Quando gli italiani producevano birra per i nazisti

La birra è la bevanda nazionale dei tedeschi. Anche durante la Seconda Guerra Mondiale la “bevanda del popolo” continuava a rinfrescare le giornate della popolazione, provata dal conflitto. Si potrebbe pensare che la guerra avesse fermato o per lo meno rallentato la produzione di birra in Germania, al contrario la produzione nel periodo bellico aumentò. E non per le richieste delle taverne, dei ristoranti o degli eck-kneipe, ma per rifornire i soldati della Wehrmacht al fronte. Eppure i birrifici tedeschi non potevano certo rallegrarsi della situazione, con i loro uomini migliori mandati essi stessi a combattere in Russia, in Africa, in Francia. L’industria brassicola era composta principalmente da uomini, uomini chiamati al sacrificio in battaglia.

Berliner baerenquell-brauerei von sueden 2013.jpg
Von Arche-foto, Burkhart Rüchel - Eigenes Werk, CC BY-SA 3.0, Link

Come fu possibile quindi aumentare la produzione di birra durante la Seconda Guerra Mondiale se i lavoratori andavano al fronte? Si fece ricorso ai lavori forzati. Per soddisfare l’immensa richiesta dell’industria brassicola, a migliaia furono presi dai campi di prigionia ed impiegati nell’industria. Dalla raccolta di cereali e luppoli alla produzione di bottiglie, dal confezionamento alla distribuzione, sempre più prigionieri si trovarono a lavorare per soddisfare la sete dei soldati. Molti dei prigionieri impiegati in questo progetto erano proprio italiani. Internati Militari Italiani, ovvero i soldati catturati, rastrellati e deportati dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Molti nostri connazionali si trovarono a lavorare per due birrifici di Berlino: Engelhardt ad Alt-Stralau e Schultheiss a Prenzlauer Berg (nell’odierna Kulturbrauerei). Engelhardt, storico birrificio di Charlottenburg, era di proprietà di un imprenditore ebreo. Nel 1934 l’azienda fu espropriata ed “arianizzata”. A Stralau si trovava l’impianto di imbottigliamento, dove i soldati italiani venivano impiegati ai lavori forzati. Nello stabilimento della Schultheiss gli italiani arrivarono appunto solo dopo l’armistizio del 1943 e dividevano il lavoro con prigionieri francesi e polacchi. Orari di lavoro stremanti e alla sera un semplice posto letto nelle baracche costruite nel cortile del birrificio.

Schultheiss-Brauerei 2011 ubt.JPG
Von © 2011 by Tomasz Sienicki [user: tsca, mail: tomasz.sienicki at gmail.com] - Photograph by Tomasz Sienicki (Eigenes Werk), CC BY 3.0, Link

Ad oggi è difficile stimare quanti degli 8 milioni di lavoratori forzati furono impiegati dal Reich nella produzione di birra. Sicuro è che la pratica non era comune solo a Berlino. Anche il birrificio Sternburg di Lipsia fece largo uso di prigionieri ai lavori forzati per mantenere costante la propria produzione.

Per scoprire più su questa e altre storie sui prigionieri di guerra costretti ai lavori forzati durante il nazismo, una mostra permanente e gratuita è a vostra disposizione. La trovate nel quartiere di Schöneweide, a Britzer Straße 5. Maggiori info sul sito ufficiale: https://www.ns-zwangsarbeit.de

Se l’articolo ti è piaciuto metti “mi piace” alla nostra Pagina Facebook e condividilo con i tuoi amici! Trovi Berlino Caput Mundi anche su Instagram.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.