Le differenze tra viaggiare e trasferirsi

“Sì, viaggiare evitando le buche più dure, senza per questo cadere nelle tue paure gentilmente senza fumo con amore. Dolcemente viaggiare, rallentare per poi accelerare con un ritmo fluente di vita nel cuore gentilmente senza strappi al motore.”

Quanti di voi utilizzano Battisti come colonna sonora dei propri viaggi all’estero? L’idea del viaggiare raccontata da Lucio è a mio avviso una delle più vicine alla realtà. Quando si passa qualche giorno all’estero si apprezza il meglio del luogo. Non si vedono le “buche più dure”, si vive a ritmi alti per cercare di assorbire quanto più possibile del posto. Quanto però questo viaggiare mordi e fuggi ci fa davvero conoscere l’anima di una città, di un Paese? Emigrare all’estero rimuove quella patina dorata dai nostri occhi e ci fa riscoprire luoghi che pensavamo di conoscere benissimo grazie ai weekend lunghi passati qui con i nostri amici. Iniziamo a vedere anche i lati oscuri di un luogo, ci abituiamo ai ritmi di una cultura che (ancora) non ci appartiene e ci troviamo ad affrontare una realtà ed una forma mentis diversa dalla nostra. Dopo anni di vita all’estero capisci le vere differenze tra un viaggiatore ed un emigrante, i diversi punti di osservazione dei due. Non che uno sia meglio dell’altro, sia chiaro. Cercherò di semplificare in cinque punti un discorso che ovvio non è, un discorso che può dar vita a mille sfumature di pensiero e a milioni di analisi differenti. Ognuno vive la sua vita ed il suo percorso in modo diverso. Questa è – in parte – la mia esperienza.

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Le differenze tra viaggiare e trasferirsi

– Sfide da affrontare

Da turista Berlino è un enorme parco giochi: späti dove comprare birra a poco prezzo ad ogni ora del giorno e della notte, discoteche di ogni tipo, ristoranti etnici di ogni tipo, pub aperti 24/24, enormi parchi dove rilassarsi, i mezzi pubblici che funzionano divinamente rispetto all’Italia. Una volta qui inizia una caccia al tesoro e le mille difficoltà. Bisogna trovare una stanza o un appartamento: impresa pressoché impossibile. Le prime battaglie con la lingua tedesca: “der, die oder das?”. La ricerca di un posto di lavoro. Ma per lavorare serve il codice fiscale. Per avere il codice fiscale serve la registrazione del domicilio. Per registrare il domicilio serve una stanza. Per affittare una stanza servono tre buste paga. Ma senza lavoro non puoi averle. Un cane che si morde la coda…

– Puoi esplorare davvero la città

Quando vieni da turista a Berlino vedi i fondamentali: Alexanderplatz, Porta di Brandeburgo, Potsdamerplatz, Checkpoint Charlie, il Muro. Vieni a vivere qui e scopri luoghi belli ed interessanti come la Zitadelle di Spandau, la Altstadt di Köpenick, il Templehofer Hafen e altri angoli di Berlino che sulle guide turistiche non trovano posto. Da turista ti sfondi di wurst e patate per scoprire la cucina tipica del luogo, una volta qui assaggi le Königsberger Klopse, la Kassler e ogni settimana scopri un ristorante diverso: oggi ramen, domani pierogi, il weekend köfte.

– Conoscere la gente del luogo

I berlinesi esistono. Si nascondono ma esistono. Quando verrete a vivere qui sarà più probabile fare amicizia con spagnoli, turchi, sudamericani, scandinavi, svevi, tedeschi del nord che con berlinesi purosangue. Più tempo passerete in città però e più avrete possibilità di entrare in contatto con la gente del luogo. Da turista l’unico berlinese che incontrerete sarà forse il ragazzo alla reception dell’hotel.

– Apprezzare la cultura altrui e riscoprire la propria

Germania ed Italia. Così vicine e così diverse, ma non sempre. Lo shock culturale per chi viene a vivere qui senza un minimo di preparazione è grande. Noi italiani abbiamo spesso difficoltà con la raccolta differenziata, con la cucina locale (patate e peperoni crudi ovunque), con la cena alle 18:30, con il silenzio innaturale delle domeniche. Tutte cose che invece inizierete ad amare con il passare del tempo. Così come l’amore dei tedeschi per i “krimi”, per la pallamano, per le passeggiate nel verde, per i raggi di sole da godersi in balcone (per chi ce l’ha) quando fuori fa -10. C’è chi ha più difficoltà ad “integrarsi”, chi meno. Resta il fatto che dopo aver cercato di far propria la cultura del luogo, si inizia ad riscoprire la propria sotto una luce diversa. Un ritorno di fiamma un po’ nostalgico che con occhio distante ti fa vedere tutto il bello dell’essere italiano, scevro da tutte le brutture che ti han spinto a lasciare il Belpaese. E quando torni in Italia, ti godi quei piccoli gesti che facevano parte del tuo quotidiano fino a qualche anno fa.

– Dare il giusto valore agli affetti

All’inizio sono tutti amiconi. “Ti vengo a trovare sicuro!”. Poi con il passare del tempo i contatti si affievoliscono. Meno messaggi di wazzapp, meno tag su Facebook, meno telefonate via skype. La vita va avanti e le distanze non aiutano a mantenere saldi i rapporti. Ed è così che senti sempre meno i tuoi amici. Le esperienze diverse iniziano a costruire un muro difficile da buttare giù. In compenso hai nuovi amici con cui condividere il tuo nuovo percorso, le tue nuove scoperte, le tue nuove passioni. I contatti con gli amici del passato restano, le distanze aiutano solo a sfoltire l’agenda. Un “effetto collaterale” dell’emigrazione a cui non si può sfuggire.

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