Anche i commercianti se ne vanno
Una realtà di cui invece nessuno parla sono quei commercianti che chiudono in Italia per riaprire altrove. Solo nel 2018 hanno chiuso i battenti oltre 20mila negozi, e anche i dati diffusi nel luglio 2019 sono poco confortanti. Ogni giorno abbassano la saracinesca definitivamente dalle 14 alle 20 attività. La concorrenza dei centri commerciali, quella di siti come Amazon e le tasse elevatissime hanno condannato a morte numerose attività commerciali che fino a qualche lustro fa facevano floridi affari. La situazione è tragica, e lo stato anziché aiutare la categoria continua ad aumentare le tasse e fare nuovi balzelli burocratici.
Un numero sempre maggiore di commercianti sta chiudendo in Italia per riaprire all’estero. Sopratutto nel settore della ristorazione, dove Italia è sinonimo di qualità. Buona parte dei locali gestiti da italiani a Tenerife fanno parte di questa categoria. Ma il fenomeno non riguarda solo Tenerife e le Canarie, ma anche paesi come Germania, Olanda, Inghilterra e persino oltreoceano. E per ogni commerciante che fa il grande passo, ce ne sono almeno cinque che “vorrebbero emigrare ma non possono”, per stare dietro agli anziani genitori, per aiutare i figli con i nipoti o per altri motivi. O semplicemente per mancanza di coraggio: perché trasferirsi in un’altra nazione non è cosa da tutti. Richiede una buona dose di coraggio e intraprendenza.
Siamo tornati ad essere un popolo di migranti
Numeri alla mano, il fenomeno degli italiani che espatriano ha raggiunto tali proporzioni che dobbiamo constatare come l’Italia sia tornata ad essere una nazione di migranti. Un trend che non accenna a diminuire e che ovviamente produce danni all’economia e alla società italiana, che perde laureati, imprenditori e negozianti e importa bassa manovalanza proveniente dai paesi più poveri del mondo.
Lo sfogo di un negoziante pubblicato sulle reti sociali e divenuto virale nei giorni scorsi