Italiani che si imbarcano su voli low cost con poche centinaia di euro in tasca per cercare lavoro, e si ritrovano a dover vendere le fedi nunziali per acquistare i biglietti e tornare in patria con la coda tra le gambe. Accade anche questo. Se dal 2012 ad oggi centomila italiani si sono trasferiti all’estero, il doppio ci ha provato ed è tornato a casa dopo qualche mese, ed il quintuplo sta pensando di fare il grande passo ed emigrare!
Da quando mi sono trasferito a Tenerife, anzi per dirla tutta, da quando frequento su Facebook i gruppi dedicati agli expat ed a chi ha intenzione di emigrare, molte volte mi sono imbattuto in storie di disagio riguardanti connazionali che si sono trasferiti sull’Isola (o anche in altre nazioni) con un budget troppo ristretto, confidando di trovare lavoro velocemente, (cosa ormai assai difficile, specialmente per chi non possiede specializzazioni) o in alcuni casi di aprire un’attività ed iniziare a guadagnare sin da subito, mentre invece le cose sono andate diversamente. C’è da dire che molte persone sottovalutano le spese necessarie per stabilirsi, i vari imprevisti, spese, spesine e spesuccie.
Ho saputo di connazionali che si sono ritrovati a dormire in spiaggia, altri che hanno passato dei mesi senza luce in casa, altri ancora che sono riusciti a superare momenti di difficoltà grazie alla generosità (e talvolta all’ospitalità) di connazionali che vivono e si sono integrati nell’isola.
Con le dovute eccezioni, poiché ci sono anche connazionali che “ce l’hanno fatta” ad integrarsi nell’isola, o che erano benestanti già prima della partenza dall’Italia, e sull’Isleta hanno raggiunto una posizione lavorativa tranquilla e consolidata, la condizione economica degli italiani che si trasferiscono a Tenerife, o che almeno ci provano, è mediamente molto bassa. Non ci sono dati statistici disponibili, ma sicuramente il reddito pro-capite degli italiani che cercano fortuna all’estero (non solo alle Canarie) è generalmente medio-basso. Sicuramente inferiore di almeno un buon 20-30% alla media nazionale degli italiani residenti in Italia. Tra chi espatria la percentuale di persone che ha cartelle esattoriali pendenti è molto alta.
Pochi giorni fa, passeggiando mi sono trovato dinnanzi ad un negozio che ritira, pagando in contanti, oro, argenteria e preziosi. Esattamente come quelli che sono spuntati come funghi in Italia con l’inasprirsi della crisi.
Ebbene, non parlando ancora spagnolo, ho chiesto al mio compagno di passeggiata di chiedere informazioni su quanto avrebbe pagato per una collanina di 10 grammi d’oro. Non che dovessi venderla, ma in questo modo abbiamo attaccato bottone. E l’uomo è apparso ben disposto al dialogo. Dopo averlo ringraziato, gli ho domandato se avesse molti clienti italiani. E lui ha risposto, lapidario, che negli ultimi anni e persino mesi, il numero degli italiani che si rivolgono a lui è aumentato. E ora rappresentano una discreta fetta dei clienti.
Ne è nata una interessante conversazione di una decina di minuti, sulla povertà a Tenerife (dove più del 30% dei residenti sono disoccupati, e molti vivono di assistenzialismo) e della Comunità italiana. Gli ho chiesto cosa ne pensasse degli italiani, se giudica male la comunità italiana, e molto tranquillamente il tipo, che non ha mostrato nessun pregiudizio verso gli italiani (forse perché era brutto dircelo?) mi ha colpito con una risposta: “molti italiani credono di trovare l’America alle Canarie, ma non è così“. Una frase che mi ha fatto pensare immediatamente a quando noi, riferendoci ai migranti che scappano dall’Africa, pensiamo la stessa cosa.
Ed in effetti, un migrante che sbarca a Lampedusa, ed un giovane italiano che si imbarca con un volo low cost e 500€ in tasca per cercare lavoro all’estero, hanno più punti in comune di quanti vogliamo credere. Entrambi cercano fortuna lontano dalle loro terre. Entrambi sperano di trovare un lavoro ed iniziare una nuova vita. Entrambi sognano di fare chissà quale “fortuna”. Entrambi, molto spesso rimangono delusi. Uno possiede una nazionalità che permette la libera circolazione, l’altro invece no.
Tornando all’esercente del “compro oro”, ci ha raccontato alcuni casi che lo hanno colpito molto. Tra questi, quello di una coppia di italiani che voleva vendere le fedi nuziali ed un altro anello d’oro per ricavare i soldi necessari per acquistare i biglietti per tornare in Italia. Dopo diverse notti passate a dormire in spiaggia, poiché acquistare i biglietti di un volo imminente, costa molto più caro. Per ricavare più soldi possibile dalla vendita, dopo una estenuante trattativa con l’esercente per negoziare la valutazione degli anelli, gli hanno proposto, insistentemente, di ritirare anche un orologio di scarso valore, e altri oggetti che nessun “compro oro” avrebbe mai accettato. Dopodiché gli hanno chiesto, con tono supplichevole, se era disposto a concedergli un prestito, che si impegnavano a rimborsare immediatamente, al loro rientro in Italia. Scene di disperazione. Scene di ordinario degrado dovute all’imperizia di chi emigrare come gli “avventurieri” dei film americani, zaino in spalla ed una disponibilità economica limitatissima che non permette di stabilirsi, ma rende necessario iniziare a lavorare immediatamente, cosa che ormai è molto difficile, salvo colpi di fortuna, o persone eccezionalmente qualificate in determinati ambiti.
Trasferirsi a Tenerife è eccezionalmente conveniente per talune categorie di persone, imprenditori e pensionati in primis, mentre per chi vuole operare nel commercio diventa una scommessa, e per i molti che cercano un lavoro dipendente, è sempre più dura.
Se dovete emigrare, per ritrovarvi a svendere i vostri affetti ad un “compro oro” per comprare il biglietto aereo per tornare a casa, restate in Italia. Evitate di gettare via anche quei pochi soldi. Attualmente a Tenerife non è facile trovare un lavoro, la concorrenza è agguerritissima, per ogni posto di lavoro si presentano 100 candidati.
In ogni caso, se avviene questo, è grazie alla disperazione e alla totale mancanza di prospettive di moltissimi giovani italiani, che in patria ormai hanno smesso persino di cercarlo, un lavoro. E vedono nell’espatriare l’unica soluzione per tornare a vivere e riprendersi la loro dignità. E la cosa drammatica, è che forse hanno ragione. E la disperazione, la voglia di ricominciare, è talmente forte che talvolta è difficile restare ancorati alla razionalità. “Ho mille euro in tasca, io ci provo, se va male torno a casa“. Ho sentito di persone partite persino con molto meno.
E da qui, si arriva alle truffe ai connazionali, gli affitti non pagati, lo spaccio di droga, e altre attività che mettono in cattiva luce la comunità italiana…
Più leggo i tuoi articoli e più mi stupisco di come ci possano essere davvero italiani che emigrano a Tenerife per rifarsi una vita. Del resto sempre Spagna è, giusto? Se anche gli spagnoli se ve vanno da lì (ho due colleghi di lavoro proprio di Tenerife), perché mai dovrebbe esserci posto per emigranti italiani lì? Parlassimo di Scandinavia, Germania o comunque paesi ricchi capirei pure, ma le scene che descrivi tu confermano il mio pensiero. Quanta tristezza!
MI SCUSI SE CORREGGO LA SUA FRASE
“In ogni caso, se avviene questo, è grazie alla disperazione e alla totale mancanza di prospettive di moltissimi giovani italiani, che in patria ormai hanno smesso persino di cercarlo, un lavoro ”
LA REALTA’ E’ UN PO’ DIVERSA :
La totale mancanza di prospettive non riguarda i giovani italiani ….. bensì quelli da 40 ANNI IN SU , io ne ho quasi 50 e conosco molto bene il mercato del lavoro e quello che offre almeno nella mia regione la Toscana ….. i GIOVANI … si parla sempre ed esclusivamente di GIOVANI … ne parla Renzi , Mattarella , Il Papa , Fabio fazio ecc e cc. … I nostri cari GIOVANI se rientrano ancora in età di apprendistato ovvero sotto i 30 anni anche se non sanno fare niente le aziende li cercano come il pane perchè ormai tutti quelli che assumono apprendisti hanno sgravi di ogni tipo incentivi , premi , e chi più ne ha più ne metta .
Parliamoci chiaro … abbiamo avuto tutti 20 anni e l’ultima delle cose a cui uno a 20 anni pensa è …….. A LAVORARE !!! prima vengono le ragazze lo scooter , le bevute con gli amici . le canne . le pippe ecc ecc ecc ecc ecc
poi dopo qualche anno di bevute bravate litigate patenti sospese , condanne varie per comportamenti un po sopra le righe e sopratutto dopo che tuo padre ti toglie le chiavi di casa e ti mette alla porta dicendoti ORA ARRANGIATI solo in quel momento si accende il cervello dai fumi della birra e dei cocktail e si comincia a pensare che forse è UTILE / NECESSARIO trovarsi un lavoretto per campare .
bene che tu sappia leggere o no che tu sappia l’ inglese o no che tu sia sveglio o no ci sono centinaia di aziende che ti aspettano per insegnarti qualcosa che serve per un lavoro , basta appunto essere GIOVANI APPRENDISTI .
signori prendete un qualsiasi giornale di annunci di lavoro di qualsiasi posto d’ italia e leggerete decine centinaia di annunci ” SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PER GIOVANI ” .
Riepilogando quelli che hanno perso ogni speranza non sono i giovani che scappano a Tenerife con 500e in tasca … quelli a casa ci potranno anche tornare e magari ritentare da un altra parte o al nostro paesello … quelli DAVVERO SENZA SPERANZA che arrivano alle canarie sono i 40 enni che in Italia ormai non vuole più nessuno e credono che alle canarie sia meglio .
purtroppo tutto il mondo è paese …. alle canarie non è meglio che in italia per un dipendente come non lo è la germania o la gran bretagna o l’ australia , in realtà quelli che ce l’ hanno fatta a tenerife ….. SONO PARTITI 20 anni fa quando non c’ era tutta questa crisi , ora appunto gli unici che stanno bene sono i pensionati … gli imprenditori anche se sono davvero bravi però …. e sempre che imparino spagnolo e inglese ….. a santa cruz non si parla bergamasco o bolognese che mi risulti !!!!
Bellissimo cimento complimenti
Bene! In tal caso, mi domando proprio dove stanno le schiave del sesso italiane all’estero!
Altro che schiavitù del sesso diffusa!
Scandinavia???? Lascia perdere ,un disastro. Abito stabilmente a Stoccolma e vedo una marea di italiani che vengono qui presi dalla disperazione,con in testa il mito della Svezia anni 70 total welfare, stipendi da 5000€ al mese e la figa che ti salta addosso perche sei italGliano. Gente che senza conoscere il posto,cultura e usanze si improvvisano pizzaioli solo perche italiani ,dove i veri ristoratori italiani con esperienza hanno fallito.. Poi si ritrovano con 2-300 mila € in meno in tasca, il 60% di tasse,una concorrenza araba micidiale e per guadagnare 2000€ al mese devono sfornare 2000 pizze al mese,,considerando che con 5€ mangi una “pizza” da vomito,perche gli svedesi non mangiano la pizza italiana,non piace.