Una mostra fotografica…dentro un ospedale psichiatrico

Sembra di entrare dentro un ospedale qualsiasi.

Un viale con una strada chiusa, la sbarra di sicurezza prima di entrare, l’addetto alla sicurezza ci chiede il motivo della nostra visita, padiglioni ospedalieri ovunque, tutto nella norma.

Siamo al Ospedale Miguel Bombarda per vedere una mostra fotografica, l’uomo della sicurezza con molta disponibilità ci spiega la strada, dobbiamo attraversare, da dentro un padiglione, sbucare dalla parte opposta, poi girare a sinistra e siamo arrivati, di sicuro ci saranno altre persone, non possiamo sbagliarci, ci avviamo.

C’è qualcosa che non va…

Sabato pomeriggio, autunno, il sole quasi al tramonto, un freddo incredibile, ma non è questo il problema, c’è qualcosa che non va…

Non c’è nessuno!!!

Ma non nessuno a vedere la mostra, non c’è nessuno da nessuna parte! L’ospedale è gigante ma è vuoto, non ci sono letti, non ci sono sale d’attesa, non si dono infermieri, non ci sono persone, è disabitato.

Proseguiamo seguendo le indicazioni ricevute fino a quando arriviamo davanti ad un padiglione con la scritta sopra la porta: “Padiglione di Sicurezza”, per fortuna c’è gente, siamo arrivati nel posto giusto, c’è anche la mostra.

La struttura che ospita la mostra è il panoptico del Centro di psichiatria dell’ospedale Miguel Bombarda di Lisbona. Qui dentro venivano ricoverati (o forse sarebbe meglio dire richiusi) tutti quei pazienti, con problemi psichiatrici, che venivano ritenuti pericolosi.

“La struttura ha volutamente la forma di un carcere, il panoptico è un tipo di edificio architettonico, ideato alla fine del XVIII, con un solo controllore posto al centro di un edificio circolare. Questa posizione avrebbe consentito al sorvegliante di vedere tutti i prigionieri rinchiusi nelle celle, mentre la posizione delle celle non avrebbe permesso ai prigionieri di vedere il sorvegliante. Di conseguenza, la presenza del sorvegliante diventa superflua: ciò a cui mirava il progetto era che la sorveglianza diventasse virtuale. Per i detenuti sarebbe stato sufficiente sapere di essere osservati per comportarsi come sorvegliati. “il potere doveva essere visibile e inverificabile” (ovviamente ho copiato tutto da internet).”

La struttura è come un grande anello con un prato all’interno, l’anello è separato a spicchi e ogni spicchio è una stanza. Si entra in questo anello e da dentro, tutte le porte sembrano uguali.

La mostra è una collettiva fotografica di fotografi portoghesi,  che affrontano il tema dell’ospedale e in alcuni casi dell’ospedale psichiatrico. Circa 30 fotografi, praticamente uno per ogni stanza che affrontano un tema delicato e complesso, vivibile in mille modi diversi a seconda delle circostanze e delle condizioni.

La mostra è interessantissima, forse la cosa più difficile è riuscire a separare i lavori, si rischia in alcuni casi di fare confusione, ma ci sono tanti lavori interessanti, quello di Paolo Catrica è quello che a me è piaciuto più di tutti.

Di sicuro merita anche il posto, la struttura non è solitamente visitabile, quindi è l’occasione unica per visitare un luogo che solitamente è chiuso al pubblico.

La mostra è aperta da martedì a sabato, dalle 12.00 alle 18.00, l’ingresso è gratuito sempre.


Non ho trovato presentazioni ufficiali su internet, il posto si trova  nel Panóptico dell’ospedale Miguel Bombarda (Rua Dr. Almeida Amaral).

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