Un mondo di storie: Lisboa e il Museu da Marioneta

Ho sempre pensato che diventare grandi fosse una vera scocciatura. Influenzata dalla storia del mio amico Peter (Pan naturalmente) e dal fantastico mondo dell’isola che non c´è, ho vissuto il passaggio dall’età infantile a quella adulta in maniera serena, con l’assoluta convinzione che, chiunque rifiutasse il suo lato bambino, in realtà, avesse solo trovato un modo, una giustificazione, una risposta fittizia alla domanda “ma come hai fatto a crescere così in fretta?” oppure “fino a un anno fa il numero delle tue scarpe era 38, come hai fatto ad arrivare a 40?” e cose del genere.

Ebbene si, devo deludervi. La verità è che il bambino che è dentro di voi esiste ancora ed è pronto a venire fuori, quando meno ve lo aspettate.

Sabato scorso, approfittando della Giornata Internazionale dei Musei, ho deciso di farmi un regalo. Tra i musei con ingesso gratuito ne ho ritrovato uno che da tempo ero curiosa di visitare.

LEGGI ANCHE: Una gita al Museu da Carris

Resti antichi? Sarcofagi? Fotografie? Niente di tutto ciò. Semplicemente marionette!

museu-da-marioneta-puppets-636x431

Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un museo dedicato ai più piccoli. Anche i grandi, o i grandi piccoli come li chiamo io, avranno di che stupirsi.

Il Museu da Marioneta, creato nel 1987 dalla Compahnia de Marioneta de São
Lourenço, apre al pubblico nel novembre del 2001 all’ interno del rinnovato Convento
das Bernardas, a Santos, attualmente gestito dalla Câmara Municipal de Lisboa.

L’esposizione permanente del Museu mette in mostra marionette provenienti da tutto il mondo. Un viaggio che, di continente in continente, ci permette di scoprire come sono state concepite queste “bambole”, se vogliamo definirle così, rivelando, allo stesso tempo il loro legame intrinseco con la performance teatrale, la quale acquisisce espressione se non grazie al movimento di una o più persone.

museumarioneta006Tra il reale e l’immaginario, le marionette sono concepite al fine di creare figure, personaggi che, attraverso l’azione e la voce dell’uomo, prendono vita e si preparano ad entrare in scena per raccontare un mondo di storie.

Costruite con differenti tipi di materiali, dalla carta al legno, dalla stoffa al metallo o alla plastica, la diversità delle marionette  presenti al museo ha a che vedere, aldilà della realizzazione e la bellezza degli ornamenti, con la loro origine spazio-temporale e, allo stesso tempo, con il pubblico  per il quale sono state pensate.

È questo il viaggio che il Museu da Marioneta offre a tutti noi. Punto di partenza? Oriente.

In molti Paesi del sudest asiatico la letteratura e la mitologia animista stanno alla base del repertorio del teatro delle marionette alle quali si aggiungono anche meravigliose maschere che fanno parte soprattutto della tradizione tailandese o indonesiana.

77151373

La Cina, invece, ci regala il teatro delle ombre, nato nel II secolo a.C., così come racconta la leggenda. Si narra che, in quel periodo, l’imperatore Wu, non avendo superato la morte della sua dolce amata, avesse promesso una ricompensa a chiunque l’avesse trovata e riportata a casa. Fu così che un sapiente mago del posto decise di ritagliare la siluette dell’imperatrice su pelle di animale per poi  riprodurre l’ombra dietro un panno bianco. Questo fece molto felice l’imperatore e da quel giorno il teatro delle ombre divenne sempre più popolare.

LEGGI ANCHE: Tra realtà e fantasia: leggende e miti portoghesi

Allo stesso modo la Turchia racconta le avventure  del suo eroe avventuriero Karagoz, mentre altri Paesi, come il Myanmar, cominciarono nei secoli ad utilizzare marionette con fili. Gli spettacoli non avevano solo un carattere di intrattenimento bensì, in molti casi, si inserivano all’interno di una dimensione  rituale, di natura quasi religiosa.

Saltellando sul mappamondo ci ritroviamo in Europa. La tradizione dei fantocci trova la sua massima espressione in Italia e, come tutti sappiamo, se non ci fosse stato Goldoni, parte delle maschere che fanno parte della tradizione del carnevale non esisterebbero.

La Commedia dell’arte gioca un ruolo fondamentale per il successo del teatro ambulante di burattini e marionette, di carattere popolare e di satira sociale.

Pulcinella, eroe del popolo, semina discendenti in tutta Europa: Punch e Judy in Inghilterra, Guignol in Francia e molti altri fantocci, contraddistinti  dalle stesse caratteristiche peculiari.

Palermo_Museo_Marionette_2Il Museu da Marioneta, inoltre, contiene una collezione di Pupi siciliani di cui non potevo certo non parlare. Belli, impavidi e pronti a combattere, proprio come in quei romanzi cavallereschi del ciclo di Carlo Magno, i Pupi  sono stati riconosciuti dall’Unesco come opera prima del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità.

Insomma, mica pizza e fichi.

 

 

Dalla Sicilia si fa un salto in Africa e poi in Brasile, tra i Mamulengos del nordest, per poi arrivare, finalmente in Portogallo. L’Alentejo ci regala i Bonecos de Santo Aleixo, protagonisti di spettacoli interattivi e provocatori, spesso accompagnati da chitarra portoghese.

D. Roberto, invece, sembra essere il discendente portoghese del nostro Pulcinella, che si contraddistingue per la sua voce, amplificata e distorta dall’uso di una trombetta inserita all’interno del guanto, elemento che rende ancora più simpatico il personaggio. La marionetta del popolo portoghese, a differenza delle altre, non possiede una fisionomia definita e sarà questa infatti la ragione per la quale la maggior parte dei fantocci portoghesi, nel tempo, prenderà il nome di Roberto.

Il viaggio sta per concludersi ma il Museu da Marioneta non smette di sorprendere.

L’alleanza tra marionetta e tecnologia è inevitabile e la sfida grande. Quale miglior matrimonio se non quello tra marionette e cinema di animazione?

La mano del’uomo continua a dare movimento al nostro personaggio, a comporre scene di vita, immortalate dall’occhio instancabile della macchina fotografica. È quello che succede a Ivan nel film Desassosego, di Lorenzo degli Innocenti, realizzato completamente in stop-motion, o in A Suspeita, di José Miguel Ribeiro, entrambi esempi di come un pupazzo possa sostituire il disegno di animazione conferendo allo stesso volume e realismo.

1-grande

Alla fine di ogni spettacolo le marionette restano li, immobili e disponibili affinché lo sguardo dello spettatore soddisfi le proprie curiosità. E’ in quello stato di calma temporanea che ci si meraviglia e ci si riscopre ancora un po’ bimbi sperduti nell’isola che non c’è.

Le marionette hanno bisogno delle nostre mani, braccia, corpo, delle nostre voci e dei nostri sentimenti per prendere vita, suggerire emozioni, parlare, muoversi e raccontare avventure.  Una vecchia maniera di immedesimarsi, di ritornare al semplice, inventare storie  per poi raccontarle, a noi e agli altri.

Il Museu da Marioneta apre le sue porte a grandi e piccini, dal martedì alla domenica, dalle 10.00  alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00.

Domenica mattina, entrata gratuita per tutti!

Insomma, un’altra meraviglia nel cuore di Lisbona. Non perdetevi lo spettacolo!

Scritto da Maria Grazia Berretta

Vivere Lisbona si allarga. Abbiamo anche una pagina su Facebook, se vuoi partecipare, commentare, chederci info, seguire la vita a Lisbona, clicca qui, metti un bel “Mi Piace” e unisciti al gruppo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.