Rotas e Rituais e la libertà di essere cittadini

“Vivemos num mundo onde impera a cultura do medo sobre a incerteza do futuro, onde a revolta vem crescendo e vive-se em sucessivos desânimos e falta de esperança. Assistimos a mobilizações um pouco por todo o lado e, nas suas mais diversas formas, a indignação sai à rua rejeitando o inevitável, exigindo uma viragem no exercício da democracia. Apesar de prisioneiros nesta sociedade tecnocrata e austera, acreditamos que é possível reinventar o nosso futuro através de uma cidadania mais participativa.

Mas, nesta encruzilhada em que nos encontramos, somos ainda aprendizes no exercício pleno da cidadania, quer pelo número reduzido de cidadãos conscientes da necessidade em praticá-la, quer pelo desconhecimento da sua grandeza e meios para exercê-la de uma forma eficaz. Ao pensarmos que a maior parte dos problemas não nos dizem respeito e que os nossos deveres básicos se limitam a votar ou pagar impostos, estamos a repudiar qualquer envolvimento e participação activa, depositando nas mãos de outros a resolução dos problemas que, directa ou indirectamente, afectam todos.

Cidadania é abrigar a diferença, é preocuparmo-nos com o outro, com o acesso à saúde, com a educação dos jovens, com o futuro das crianças, a indignidade na velhice, a crueldade das guerras e solidariedade com as suas vítimas. Cidadania é lutar pelo bem-estar de todos. Cidadania é inclusão social. É acima de tudo participar, é intervir, agir, individual e colectivamente, pela vida.”



“Viviamo in un mondo dominato dalla cultura della paura per l’incertezza sul futuro, dove la rivolta è in crescita e lo scoraggiamento porta alla disperazione. Assistiamo alle rivolte che si susseguono attorno a noi, nelle sue varie forme, l’indignazione scende in strada respingendo l’inevitabile, chiedendo un cambiamento nel l’esercizio della democrazia. Anche se i prigionieri di questa società tecnocratica e austera, crediamo che sia possibile reinventare il nostro futuro attraverso una cittadinanza più partecipata.

Ma,  davanti a questo bivio in cui ci troviamo, siamo ancora apprendisti nell’esercizio pieno del diritto di cittadinanza, sia per l’esiguo numero di persone consapevoli della necessità di praticarla, sia per l’ignoranza della sua grandezza e dei mezzi per esercitarla in modo efficace. E se pensiamo che la maggior parte dei problemi che vediamo attorno a noi non ci riguardano e che i nostri doveri di base siano solo limitati a votare o pagare le tasse, allora stiamo rinnegando qualsiasi coinvolgimento e partecipazione attiva, depositando nelle mani di altri i nostri diritti per risolvere i problemi che direttamente o indirettamente coinvolgono tutta la comunità.

La cittadinanza significa ospitare la differenza , prendersi cura gli uni degli altri, con l’accesso alle cure sanitarie, l’educazione dei giovani, il futuro dei bambini, il supporto in età avanzata, la crudeltà della guerra e la solidarietà con le vittime. Cittadinanza significa lottare per il benessere di tutti. Cittadinanza è l’inclusione sociale. Cittadinanza, essere cittadini, significa partecipare, intervenire, agire, individualmente e collettivamente, per la vita.”

Quando ho cominciato a scrivere questo post pensavo di cavarmela facilmente. L’idea era quella di scrivere due righe (cosa che farò probabilmente alla fine) su un festival di cinema che comincia domani (non so quando pubblicherò ma il festival comincia il 9 Novembre) sul diritto di cittadinanza, un festival con film internazionali che raccontano piccole storie sul diritto alla vita.

Pensavo di cominciare a scrivere il post con un copia incolla del testo riportato sopra che si trova nella Home Page del sito dell’evento. Il testo è tutto in Portoghese, per fare un lavoretto fatto bene, mi sono avventurato in un’improbabile traduzione (mi scuso con i traduttori professionisti ma io il portoghese non lo so).

Tradurre implica leggere e più che leggere implica capire, capire il significato corretto di tutto il testo altrimenti la traduzione perde senso.

Le righe copiate sopra sono estrapolate da uno dei discorsi del Maggio del ’68, il Maggio Francese.

Mentre leggevo mi venivano in mente diverse cose, riflessioni su eventi contemporanei e sull’importanza del nostro ruolo all’interno della piccola società che ci ospita.

La prima cosa che mi è venuta in mente è una canzone di Gaber che si chiama “La Libertà”.

C’entra “poco” con il concetto di cittadinanza in sé, però per essere cittadini bisogna essere liberi e Libertà, come dice Gaber, non è aver la possibilità di poter far tutto, libertà significa scegliere, mettersi in gioco e partecipare:

“La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.”


Purtroppo invece a volta pensiamo che l’unica cosa che possiamo fare e votare, dopo aver votato il nostro ruolo civile in qualche modo è finito, in fondo ci hanno insegnato così, però questo modo di pensare non è una delega a scatola chiusa? “che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.”


Ma un po’ più seriamente mi sono venuti in mente gli sbarchi di queste settimane in Sicilia e se è giusto o no accogliere e soccorrere i migranti provenienti dal mare. Non mi chiedevo se è giusto o no accoglierli, riflettevo su come li stiamo accogliendo e ovviamente mi riferisco alla parte politica dell’evento, i Siciliani stanno facendo un gran lavoro come sempre.

Riflettevo su queste persone che, costrette oppure no ad un viaggio del genere, vengono (a quanto pare) derubati dei loro averi dai soccorritori durante le operazioni di sbarco. Oppure che si trovano costretti in un centro di accoglienza e con loro, nelle stesse stanze, ci sono gli organizzatori degli sbarchi che hanno stuprato le loro donne e rubato i loro averi per portarli da questa parte del mare. Migranti o non migranti, per scelta o per necessità, innegabile è la loro storia e su questo force dovremmo discutere.

Poi pensavo alla Lega Nord e alla soluzione che auspicano alcuni Italiani per risolvere il problema.

Forse il discorso è un po’ troppo complicato per me e soprattutto per un blog che parla di Lisbona, però ci sono alcune cose che trattiamo troppo superficialmente, pensando che non ci appartengano davvero e che non sia responsabilità nostra. Il “tanto che possiamo farci” è il jolly che ci salva sempre da qualsiasi coinvolgimento reale, forse non possiamo davvero farci nulla, però possiamo non far finta di niente e secondo me non è poco.

Di sicuro un’alternativa possibile al modo che ha l’Italia di affrontare il tema cittadinanza esiste e posti come Lisbona ne sono un esempio.

Rotas e Rituais comincia il 9 Novembre e terminerà il 16 dello stesso mese, tutte le proiezioni saranno al Cinema dei Festival, il Cinema São Jorge in Avenida Liberdade (Metro Blu Avenida) e l’ingresso a tutti i film è gratuito.

Oltre alle proiezioni (verranno proiettati circa due film al giorno), ci saranno dei concerti (€8 per spettacolo) e dei dibattiti sull’importanza e sul diritto di cittadinanza oggi.

Il festival è organizzato dalla Camera Municipal de Lisboa e dall’Egeac

Il sito dell’evento è www.rotaserituais.com, se volete scaricare il programma cliccate qui.

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