La ricercatrice zittisce la Giannini: “L’Italia non ci ha voluto, non si vanti dei nostri successi”

I ricercatori italiani continuano ad ottenere grandi successi: peccato che li ottengano all’estero, visto che l’Italia li costringe ad emigrare, per poter fare il loro lavoro. La famosa “fuga dei cervelli“, un fenomeno di cui si parla da molti anni, ma che nessun governo ha provato ad arginare. Le nostre “giovani promesse” della scienza in patria sono relegate al perenne precariato, con stipendi da fame e scarsità di risorse. E spesso si vedono passare avanti il raccomandato di turno, in barba alla meritocrazia. 

Solo pochi mesi fa sulle colonne di questo blog avevamo raccontato il caso di due medici italiani che stanno ottenendo grandi riconoscimenti all’estero, nella fattispecie negli Stati Uniti ed in Inghilterra.

I nostri ricercatori sono tra quelli che hanno ottenuto un numero maggiore di borse di studio; siamo terzi, insieme alla Francia. E probabilmente se questi ragazzi ottenessero il giusto supporto, saremmo i primi della classe. 

La Ministra Giannini ha pensato bene di dare risalto alla notizia, come se in questo risultato il governo avesse un ruolo attivo. E questo ha suscitato la reazione di una giovane ricercatrice premiata, che vive e lavora in Olanda, che ha affidato a Facebook il suo sfogo, ottenendo grande risalto, al punto che la notizia è finita sulla stampa nazionale.

Lo sfogo della ricercatrice:

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Il post sui ricercatori della Ministra Giannini:

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di seguito alcuni stralci dell’articolo di Filippo Femia su La Stampa:

La ricercatrice gela la Giannini: “L’Italia non ci ha voluto, non si vanti dei nostri successi”

Lo sfogo di una studiosa che ha vinto una borsa da due milioni: svilupperò il mio progetto in Olanda. Nel nostro Paese non esiste meritocrazia

«Cara ministra, la prego di non vantarsi dei miei risultati». Inizia così il duro messaggio di Roberta D’Alessandro, ricercatrice italiana che vive e lavora in Olanda, a Stefania Giannini. Un autentico sfogo su Facebook indirizzato alla ministra dell’Istruzione, che aveva esultato per il successo degli italiani al prestigioso bando – da oltre mezzo miliardo – dell’European Research Council.

I MILIONI PERSI

Trenta nostri ricercatori (su 302) hanno vinto fino a due milioni di “borsa” a testa. Siamo al terzo posto dietro Inghilterra e Germania, «un’ottima notizia per la ricerca italiana» come evidenziava sui social la ministra. «Ma quei successi non sono affatto italiani e non deve appropriarsene», ha replicato Roberta D’Alessandro. Un vero e proprio atto d’accusa al sistema dell’istruzione italico. Un autentico autogol per la ministra, che i social hanno subito amplificato.

“L’ITALIA NON CI HA VOLUTO”

Guardando i dati, infatti, c’è poco da esultare. Come riferisce Uninews24,soltanto 13 ricercatori resteranno in Italia a sviluppare i loro progetti. La maggior parte di loro lo farà all’estero. Cervelli in fuga per scelta o necessità, che da tempo hanno lasciato il nostro Paese per altri lidi, dove la ricerca è più valorizzata. «La mia borsa e quella del collega Francesco Berto sono olandesi, non italiane. L’Italia non ci ha voluto, preferendoci, nei vari concorsi, persone che nella lista degli assegnatari dei fondi ERC non compaiono, né compariranno mai», continua Roberta D’Alessandro.

LO SFOGO AL VETRIOLO

Nel suo j’accuse la ricercatrice si toglie più di un sassolino dalla scarpa, denunciando come la meritocrazia, in ambito accademico, non è tenuta in gran conto in Italia: «Vada a chiedere alla vincitrice del concorso per linguistica informatica al Politecnico di Milano (con dottorato in estetica, mentre io lavoravo in Microsoft), quante grant ha ottenuto. Vada a chiedere alle due vincitrici del concorso in linguistica inglese, senza dottorato, alla Statale di Milano, quanti fondi hanno ottenuto. Vada a chiedere alla vincitrice del concorso di linguistica inglese, specializzata in tedesco, che vinceva il concorso all’Aquila (mentre io lo vincevo a Cambridge, la settimana dopo) quanti fondi ha ottenuto». Ma, ora, Roberta si è presa una bella rivincita.  (da lastampa.it)

Lo stato italiano non fa niente per agevolare la carriera dei nostri ricercatori, un settore dove trasferirsi all’estero ormai sta diventando una regola. Lo stato italiano spende decine di migliaia di euro per l’istruzione e la formazione di giovani scienziati che una volta terminato il percorso di studi, si recheranno all’estero. Un vero e proprio autogoal.

Anziché vantarsi dei risultati, la Ministra Giannini farebbe bene a muoversi per frenare questo fenomeno, che rappresenta una pesante perdita per lo stato e la società italiana.

Diario di Tenerife

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