Visitando un Pechino la Cina8 min read

Durante la mia prima esperienza lavorativa in Cina, ignorando il fatto che sarei stato richiamato alcuni mesi dopo in quel di Guangzhou, pur di vedere la Muraglia Cinese ho passato un week end a Pechino in stile “mordi e fuggi”. Il Doppio Viaggio frettoloso si è rivelato molto intenso, e come al solito pieno di disavventure. Il volo è atterrato il venerdì sera, verso mezzanotte: diffidate dai tipi che, una volta usciti dalla porta di servizio, si offrono di farvi da taxi: vi faranno la cresta come l’hanno fatta a me! Piuttosto mettetevi in fila ed aspettate i taxi come tutti gli altri o, meglio ancora, se arrivate ad un orario umano prendere la metro.

La metro a Pechino

A proposito di metro, ecco un altro consiglio molto importante: portate sempre delle piccole monete con voi! La metropolitana di Pechino infatti non consente per le corse giornaliere di potere utilizzare i biglietto “dove si vuole” (come in Italia) ma solo nella stessa stazione e lo stesso giorno dell’acquisto: per fare un esempio ed essere più chiaro, se compro un biglietto oggi alla fermata “stazione centrale” non lo posso usare né oggi alla fermata “duomo” né domani alla fermata “stazione centrale”. Se andate a Tokyo vale lo stesso (in questo post altre possibili disavventure che potrebbero capitarvi se decidete di visitare la Capitale del Giappone).

Arrivo in albergo verso l’una, alle tre la guida turistica ha pensato bene di telefonarmi per avere conferma del giorno dopo (si, alle tre…) ed alle sette ero già sveglio per andare a vedere la Muraglia. Per il viaggio ho optato per un tour con un mini pullman ed ingressi nei luoghi inclusi (se andate su internet ne troverete a decine) con guida parlante inglese e comprendente la Muraglia (sezione di Mutianyu), la Città Proibita e Piazza Tiananmen. Quel giorno sono stato l’unico a prenotare quindi, pur avendo pagato il tour da 7 persone, di fatto ho avuto un servizio su misura solo per me. Tutte le zone della muraglia distano un po’ da Pechino, quindi l’unico modo per raggiungerle e poi tornare nella Capitale rapidamente sono questi mini furgoncini.

Nella sezione di Mutianyu è possibile andare con la funivia o, al ritorno con il toboga, ma in entrambi i casi ho preferito usare le scale, anche per immedesimarmi negli operai che hanno dovuto costruirla senza l’ausilio delle scale stesse e con la fatica aggiuntiva di doversi caricare il materiale.

La “Muraglia”

Dopo tanta fatica (e tanti “mannaggia a me, perché non ho preso la funivia…”) arrivo in cima. La Muraglia non ti colpisce al primo sguardo: vedi un muro di pietre simile ad una fortezza che però non ti dà la sensazione d’imponenza che ti aspetteresti. È a lungo andare che la trovi spettacolare. Quando inizi a camminare, e passi il primo punto dove l’occhio umano si era fermato e… continua sino a vista d’occhio! Poi cammini ancora, ed ancora e lei continua. Dopo un’ora di camminata, realizzando che non sei riuscito a scorgerne né l’inizio né la fine da quando ci sei dentro, a quel punto ti meravigli.

Passando in mezzo alle torri di avvistamento mi è venuto in mente l’aneddoto ignorante che la guida mi ha raccontato lungo la strada: le guardie usavano bruciare la cacca di lupo per fare dei segnali di fumo, il motivo per cui, tra tanti materiali disponibili (anche, in teoria, degli escrementi a chilometro 0… ci siamo intesi spero!) era perché il letame prodotto dal lupo produceva un fumo visibile anche a lunga distanza. A quei tempi non c’era Facebook, ed a ben pensarci non c’è nemmeno adesso visto che i principali Social Network in Cina sono censurati! A tal proposito se proprio non potete fare a meno di mettere i vostri selfie ignoranti su Instagram scaricate una app che funga da VPN per il vostro cellulare prima della partenza (dipende dal modello di cellulare se ne trovano di buone e gratuite in internet).

L’aria è frizzantina ed il fatto che a quell’ora non ci sia praticamente nessuno rende l’atmosfera davvero particolare. Un pannello attira la mia attenzione “comitato internazionale per la salvaguardia della muraglia cinese e di Venezia”. Ho fatto la foto altrimenti, a raccontarlo, i miei amici veneziani non ci avrebbero creduto. Torno giù e, come ogni doppio viaggio, capita di beccare i venditori ambulanti super insistenti. Di tutti quelli incontrati in giro per il mondo però, devo dire che le venditrici beccate ai piedi della muraglia di Mutianyu sono state le peggiori: sono arrivate a trattenermi il braccio o a pararsi davanti impedendomi di andarmene pur di farmi acquistare qualcosa. Tellibili!

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” width=”1600″ height=”1200″> Muraglia cinese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La città proibita

Lungo il tragitto per arrivare alla Città Proibita passiamo davanti allo stadio Olimpico. Stop, foto and go! Quasi tutti i tour organizzati da agenzie di viaggio orientali prevedono una (o più) fermate in qualche negozio “convenzionato”. Di solito non è obbligatorio comprare (era chiaramente specificato nell’offerta di viaggio, se non lo è chiedete prima di prenotare!) ma essendo da solo andarsene a mani vuote non era esattamente il massimo. Nel primo negozio ho preso un po’ di the ed una sorta di borraccia con il filtro che i cinesi usano tantissimo anche al lavoro (in Cina i distributori di acqua solitamente hanno tre opzioni: acqua fredda, a temperatura ambiente e calda. Con questo attrezzo metti le foglie di the nel filtro ed ogni volta che lo riempi con acqua calda hai il the pronto).

Arriviamo davanti alla Città Proibita, chiamata così perché un tempo se osavi entrare nella residenza dell’Imperatore senza autorizzazione pagavi con la vita (il che rendeva l’accesso possibile solo ai gatti) dove lo sguardo di Mao Zedong accoglie i turisti (la guida dice che abbia lo stesso effetto della Gioconda, ossia che sembra che ti guardi indipendentemente da dove ti trovi).

Dentro è immenso e molto bello. Ecco alcuni aneddoti che la guida mi ha raccontato:

  • 1) i vasi di bronzo servivano per contenere acqua da utilizzare in caso d’incendio, furono danneggiati dagli occidentali (la guida non si ricordava di preciso quale nazione ma mi ha rassicurato che nel gruppo di vandali non c’erano gli italiani) durante la seconda guerra mondiale e non furono ristrutturati per far sapere alle generazioni future quali conseguenze porta una guerra.
  • 2) I due leoni, presenti praticamente ovunque sono uno maschio ed uno femmina, si possono distinguere perché la femmina tiene sotto la zampa il cucciolo di leoncino mentre il maschio una sorta di boccia che rappresenta il potere.
  • 3) La lastra di marmo contenente dei pregiatissimi bassorilievi di draghi è stata ricavata da una sola grande pietra, trasportata fino alla città proibita facendola rotolare e che durante il suo tragitto diminuì considerevolmente il suo diametro.
  • 4) L’eredità di Imperatore spettava in un primo momento al figlio più grande (essendo fratello maggiore ho esultato: sarei stato Imperatore!) fino a quando un Imperatore più avveduto, notando un anomalo aumento di morti per avvelenamento degli eredi al trono, decise di cambiare le regole e scrivere su una pergamena il nome dell’erede in base alla meritocrazia. Meritocrazia anziché parentopoli: in Cina ci sono arrivati qualche secolo prima, noi ci arriveremo tra qualche secolo…
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” width=”1600″ height=”1200″> Pechino, la Città Proibita

Piazza Tienammen 

Di fronte la Città Proibita c’è Piazza Tienammen. Non ci siamo soffermati molto, anche perché quel giorno non era possibile accedervi. In teoria il tour guidato finiva là ed in teoria i tipi avrebbero dovuto ri-accompagnarmi all’albergo, ma il viaggiatore ignorante è scroccone per definizione ed allora chiedo se per caso non fosse più conveniente per loro tornare direttamente a base e scaricarmi su un punto d’interesse che avrei dovuto visitare ugualmente una volta tornato in albergo.

Con soddisfazione di entrambi scopro che viene loro di passaggio il Tempio del Paradiso e mi faccio depositare là. Una schiera interminabile di vecchietti che si sfida a giochi da tavolo cinesi (tra i quali non ho mai riconosciuto la dama cinese, secondo me un nome improprio derivante da un’errata traduzione, proprio come la tortura cinese) si trova nel parco che introduce ad un complesso dove sono presenti tre costruzioni, di cui la principale con le caratteristiche forme dei templi orientali.

 

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” width=”1200″ height=”1600″> Tempio del Paradiso, Pechino

Il Palazzo d’Estate

La sera una passeggiata prima nella zona dello Stadio Olimpico (molto bella la costruzione che ha ospitato le gare di nuoto, con un’illuminazione caratteristica) e poi in quella dei grattacieli, dove va segnalato il palazzo della CCTV (la televisione di stato Cinese, non fate finta di non conoscerla: tutti noi viaggiatori ignoranti, essendo per definizione senza moneta, abbiamo visto almeno una partita in streaming su quel canale!) che i locali hanno definito “pantaloni giganti” per via di quella sua forma…. Beh guardatela! Il mattino dopo, poco prima della partenza, ho giusto il tempo di visitare il Palazzo d’Estate, meraviglioso luogo giustamente inserito all’interno della lista dei patrimoni dell’Umanità dall’UNESCO.

Si trova poco fuori Pechino ed è un luogo molto suggestivo perché la bellezza della natura (per lo più creata artificialmente, come il lago che spadroneggia sul paesaggio) si fonde con quella delle architetture. Obbligatorio il selfie ignorante con le costruzioni realizzate sulla collina. E poi via, al rientro in aeroporto, non prima di un ultimo imprevisto: anziché alle partenze nazionali il mio volo partiva dalla zona delle partenze internazionali. Una bella sgroppata per finire degnamente il mio doppio viaggio. Si dice che i cinesi amino viaggiare e copiano tutto, per questo li ho messi all’erta: non imitatemi nei miei doppi viaggi!

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” width=”1200″ height=”1600″> Palazzo d’ Estate a Pechino