono dalla mia bocca.

Un giorno arrivarono al fiume delle persone con dei cani. Fu uno di loro a notarmi. Nuotò verso di me, mi prese gentilmente e mi portò a riva. ” Das, lascia” .La ragazza mi raccolse con dolcezza e lì capii che stavo per rinascere.

Mi hanno portato in un cassonetto per il riciclo della plastica, tra poco, partirò per la discarica e la mia plastica bruciata dal sole tornerà a splendere. Forse tornerò a casa, forse rivedrò mia madre e la storia della mia vita si ripeterà portandomi a vivere altre storie, a incontrare altre persone e a sentirmi nuovamente libera.

L. Decibel P.


Nota

“Riciclo”, è un racconto apparso sulla Guida il 08/8/2015.

Nato come arricchimento all’itinerario sull’articolo di Riotorto è un racconto che mescola fatti e informazioni reali, in una visione personale. E’ liberamente ispirato al posto dove eravamo perché quando siamo arrivati, purtroppo, c’era parecchio sporco in giro.

Per l’articolo completo con l’itinerario e le foto, potete guardare “Metti un giorno per caso a Riotorto, magari alla festa internazionalista”

Se volete scaricare il racconto lo trovate in Ri-ciclo .pdf


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