Di bimbi piscioni e leggende: il Manneken Pis di Bruxelles

Ieri parlavamo delle nuove uniformi della Stib…e del Manneken Pis come modello eccezionale.

Leggi anche” Cambio d’abito ufficiale, per la Stib a Bruxelles!”

Mi sono resa conto, però, che da quando scrivo qui l’ho citato un’infinità di volte…ma non ho mai raccontato la sua storia.

Dal XIV secolo il Manneken Pis rappresenta uno dei simboli più conosciuti di Bruxelles. In bruxellois,  Manneken Pis significa “ragazzetto che fa pipì. Ed è effettivamente di questo, che si tratta: un bambino, irriverentemente nudo, che fa pipì nella fontana poco sotto.

Piccolo uomo, ego gigantesco

Prima di arrivare qui, molti si aspettano un signor monumento.

(credits: WEB)

Poi…una delusione quasi pari a quella che si potrebbe provare davanti alla Sirenetta di Copenaghen: ci si rende conto che l’ometto è una statuina di appena una cinquantina di centimetri, piazzata in un angolo tra gli edifici nel cuore storico della Capitale (è vicina alla Grand Place) e protetta da un’inferriata.

(credits: WEB)

Tanto rumore per nulla? A questo “piscioncino” che si beffa del pubblico con la tipica zwanze” bruxelloise siamo comunque affezionati, e di sicuro un po’ di storia ce l’ha.

(credits: WEB)

Un po’ di storia

Il Manneken Pis “originale”, quello scolpito nel 1388 (anno di nascita, diciamo) era in pietra. 
Da allora, però, cercarono di rubarlo più volte, e un ex galeotto ci era pure riuscito: fu così sulla fontana si collocò, nel 1619, una copia in bronzo realizzata da Jérôme Duquesnoy.

Successivamente ci hanno riprovato e, tra un furto e l’altro, oggi non si sa più con certezza se la statuina sia  quella che realizzò Jérôme Duquesnoy o se si tratti di un’altra copia.
Vicino alla Grand Place vi è anche una versione femminile molto meno famosa, Jeanneke Pis, mentre in zona Dansaert (rue de Chartreux) c’è il cane, lo Zinneke Pis.
Ma questa è un’altra storia.

Nel corso dei secoli si sono diffuse varie leggende sul Manneken Pis; le più celebri sono tre.

A tutta birra e fuoco alle polveri

Tutto inizia quando un bambino accompagna suo padre in una taverna. All’epoca non si andava troppo per il sottile, per cui l’alcool non era proibito ai minori: la tradizione, addirittura, voleva che ai bambini venisse fatta tranquillamente assaggiare la gueuze (birra locale) in un bicchiere piccolo (una “gueuzette“). Se il padre si tracannava una birra dopo l’altra, a volte i figli non erano da meno…e tutti conoscono gli effetti della birra sulla vescica. Il bimbo uscì in strada per “alleggerirsi”, e decise di appartarsi proprio in cima ai bastioni della città. Proprio in quel momento –toh che caso- arrivavano gli Spagnoli,  venuti a conquistare Bruxelles, e davano fuoco alle polveri. Il ragazzino coraggioso non ci pensò due volte e…psst….spense letteralmente “di getto” lo stoppino di una bomba. Per rendere immortale l’eroico salvataggio…indovinate  un po’ quale statua venne eretta.


Caro nemico, ti schifo

Si narra che nel mezzo del conflitto con i Malinois, durante la  battaglia di Ransbeke, Godefroy de Brabant -un ragazzino che accompagnava suo padre- sentì un bisogno impellente. Uscì dal lettino (che, pare, era appeso ad un albero) e se ne andò a fare pipì proprio di fronte all’accampamento nemico. Il tutto venne interpretato come un atto di coraggio, che rassicurò il morale delle truppe di Bruxelles: per ricordare “l’eroe” gli fecero un monumento ad hoc.  

Strega comanda dolor

C’era una volta una strega malvagia, che abitava in centro e che spaventava tutti i passanti. Le persone facevano una deviazione per evitare di incrociarla passando davanti a casa sua, ed i più piccoli si nascondevano non appena la vedevano. Ma se scappa, scappaun giorno un bambino –forse addirittura il figlio di un nobile- di passaggio con una processione non ce la faceva più, e si fermo a fare pipì proprio contro la porta di casa della strega. La megera uscì di casa proprio quando il malcapitato aveva ormai finito, e, imbufalita per l’oltraggio, gli lanciò un sortilegio: il bimbo venne trasformato in statua e costretto ad urinare per secoli e secoli.  

L’abito non fa il monaco, ma il Manneken Pis…

Nel 1698 un Governatore regalò a Manneken Pis il suo primo vestito, una semplice tunica. 
Fu il primo di una lunga serie, e lanciò una vera e propria tradizione: ogni Capo di Stato in visita a Bruxelles ha rifatto il look all’ometto piscione.
Il ragazzino ha ormai un guardaroba più fornito di quello di Carrie Bradshaw:  all’oggi conta oltre 800 mises. Nel Musée de la Ville (Maison du Roi), si può ammirare la collezione completa (e in continua evoluzione) di vestiti del giovane eroe, siano essi costumi regionali in scala ridotta o  capi ad hoc, come quello da torero, da pompiere, da medico, da Elvis… oltre ad una copia della statuetta , realizzata nel 1630 da Jacques Van den Broeck.
Generalmente, il Manneken Pis viene vestito di tutto punto per 130 giorni l’anno, con alcune ricorrenze fisse: il 25 aprile indossa il costume di Spirou, il 27 aprile veste i panni di Nelson Mandela, a inizio maggio la maglia gialla del Tour de France.
Unico neo, non se li sceglie da solo.

Il Manneken Pis in alcune delle sue mises (credits: WEB)

Qualche chicca per bearvi ulteriormente

Non facciamoci mancare la “belgata”: è solo da un mese, ovvero dai primi di aprile 2019, che l’acqua va in ricircolo. Giuro, in una città tanto attenta a sostenibilità ed ecologia…prima si sprecava proprio uno dei beni più preziosi a ritmo di 1500 litri al giorno . Il «ma io pensavo che…» del tecnico di Bruxelles è la ciliegina sulla torta.

C’è però da ricordare che non sempre si è sprecato: per le occasioni speciali il getto d’acqua è sostituito da “liquidi più conviviali”! Se già nel 1890, durante i due giorni di festa cittadina, il nostro eroe benediva le folle vino e lambic, ancor oggi per alcune celebrazioni annuali (tipo la Saint-Verhaegen …) alcune associazioni folcloristiche di Bruxelles hanno mantenuto la tradizione di offrire da bere facendosi servire birra direttamente da lui.

Copie conformi o meno

Dal XX secolo circolano, sia in Belgio sia all’estero, molte copie ed imitazioni del Manneken-Pis. Una distinzione è doverosa tra le copie “ufficiali”, offerte dalla città di Bruxelles (ne troviamo a Colmar, ad Osaka, a Monaco, a Londra, a Broxeele, a Benalmadena, ed a Nagoya), e le imitazioni realizzate privatamente dai fan del nostro amico.

Dalla vicina di Coxyde…

Per esempio, nel 1923 fu collocata una statua a Coxyde. La base portava l’iscrizione « Le nouveau bourgeois de Coxyde ». In seguito ad una modifica catastale, la statuetta si ritrovò a troneggiare nel giardino di una vicina, che non gradì e lo sostituì con una statuetta della Vergine Maria. Nel 2008, l’Ordine degli Amici di Manneken-Pis ne ha offerto una nuova copia, che è stata posta non lontano dal luogo di origine.

Al caffé (ex)omonimo

Nel 1924, la vecchia Tipografia Winance-Laurent, sulla Grand-Place di Binche, divenne il café “Manneken-Pis” (attualmente “Le Diapason”). Per l’occasione, l’edificio venne decorato con una copia della statua del monnellaccio di Bruxelles,  che là è rimasto.  

e l’invidia fa miracoli

Nel 1928, la città di Braine-l’Alleud se ne fece una apposta: sistemò una fontana con statua, e la chiamò –ogni riferimento è puramente casuale?- “El gamin qui piche”.

siamo pure fuori

Uscendo dal Belgio, ne troviamo un po’ ovunque: dal Giappone (una copia a Tokyo nella stazione di Hamamatsucho, un’altra a Kobe), in Spagna (a Llançà –  Girona), almeno cinque in Francia, negli Stati Uniti (a parte la scontatissima Las Vegas, ce n’è una in Louisiana), ed in Ecuador. I Belgi avevano anche esportato il Manneken-Pis nel Congo belga, poiché ne esisteva uno a Kinshasa (Leopoldville all’epoca) e Luluabourg.

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