Preistoria, civiltà autoctone, Magna Graecia, Roma.

“I cilentani appartengono alla loro terra come le piante che su questa terra germogliano, e delle piante condividono la sorte e i comportamenti (…). Speriamo che non cambino mai d’abitudine e rimangano essi stessi appartenenti alla terra, piuttosto che la terra a loro”.

Zenone di Elea

 

Il Cilento è terra antichissima, da sempre crocevia di popoli e culture: per la sua posizione geografica di centro del Mediterraneo, la sua conformazione orografica, la fertilità delle sue terre, fin dalla sua comparsa su questo pianeta l’uomo ha trovato rifugio nel Cilento, lasciandone segno.

La storia che ne è derivata è per forza di cose ricchissima, sterminate le tracce ancora visibili del passato di una terra abitata praticamente da tutti i popoli che hanno fatto la storia d’Europa negli ultimi millenni. Camminarvi è come compiere un viaggio nel tempo, un excursus dai primordi a oggi, mentre intorno lo spazio, i luoghi in cui queste storie sono accadute, sono scenario unico di quella sinergia continua con l’uomo che ha fatto del Cilento un paesaggio vivente.

Non esiste nessun altro luogo, al mondo, che abbia un patrimonio insieme naturalistico, archeologico, storico, artistico, ambientale, gastronomico, come quello del Cilento, con la stessa quantità, qualità, eccellenza e varietà concentrata in uno spazio così ridotto.

Il mondo è bellissimo e vastissimo e merita di essere visto tutto, da cima a fondo, ma tutte queste caratteristiche messe insieme con queste proporzioni, altrove, semplicemente non si trovano. Si possono vedere miliardi di cose belle, ovunque, ma chi vuole vedere tracce di ogni epoca dalla Preistoria al XXI secolo in 25 habitat naturali differenti, concentrati nel raggio di pochi chilometri quadrati, deve vedere il Cilento.

I paesaggi selvaggi e bellissimi di questo bastione che si protende in mare, i suoi piccoli borghi, piccoli punti nel verde, sono lì da sempre, silenziosi e nascosti, a dare riparo all’umanità da quando è apparsa. E tra quel silenzio e quella tranquillità, ciò che appare oggi è un museo a cielo aperto.   

In successione temporale, marcano inizio a questo “racconto in più parti” I siti del Paleolitico, inestimabili testimonianze della comparsa dell’uomo su questo pianeta (di cui si parla anche in questo post).

Il Cilento fu frequentato senza interruzioni dal Paleolitico (500.000 anni fa) fino al rame e al bronzo, molto probabilmente per il carattere carsico delle sue grotte e la protezione che potevano perciò naturalmente offrire, sia nella linea di costa, sia nell’interno, verso il Vallo di Diano; questa particolare condizione geografica favorì quindi lo stanziamento dell’uomo: lo testimoniano i numerosi reperti litici rinvenuti a Marina Di Camerota, Palinuro, Capaccio, Castelcivita, Pertosa.

In alcuni casi, abitati di epoche molto successive hanno radici che si perdono in epoca preistorica: è il caso di Altavilla Silentina. Come si evince chiaramente dal nome, la sua fondazione avvenne in epoca normanna: Hauteville, cioè Altavilla (dal nome della città francese da cui proveniva) era infatti la famiglia di Roberto il Guiscardo, colui che scacciò i Longobardi, nell’XI sec. ed unì l’Italia meridionale. Ma alla confluenza dei fiumi Sele e Calore, nel territorio di Altavilla non lontano dalle Gole del Calore, di per sé un monumento naturale, è stata ritrovata una tomba dipinta del VII sec. a.C., e nei suoi corredi un vaso attribuito al celebre “pittore di Altavilla”, uno dei ceramografi più noti del tempo con il greco Assteas, oggi conservato al Museo archeologico provinciale di Salerno.    

A queste antiche civiltà risalgono i culti della pietra, dell’acqua e degli alberi ancora presenti nei riti religiosi tradizionali, anche se in maniera completamente differente, in quanto risultanti di episodi di sincretismo religioso, di cui il Cilento è zeppo.

Costa del Cilento (fotografia di Gisella Forte)
Costa del Cilento (fotografia di Gisella Forte)

Dopo il Neolitico, il Cilento è abitato da Civiltà autoctone, che erano in contatto sia con le civiltà appenniniche che con quelle nuragiche, egee e mediterranee, contatti possibili in virtù della geografia del Cilento, snodo naturale tra monti e mare.

Questa posizione di cerniera infatti, decisiva lungo tutto il corso della storia del Cilento, favorì fin da subito la nascita di una cultura propria, che fondendo ciò che aveva intorno (popoli del mare e dell’Appennino, ossia culture delle Lipari, del Tavoliere, di Serra D’Alto), creò un qualcosa di completamente inedito: la Cultura del Gaudo, cultura “di mezzo” tra l’Asia e l’Africa, e tra Osci,Bruzi, Lucani ed Enotri del sud e Villanoviani del nord, questi ultimi arrivati tra il IX e l’VIII sec. a.C. dall’attuale Emilia – Romagna (Villanova di Castenaso è infatti un comune del bolognese) ed insediatisi nelle zone di Pontecagnano, Capodifiume e nel Vallo di Diano, soprattutto a Sala Consilina.

È bello notare che così come la flora e la fauna del Cilento sono peculiari perché limite nord di tutte le specie del sud e allo stesso tempo limite sud di tutte le specie del nord, anche i suoi abitanti sono peculiari per le stesse, identiche ragioni. Da sempre, punto d’incontro. Zenone aveva ed ha ragione.

Al IX sec. a.C. risalgono alcuni insediamenti ai piedi del Monte Calpazio, nella zona delle sette sorgenti di Capodifiume, nel territorio di Capaccio, dove dall’acqua affiorano una colonna e alcune rovine, non lontano da un santuario, databile al IV sec. a.C., di successiva impronta greca e dedicato ad una divinità, probabilmente Persefone – tanto importante nei Misteri Eleusini, che questa terra conobbe bene.

Senz’altro in questa fase la più importante popolazione autoctona era costituita dai Lucani, per secoli stanziati in queste zone: Vallo della Lucania, Atena Lucana portano nel nome questa storia. Nelle loro scorribande tra Calabria e Golfo di Taranto, avevano nel Cilento il loro territorio chiave, in quanto sulla direttrice delle principali rotte di comunicazione. La loro potenza li portò in conflitto con le colonie greche prima e con Roma poi, in questo caso, però, con alterne sorti: essi infatti occuparono la greca Poseidonia, facendone Paistom, poi Paestum quando i Romani gliela conquistarono, tennero un’altalenante posizione durante le guerre sannitiche, alternando alleanze con i Sanniti e con Romani, divennero socii di Roma con le guerre pirriche ma si allearono con Annibale durante le guerre puniche, fino a chiedere infine, nel 90 a.C., la cittadinanza romana.

Lucano era anche l’antico popolo italico degli Ursentini. Stanziati, come racconta Plinio il Vecchio, tra i Vulcentini di Buccino (antica Volcei) e i Numestrani, hanno lasciato segno anche nella toponomastica: Torre Orsaia è infatti un comune del Parco del Cilento che deve il suo nome a questa popolazione, anche se, come Altavilla Silentina, fu fondato dai Normanni nell’XI sec. in una zona che però ancora si chiamava Terra Turris Ursajae. La vicina Castelruggero, frazione di Torre Orsaia, è sorta nello stesso periodo nel luogo dell’accampamento di Ruggero II il Normanno: Castra Roggerii da cui appunto il nome. Ursentino è ancora oggi il gentilizio degli abitanti di questo comune.

Dal VI sec. a.C., comincia per il Cilento una straordinaria fioritura: alle culture autoctone che già battevano moneta, si aggiunse come accennato la cultura greca e poi quella romana. La sintesi perfetta di quest’incontro si può vedere e toccare, perché si è fatta pietra in due siti archeologici di eccezionale potenza, valenza e soprattutto bellezza: Paestum e Velia.

Incredibile dovette apparire ai Greci, gente di terra stretta tra mare e montagna, quella che oggi chiamiamo, grazie a loro e alla cultura che portarono, la Piana degli Dei: la Piana di Paestum.

Secondo il mito furono gli Argonauti, secondo la storia furono i Greci Sibariti quelli che eressero questa splendida città, con templi secondi solo all’Acropoli di Atene per stato di conservazione, e monumenti unici, come La Tomba del Tuffatore, unico esempio ritrovato al mondo di affresco di epoca greca, città che molti secoli dopo rimase insabbiata, palude tra fiume e mare, costringendo gli abitanti a rifugiarsi alla sorgente del fiume, Caput Aquae che diede il nome all’abitato, poi importante a partire dal Medioevo, di Capaccio.

Templi di Paestum (fotografia di Gisella Forte)
Templi di Paestum (fotografia di Gisella Forte)

Scriverà Ungaretti a proposito dei templi di Paestum: “Circondandoli di febbre, seminando per tante miglia all’ingiro la paura, il tempo ha difeso per noi dalla morte il miracolo della loro forza. Che vediamo crescere, dominare, farsi arida, tremenda, disumana, e farsi pura idea via via che ci avviciniamo.”

Magnifica città greca che continuò a splendere anche in epoca romana, destino di doppia grandezza condiviso con la vicina Velia, già stata Hyele e poi Elea per i Greci, città natale di Parmenide e del suo discepolo Zenone.

Di fronte al mare di Velia sorse una scuola filosofica, la Scuola Eleatica, la cui potenza di pensiero costituisce un pilastro del sapere. E oltre alla filosofia, la medicina: Velia è stata un fulcro ineludibile nella costruzione di quel concetto che va dietro al nome di Occidente. Platone e Aristotele ne furono influenzati, così come, secoli dopo, lo sarà la Scuola medica salernitana, prima istituzione medica d’Europa, per certi versi discendente diretta della Scuola Eleatica.

E come per Poseidonia/Paestum, anche Elea/Velia, una volta in epoca romana, continuò a splendere: con Roma, Velia trattenne rapporti commerciali, politici, culturali, senza perdere la sua autonomia, ma anzi diventando anche apprezzata meta di soggiorno.

Grazie al clima mite e alla sua ricchezza, la città ospitò notevoli personalità romane, tra cui Cicerone (che amava tantissimo Velia per la bellezza delle sue coste e per la sua classe politica “illuminata”), Paolo Emilio e Orazio.

Come la greca, anche l’epoca romana fu per il Cilento un’epoca di grande fioritura. Tutta la costa, da Paestum a Sapri, era un fiorire di villae rustiche romane e vici, villaggi. Molte ve ne erano anche lungo i fiumi e le vie di comunicazione, ed erano paragonabili alle moderne fabbriche o industrie, per volume di produzione di ogni genere di prodotto agricolo e per livello di trasformazione delle manifatture: olio, vino, frutta, ortaggi, carni, fiori, tessuti, lana, legno, laterizi e molto, molto altro ancora… In epoca romana il Cilento andava di moda tra gli aristocratici, perché qui si producevano infinite ricchezze.

E molto di ciò che allora si produceva si produce ancora, peraltro con metodi non molto dissimili, e ancora oggi rappresenta una ricchezza molto, molto preziosa.

Pubblicato da cilentofortravellers

Dietro questo blog si nasconde la penna di Gisella Forte, scrittrice freelance, blogger per passione, "viaggiatrice d'occidente" con casa, amici e piante su varie sponde del Mediterraneo, cilentana doc innamorata ovunque delle sue radici e dei tramonti sul suo mare. Parlare di Cilento è atto dettato dalla volontà di divulgare, far conoscere, far fruire un territorio bellissimo e ancora quasi "sconosciuto".

2 Risposte a “Preistoria, civiltà autoctone, Magna Graecia, Roma.”

  1. …come ogni vero amore che si rispetti! Grazie, con tutto il cuore!

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