La janara

Una delle credenze più inquietanti e antiche, oltreché diffusissima anche ai nostri giorni, è quella delle famose Janare. La parola è antica e proviene da Dianara, cioè sacerdotessa di Diana.
La Janara, nell’immaginario popolare delle genti dei borghi è una specie di strega che di notte entrava nelle stalle a rubare asini o cavalli (o altri animali), riportandoli, all’alba, sfiancati, su-dati e con le criniere intrecciate all’inverosimile.
La janara poteva entrare nelle case facendosi vento e passando sotto le finestre. Secondo una credenza antica, se una famiglia sospettava di essere visitata di notte da una janara poteva scoprirla apostrofandola durante la notte con la frase magica:

“Janà vie’ pe’ sale” (ossia “Janara vieni per sale”)

Al mattino, irresistibilmente, la donna che di notte era la janara si sarebbe presentata per chiedere il sale.
Un’altra possibilità per scoprire una janara è quella di mettere una scopa dietro la porta della Chiesa durante la Messa della notte di Natale. Al termine della funzione, mentre tutti potevano liberamente tornarsene a casa, la janara restava intrappolata a contare i fili della scopa.
Per difendersi dalle visite notturne delle janare si poteva mettere dietro alle finestre e alle porte una scopa in modo che la janara impegnata a contare i fili per tutta la notte non avesse il tempo di entrare e di mattino con le luci dell’alba dovesse tornarsene a casa.
La janara, prima di morire doveva sopportare una lunga e dolorosa agonia: la sofferenza dura-va fino a che non avesse trovato una persona disposta ad accettare l’eredità della sua arte
.

Pubblicato da borghicastelli

Giulio D. Broccoli