NARCOS: Wagner Moura alla prova del padròn Escobar (Italiano)

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Wagner Moura è un attore che meritava un palcoscenico internazionale dopo le ottime prove dei due Tropa de Elite; ad essere onesti, non che il secondo Tropa fosse un filmone…ma non era certo colpa del buon Wagner. Il primo lungometraggio di questa saga aveva tuttavia, tra gli altri, l’innegabile pregio di farci conoscere questo attore brasiliano, dal volto (e dal fisico) caratteristicamente sudamericano, evidentemente incline ad essere utilizzato per migrare sulla cellulosa situazioni e personaggi tratti dalla realtà (o che alla realtà strettamente si rifanno). Ed è proprio grazie alla serie prodotta da Netflix che per l’attore brasiliano si sono aperte le porte del grande pubblico.

Netflix si è presentata all’appuntamento col pubblico italiano con una serie di produzioni di ottima qualità, dal budget più che adeguato e con il coinvolgimento di attori di indubbio valore (non solo Moura ma anche il bravo Favino in “Marco Polo”); sicuramente un ottimo biglietto da visita per un’azienda che sempre più vuole sganciarsi dal ruolo di mero “distributore” d’intrattenimento in formato digitale e che intende assumere un ruolo di primo piano nella produzione di contenuti adatti al grande pubblico, senza rinunciare ad una buona dose di originalità.

Nel complesso il risultato ottenuto con “Narcos” presenta un carattere documentaristico, che fortunatamente non cade nel gioco della facile esaltazione della vita del gangster o dell’uomo di malavita che molto (e forse troppo) spesso si rinviene in prodotti d’intrattenimento analoghi.

354583 Le dieci puntate di cui è composta la prima stagione seguono passo passo le imprese del re del narcotraffico colombiano Pablo Escobar, descritte dalla voce di un narratore esterno ed onnisciente, ruolo conferito ad uno degli agenti della DEA americana che hanno dato la caccia per lunghi anni al criminale colombiano. Proprio l’agente della DEA in parola – interpretato da Boyd Holbrook – è l’unico personaggio che non mi ha convinto…o meglio, stavo per cominciare a cambiare idea, ma la serie si è conclusa proprio sul più bello. Per larga parte del tempo ho avuto l’impressione che gli autori avessero ceduto alla tentazione di presentare su schermo il solito boy scout all’americana, cappellino da baseball in testa, con quell’aria di chi affrontava l’inferno nel quale era stato appena catapultato nello stesso modo col quale andava al luna park al sabato sera a sparare coi piombini. Nelle ultime ore della serie però il cow boy ha rivelato una natura violenta ed un’imprevista sicurezza nei propri mezzi: gli autori hanno probabilmente studiato una crescita della caratterizzazione di questo personaggio diluita nell’arco della storia nella sua interezza.

Ottimamente impostati sono anche i personaggi secondari, circostanza che va a rimarcare la grande perizia nella stesura della sceneggiatura e nella ricerca documentaristica a monte. Rimarchevole (e coraggiosa) la scelta di rendere i dialoghi in spagnolo in lingua originale (con sottotitoli ovviamente!), senza alcun tipo di doppiaggio.

narco_s1_007_h_wide-37e2ebe4e550f0d59194b9936c03cd0b14266d28-s900-c85Che dire… “Narcos” mi ha convinto e coinvolto. E’ la classica serie che ti incuriosisce al punto tale da volerne ancora, che ti fa pensare “quando cavolo arriva la seconda stagione”. La figura di Pablo Escobar tuttavia non è mai mitizzata: il narcotrafficante è rappresentato quasi oggettivamente, le cruente “gesta”, sue e dei suoi sicari, vengono sbattute in faccia allo spettatore e contestualizzate nella realtà attraverso un sapiente inserimento di stralci di immagini e documenti di repertorio. Se è vero che è impossibile non rimanere impressionati (e sorpresi) dall’intelligenza e dalla scaltrezza che padròn Escobar mette in campo nell’ordire e realizzare i suoi piani criminali, tuttavia prevarrà in voi una sensazione di turbamento e sconcerto per la ferocia con cui questo uomo ha sconvolto per anni la quotidianità del suo Paese. E difficilmente riuscirete a mandar giù quella pretesa di onnipotenza che in ogni momento promana dall’Escobar messo in scena da Moura.

By Cimmo Santini

Pubblicato da babelblog

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