Gli struffoli, Demetra e i Pitagorici.

“Quanto a lui (Pitagora), alcuni sostengono che si contentasse di consumare solo un po’ di miele, o del favo, ovvero del pane, e che nel corso della giornata non toccasse vino; come  companatico si cibava perlopiù di verdure cotte e crude e solo raramente di pesci…”

Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VIII

I coloni greci che arrivarono lungo le coste del Cilento oltre due millenni e mezzo fa trovarono un territorio e un clima molto simile alla madrepatria. Le tradizioni alimentari che si svilupparono presentano quindi molte similitudini con “l’originale greco”.

Come magnificamente illustrato nel bellissimo libro “La cucina del Cilento” del professor Raffaele Riccio (fonte principale cui quest’articolo attinge a piene mani, se ne consiglia vivamente la lettura), le città greche del Cilento, Paestum e Velia su tutte, ricrearono un modello di alimentazione basato sull’uso degli stessi prodotti tipici della tradizione greca. Ma non solo.

La Dieta del Cilento affonda le sue antichissime origini in due tradizioni religiose e filosofiche che pongono estremo riguardo a forme di purificazione rituale connesse con l’alimentazione: il pitagorismo e il culto della dea Demetra, praticato sul modello dei Misteri Eleusini.

In esse, particolare importanza assumevano le cerimonie di purificazione e la prescrizione di regole alimentari molto precise, che arrivavano quasi a rappresentare, come ben scrive il professor Riccio, dei veri e propri tabù gastronomici.

I culti e i modelli votivi delle città magno greche del Cilento erano in strettissima relazione con l’alimentazione: il vino, il miele, il pane, il formaggio, citati da Senofane di Colofone che ad Elea visse e gettò le basi di quella che diventerà la Scuola Eleatica, ancora oggi consumati e prodotti nel Cilento con certificazioni di eccellenza riconosciute dai vari marchi DOP, DOC, IGP, erano nell’antichità gli alimenti cardine dei banchetti rituali.

Quella che oggi chiamiamo Dieta mediterranea, che per la sua importanza ha ricevuto dall’UNESCO il riconoscimento di Patrimonio immateriale dell’Umanità, ha nel Cilento una delle sue radici più antiche e più ricche, strettamente legata, appunto, a queste lontanissime origini intrise di pitagorismo e culti misterici.

Infatti, gli stessi alimenti citati da Senofane, il ridottissimo consumo di carne, compensato dall’abbondanza di certi legumi, la presenza massiccia di miele, latte, orzo, frumento, sono ancora oggi la base della dieta cilentana, dieta che da oltre un paio di millenni fonde le proprie regole alimentari con regole religiose: la scarsa presenza di carne è infatti un retaggio del pitagorismo diffusissimo in tutta la zona, così come la sacralità di orzo e frumento sono retaggio dei culti a Demetra, dea delle messi, che si celebravano in tutto il Cilento antico e che hanno lasciato tracce importantissime ed evidenti, non solo nell’alimentazione, ma anche in innumerevoli episodi di sincretismo religioso.

Le tradizioni di oggi sono quindi la derivazione diretta di queste tradizioni antichissime, sopravvissute in maniera incredibilmente pura in quest’angolo di mondo, forse in virtù dell’isolamento, geografico ma anche culturale, che il Cilento ha conosciuto per secoli: isolamento che è valso la conservazione praticamente intatta della natura, del paesaggio, delle vestigia storiche e, last but not least, della gastronomia.

Il cibo come simbolo sacro assume valenza ancora più profonda se si considera che, come visto in un precedente post, dalle migliori famiglie di Velia venivano inviate a Roma sacerdotesse per il culto di Demetra.

Il culto per la dea protettrice dei raccolti e del grano continua, seppur in maniera irriconoscibile, ancora oggi. Visto il periodo, con il Natale alle porte, è il caso di citare ad esempio uno dei più antichi.

Tra i dolci tipici natalizi del Cilento, un posto d’onore è occupato dagli struffoli. Comuni un po’ in tutta la gastronomia campana, conservano nella ricetta cilentana la loro origine più autentica: oltre al miele, vengono infatti guarniti con scorze d’arance e limoni tritate, noci e nocciole – alimenti già presenti in epoca greca, e non con i confettini colorati tipici della ricetta napoletana, evidentemente aggiunta di molto successiva alla tradizione originale.

La relazione tra questo ormai famosissimo dolce natalizio e i culti di origine greca è strettissima. A parte la stessa origine del nome (“struffolo” viene infatti dal greco “strongoulos”, che significa “di forma tondeggiante”), è proprio la forma ad avere un valore simbolico riconducibile a quest’antica simbologia sacrale: le palline di pasta tondeggianti ricordano i semi, come il grano e l’orzo, semi che per tornare a nuova vita devono essere interrati, e che per questo rappresentano il cibo dei morti.

La concezione del seme, esaltato nei Misteri Eleusini per il suo significato di rigenerazione e di rappresentazione del mondo dei defunti, è “trasposta” nelle palline di pasta fritte, la cui forma circolare, simile ai semi, è simbolo della ciclicità del tempo che sempre ritorna, del ciclo vitale, delle stagioni.

Una volta fritti, agli struffoli si aggiunge il miele, alimento strettamente legato, come visto, al pitagorismo e ai culti di Demetra.

Ecco quindi che permane nella gastronomia il culto delle offerte votive agli antenati e alla divinità della terra, che antropologicamente assume il significato di richiesta di protezione per i nuovi cicli delle stagioni e i nuovi raccolti attraverso l’offerta di cibo.

La tradizione – riportata anche da Roberto De Simone nel suo libro Il presepe popolare napoletanovuole poi che gli struffoli si lascino sulla tavola apparecchiata nella notte di Natale: i “semi di pasta” addolciti dal miele sono il cibo dei vivi e dei morti di ogni famiglia, l’offerta votiva ai propri antenati che, anche se non più presenti, “restano” non solo nel cuore di coloro che li hanno amati, ma fisicamente a tavola con loro, con un posto d’onore.

Cibo che nutre il corpo, ma anche l’anima: nel Cilento, è così da più di 2500 anni.

Gli struffoli
Gli struffoli

 

Pubblicato da cilentofortravellers

Dietro questo blog si nasconde la penna di Gisella Forte, scrittrice freelance, blogger per passione, "viaggiatrice d'occidente" con casa, amici e piante su varie sponde del Mediterraneo, cilentana doc innamorata ovunque delle sue radici e dei tramonti sul suo mare. Parlare di Cilento è atto dettato dalla volontà di divulgare, far conoscere, far fruire un territorio bellissimo e ancora quasi "sconosciuto".

2 Risposte a “Gli struffoli, Demetra e i Pitagorici.”

  1. Bellissimo sito e bellissimo Blog !!
    Oltre alla cultura di chi scrive .. dai testi traspare la forza di chi coltiva una passione infinita per la propria terra che é il pilastro principale per una accoglienza vera .. “antica” .. ma tale da essere l’ingrediente segreto per un turismo “moderno”, attento, rispettoso e curioso di luoghi, persone e tradizioni, distante anni luce dal turismo di massa “mordi e fuggi”.

    Grande Gisella !!

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