“Caro Alessandro, se in questi giorni sei libero, mi farebbe piacere vederci per un caffè così ci salutiamo. Ho deciso di tornare in Italia; ho trovato un biglietto Ryanair a 59 euro per Bologna per il 29 luglio e l’ho già prenotato. Mi sono rotto le pa**e di non trovare casa, me ne vado. Ti ringrazio per l’aiuto e i consigli che mi hai dato in questo periodo.”
Questo è il messaggio che ho trovato nella posta di Facebook martedì scorso. Così si conclude l’avventura di Mattia, un giovane connazionale che aveva intenzione di trascorrere “qualche mese o qualche anno” a Tenerife. Dopo appena 50 giorni ha deciso di tornare a casa. Raccontiamo la sua storia perché è utile per comprendere il contesto attuale.
Mattia, trentenne romagnolo, è sbarcato a Tenerife a maggio con tanti buoni propositi e la determinazione di trascorrere un periodo della sua vita sull’isola. Era consapevole delle difficoltà nel trovare un alloggio, ma forse ha sottovalutato il problema, o è stato sfortunato, o forse entrambe le cose.
Insieme al volo di sola andata, aveva prenotato un posto letto in un ostello per due settimane, una soluzione abbastanza economica che avrebbe dovuto dargli il tempo di trovare un alloggio definitivo.
Sin da subito, si è attivato per ottenere il NIE e cercare un lavoro, e si è iscritto a un corso di spagnolo per migliorare la conoscenza della lingua, della quale aveva già le basi. Si è mosso anche per trovare una casa o una stanza in un appartamento condiviso, ma senza successo.
“Inizialmente volevo trovare un mini appartamento, ma poco dopo ho capito che avrei dovuto accontentarmi di una stanza. Non sono riuscito nemmeno a trovare quella, a parte una cattiva esperienza,” racconta Mattia. “Per quanto riguarda le case in affitto, ce ne sono poche e sono carissime. Richiedono garanzie assurde, e poi quando capiscono che sei appena arrivato e non hai una situazione stabile, non ti richiamano più oppure chiedono garanzie impossibili.”
Ha cercato dunque di affittare una stanza, passando le giornate tra annunci, email e telefonate. “Per una camera da letto in un appartamento condiviso mi hanno chiesto fino a 800 euro al mese, roba da non credere”. Poi sembrava esserci una svolta: ha trovato una camera da letto a El Fraile, ma il sogno è durato poco.
“Ho trovato una stanza a El Fraile per 550 euro al mese, spese comprese, ma dopo tre giorni ho deciso di andarmene, anzi, di scappare, e ho dovuto anche discutere duramente per farmi restituire la caparra e almeno una parte del mese che avevo pagato”.
“Ho visto subito che l’appartamento era vecchio e male arredato, ma ero disposto ad adattarmi, magari temporaneamente cercando qualcosa di meglio. Ma quando ho visitato l’appartamento per valutarlo non mi ero accorto che, oltre all’altro inquilino, avrei dovuto convivere anche con gli scarafaggi,” racconta disgustato. “Arrivo a casa con la mia valigia. Pago il mese e la caparra. Mi accomodo in camera e, dopo pochi minuti, vedo uno scarafaggio arrampicarsi su una parete. Lo tolgo e spero che sia un caso, ma poi ne vedo altri in bagno e in cucina. Un’angoscia indescrivibile.”
Mattia ha deciso di parlarne con il proprietario, ma questo, “che spargeva fiumi di spray rendendo l’aria irrespirabile,” gli ha detto che a Tenerife le cucarachas sono molto comuni, minimizzando il problema dicendo che “qualcuna entra sempre”. Nei giorni successivi, Mattia ha trovato scarafaggi ovunque, persino nel cassetto delle posate in cucina. “Ho deciso che non potevo restare ulteriormente, e dopo un duro scontro con il proprietario, che ha trattenuto 200 euro per avermi ospitato tre giorni, me ne sono andato”.
Mattia è tornato all’ostello, che per fortuna aveva ancora posto. Lì è rimasto fino al giorno in cui è salito sull’aereo per tornare a casa. Nel frattempo, ha iniziato a lavorare in un’impresa edile. Lavorando anche il sabato mattina, avrebbe potuto guadagnare 1.600 euro al mese, ma il problema della casa lo ha esasperato al punto da decidere di mollare tutto e tornare in Italia.
“L’ostello è carino e pulito, ma resta un ostello. Pagare 30 euro al giorno per dormire in una camerata è insostenibile a lungo termine. Non hai privacy, e pur usando i tappi per le orecchie, la notte mi sveglio diverse volte e non riesco a riposare. Il lavoro è stancante, e tutto questo mi ha provocato stress. Volevo stare a Tenerife per migliorare la mia vita e mi sono ritrovato ancora più stressato, stanco, nervoso. Per questo ho gettato la spugna”.
“Andare al lavoro nella zona di Costa Adeje in autobus è scomodo, aumenta lo stress. Devo uscire di casa un’ora e mezza prima e torno un’ora e mezza dopo l’orario di lavoro. Non ne valeva la pena.”
Da qui la decisione di comprare il biglietto aereo e licenziarsi dal lavoro, nel quale era ancora nel periodo di prova.
“Questi ultimi giorni prima di partire li farò da turista. La mia avventura canaria finisce qui. Resta un gran rammarico perché il posto mi piace, avrei tanto voluto restarci un periodo, ma il gioco non valeva la candela. Torno in Italia e magari dopo l’estate valuterò un’altra destinazione, ho già delle idee in merito”.
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