Una gita al Museu da Carris

“L’eléctrico, giallino, all’interno una vernice di miele e oro incandescente nella penombra del mattino, giunge cigolando e stridendo sui binari”.

È così che José Rodrigues Miguéis in A Escola do Paraíso, del 1989, descrive  il mezzo di trasporto tipico di Lisbona, il più antico, ancora esistente.

Osservare Lisbona significa perdersi in riflessioni varie, di quelle che spesso tieni per te, un po’ per vergogna, un po’ per custodire la tua scoperta, per tenerla lontana da occhi indiscreti. Ogni cosa qui si racconta, ogni pietra del percorso iniziato ha la sua storia e tu, da osservatore, non puoi che farti uditore senza poter fingere sordità o disinteresse.

A volte, come in questo caso, hai voglia solo di raccontare la storia.

Lisbona di luce, di Tejo e navios; Lisbona di azulejos e fado; Lisbona di strade, quelle che divorano le nostre impronte.

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400x269xmuseu_de_carris.jpg.pagespeed.ic.GLUVPzDgWWStrade, quelle sulle quali ci lasciamo trasportare, magari proprio facendo un giro sul mitico 28, simbolo indiscusso della città.

Durante i miei giorni liberi infrasettimanali amo godermi il silenzio della città. Mentre tutti prendono posto e giungono a lavoro, il tempo si ferma e mi invita ad approfittare del momento. Lo scorso lunedì ho deciso di visitare il Museu da Carris,  la Rete di Trasporti pubblici di Lisbona.

Il museo si trova ad Alcântara, a due passi da Lx Factory.

“E che ci trovi di tanto entusiasmante?”, direte voi.

Vi svelo un segreto! I mezzi di trasporto mi hanno sempre entusiasmata. A un certo punto della mia vita mi è perfino venuta l’idea di diventare ferroviere. In realtà ciò che amo di più sono proprio le storie di cui vi parlavo prima, quelle che si incontrano negli sguardi dei passeggeri, quelle che raccontano i paesaggi in movimento. A volte mi chiedo: “chissà quante persone hanno guidato questo autobus”, oppure, “cosa avranno da raccontare i sedili di questo tram?”.

Dopo il lungo preambolo (odio il dono della sintesi), vi lascio entrare con me al museo.

Il Museu da Carris ha il compito non solo di custodire il grande tesoro della storia dei trasporti pubblici di Lisbona, bensì quello di regalare un viaggio nel tempo e nella memoria della città.

Un ponte tra presente, passato e futuro, che delinea alla perfezione il legame intrinseco che esiste tra Lisbona e le sue strade, quelle in salita, apparentemente irraggiungibili, quelle ferrate, per il passaggio delle sue Carreiras e molto altro.

Il museo è suddiviso in tre nuclei. Ciascun padiglione contiene il suo tesoro.

2n8rejcIl primo nucleo presenta l’evoluzione storica della Carris, dal 1872 fino alla nascita della Metropolitana, attraverso documenti e oggetti di grande rilievo.

All’interno delle cinque sale presenti vivrete il passaggio dalla trazione animale all’ apparizione dei primi elevadores e eléctricos, attraverso miniature, utensili, divise di autisti, video e una serie di biglietti, validati, dal più antico esistente, che avrei volentieri barattato con la mia collezione di schede telefoniche degli anni ‘90 (sacrilegio, eppure l’ ho pensato).

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Il secondo padiglione, raggiungibile solo attraverso un giro all’interno di un vecchio tram, è il mio preferito.

In una prima sala è possibile ammirare vetture reali, passando dai carri “americanos”, ossia la trazione animale del 1873,

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alla nascita degli eléctricos, datata 1901.

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Posizionarsi alla fermata esatta e ammirare la bellezza di questi mezzi che nel tempo si sono trasformati e che hanno trasformato l’immagine della città e le abitudini del suo popolo, non ha prezzo.

Una seconda sala ospita, invece, vetture che appartengono alla seconda metà del XX secolo, inclusi i primi autobus.

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Salendo nuovamente sul nostro tram giungiamo, infine, al terzo nucleo. La sala, inaugurata nel 2012, mostra al pubblico alcuni veicoli di lavoro ed autobus urbani di varie epoche sui quali è perfino possibile salire e mettersi alla guida (senza accendere i motori, chiaro).

Forse non esiste servizio pubblico tale da rendere così speciale il legame tra una città, con i suoi saliscendi, e i suoi abitanti.

2986955603_200dbb49d0Siamo nel 1951, i veicoli, di mattina presto, partono dalle stazioni di origine con motorista o guarda freni, biglietti e pinze. Trasportano passeggeri, il loro bagaglio, scorazzando appesi ai fili che invadono la città, creando quei lineamenti aerei, quei disegni che spesso si ha voglia di decifrare. A fine giornata si ritorna alla base.

Siamo nel 2015 e ancora Lisbona conserva intatta la sua storia da vecchia signora immortale. Ancora lineamenti aerei per chi, evitando volentieri la velocità della metro, preferisce godersi il panorama ed avvistare su quei fili tre o quattro rondini equilibriste, prima che lo stridio dei freni le lasci volare via.

Il Museu da Carris è uno dei tanti modi per conoscere la città e le sue facce.

Il biglietto singolo ha un costo di 4 euro. Tra i 6 e i 10 anni o al di sopra dei 65 il ridotto costa 2 euro, mentre per i bimbi che hanno meno di 6 anni l’ingresso è gratuito.

Per maggiori informazioni consultate il sito http://museu.carris.pt/.

Ah, dimenticavo! All’interno dell’area museale, ma al di fuori dei padiglioni, è possibile ammirare, e non  solo, il Village Underground Lisboa, un centro culturale, industria della creatività e spazio dedicato a numerosi eventi.

Si tratta di una struttura architettonica originale che utilizza containers trasformati in uffici, spazi di coworking, laboratori e due autobus, adibiti a caffetteria e sale riunioni.

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Un nuovo modo di riutilizzare le cose che rende Lisbona sempre più innovativa e cool.

Che dire? Non perdete il tram.

Godetevi la gita.

 Scritto da Maria Grazia Berretta

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