Lo sfogo di Antonio: “Mare e clima non bastano, sono venuto via da Tenerife perché…”

La storia di Viviana, giovane connazionale che presto rientrerà in Italia a causa del caro affitti, che abbiamo raccontato nei giorni scorsi, ha suscitato un putiferio di commenti sulla nostra pagina Facebook, dove molte persone hanno espresso il loro punto di vista in merito al racconto e alla situazione di Tenerife.

Tra i tanti intervenuti, c’è Antonio, che, dopo aver letto l’articolo, ci ha scritto sulla pagina spiegandoci che lui e la sua compagna hanno lasciato Tenerife un anno fa per gli stessi motivi. Antonio ci ha segnalato un annuncio, pubblicato su un gruppo Facebook da un agente immobiliare, che propone in affitto un piccolo appartamento in località El Fraile per 1.100€ al mese, un costo esorbitante per una delle zone considerate tra le più degradate del sud di Tenerife.

Oggi vi raccontiamo la storia di Antonio e della fidanzata, che come Viviana, hanno lasciato Tenerife a causa del caro affitti, troppo elevati in rapporto agli stipendi.

Iniziamo con una presentazione

“Mi chiamo Antonio, provengo dalla provincia di Salerno, ho 34 anni e ho vissuto a Tenerife insieme alla mia compagna da novembre 2017 fino all’aprile 2024, per poi tornare in Italia, dove ci troviamo ancora, anche se tra poco ci trasferiremo in Svizzera. Come la ragazza che avete intervistato, siamo rientrati a causa del costo degli affitti esorbitante.”

Ti vuoi trasferire in Svizzera? Anche lì gli affitti sono molto cari…

“Sì, è vero, ma gli stipendi sono proporzionati. A Tenerife invece la proporzione non c’è più: questo è il problema.

Parlaci della vostra esperienza a Tenerife

“Siamo arrivati nel 2017 e gli affitti non erano cari come quelli di oggi. Pagavamo 600 euro per una casa con due camere da letto a Cabo Blanco, a pochi minuti da Los Cristianos. Tra me e la mia compagna, in casa entravano 2.500 euro al mese e si viveva molto bene. Avevamo due macchine, si andava a cena fuori, avevamo qualche soldo da spendere per divertirci e riuscivamo anche a mettere da parte qualcosa.”

Che lavoro facevate?

“Io lavoravo come piastrellista per un’azienda edile specializzata in grandi ristrutturazioni e costruzioni. Portavo a casa 1.500 euro al mese, anche 1.800 quando capitavano gli straordinari. Caterina, invece, lavorava in un negozio di escursioni: faceva dalle nove di mattina alle due di pomeriggio, dal lunedì al sabato, e guadagnava intorno ai mille euro. Si stava bene e si era soddisfatti della nuova vita a Tenerife.

In quel periodo volevamo comprare casa, ma ci serviva un capitale iniziale che non avevamo. E, nel tempo in cui abbiamo cercato di mettere da parte qualche soldo, ci siamo ritrovati con i prezzi raddoppiati e senza più possibilità di acquistare un’abitazione.”

Avete vissuto tutto il tempo a Cabo Blanco?

“Sì, il primo contratto ce lo hanno fatto per un anno, poi lo hanno rinnovato per cinque. Il primo era di 600 e quello di larga stagione di 650; comunque, ci stavamo dentro.”

E poi cosa è accaduto?

“Quando mancavano alcuni mesi alla scadenza, ci hanno mandato la disdetta del contratto, scritta da un avvocato e inviata tramite raccomandata. Il proprietario poi ci disse che avrebbe affittato a 1200. Allora ci siamo mossi per trovare qualcosa a meno e sono iniziati i problemi. Non si trovava nulla di decente. Per esempio, andammo a vedere un appartamento alla Camella, senza finestra in camera e nel bagno, con solo la porta del balcone in sala per aerare la casa, e volevano 800. Non ci piacque e continuammo a cercare, anche se a posteriori si giudica facilmente, forse avremmo dovuto prenderlo. Inizialmente si cercava con un budget massimo di 800 euro, ma non si trovò nulla.

Alla fine dopo due mesi di ricerca abbiamo preso un appartamento nella zona di Arico Viejo a 750 euro al mese. Il prezzo non era altissimo, ma la casa era vecchia e piuttosto isolata. Ogni giorno, per andare a Los Cristianos, la mia compagna doveva percorrere 70 km tra andata e ritorno, mentre io anche di più, perché lavoravo quasi sempre nella zona che va da Costa Adeje Playa San Juan e, a volte, anche a Los Gigantes. Ore di viaggio, spese di benzina e code snervanti in autostrada: la situazione iniziò a diventare pesante. Ma non è questo il problema, i sacrifici puoi anche farli se vedi che vale la pena, ma capimmo appunto che non valeva la pena.”

Questo vi ha fatto desistere?

“Mettici anche che il costo della vita è aumentato molto più degli stipendi. Non si riusciva più a risparmiare nulla e dovevamo vivere in modo morigerato, perché quando toccavano spese improvvise come il cambio gomme o l’assicurazione, bisognava intaccare i risparmi. La ragazza che hai intervistato ha ragione quando dice che vivendo così non ci sono prospettive. Eravamo riusciti a risparmiare per comprare casa con il mutuo, ma quei risparmi non bastavano più per dare l’entrata della casa essendo aumentati i prezzi, e se non riesci a risparmiare nemmeno, vivi senza futuro. Io ho 34 anni, la mia compagna ne ha 30, vorremmo fare un figlio, sposarci, fare casa: tutto è diventato impossibile.”

Hai ragione, ma credi che in Italia o altrove la situazione sia diversa? Perché a me sembra che ovunque sia peggiorata…

“Si è peggiorato anche in Italia, forse ovunque; è diventata difficile la situazione, ma un piastrellista come me in Svizzera prende anche 6000 franchi al mese. Se anche l’affitto sono 2000 franchi, rappresentano solo un terzo dello stipendio; a Tenerife i conti non tornavano più.”

Hai già trovato lavoro in Svizzera?

“Sì, sto lavorando, ma attualmente sono frontaliere, cioè vivo nei pressi di Como e ogni giorno vado in Svizzera a lavorare come pendolare. La situazione è un po’ complicata e preferisco non parlarne troppo, ma confido di diventare residente in Svizzera entro qualche mese e di portare lì anche la mia fidanzata. Il clima non è come quello di Tenerife, l’ambiente è meno vacanziero e più deprimente, ma ho delle prospettive: vedo la luce in fondo al tunnel, mentre a Tenerife vedevo tutto nero, senza alcuna luce in fondo al tunnel. Mi capisci?”

Sei venuto via da Tenerife con l’idea di andare in Svizzera dunque, e non per tornare in Italia?

Sono venuto via da Tenerife con la idea di andare a lavorare in Svizzera come pendolare per una azienda italiana, ma con la prospettiva di trasferirmi in Svizzera in un secondo momento ed è quello che sto facendo. Si tratta di qualcosa che ho cercato perché comunque non mi sentivo bene a Tenerife in quella situazione. Poi ci sono questioni che preferisco non affrontare, perdonami, ma credo di avere detto tutto quello che c’era da dire.

A Tenerife la manodopera specializzata edile è molto richiesta, le aziende non trovano, a causa della mancanza di alloggi. Chi sa fare questo mestiere può trovare in altri posti con stipendio migliore. Nel mio lavoro si passano molte ore in ginocchio, è fatica, e vedere andare quasi tutto in affitto è brutto. Quando ho detto che me ne andavo mi hanno proposto di alzare lo stipendio a 2000€ ma ormai era tardi, mi ero già organizzato, dovevano pensarci prima di portarmi al limite”.

Ti capisco perfettamente, Antonio. Di sei anni a Tenerife, cosa ti è rimasto?

“Tanta delusione, tristezza; penso di aver perso tempo. Mi sono divertito, sono stato bene, ma come Pinocchio nel paese dei balocchi, poi vedi gli anni che passano e non ho combinato nulla. Se fossi andato subito in Svizzera… ma comunque è stata un’esperienza, te l’ho detto, a giudicare dopo le cose, siamo tutti bravi.”

Anche tu provi rabbia?

“No, rabbia no, ma delusione tanta. Un paese dove chi possiede una casa da mettere in affitto vive sulle spalle di chi lavora per campare è un paese ingiusto. A Tenerife vanno oltre la legittima pretesa, vogliono tutto il tuo sudore. si prendono la tua vita. Ci vorrebbero delle regole e delle tutele. Tanti dicono che servono tutele per i proprietari di casa, ma ce ne vorrebbero anche per i giovani e le famiglie. La ragazza che hai intervistato ha detto tutto quello che andava detto, dieci minuti di applausi. Concordo con lei al 1000%, confermo ed evito di ripetere quello che ha detto.”

Dunque, un po’ di rabbia c’è…

“Forse sì, cosa ti devo dire: io non ce l’ho con nessuno. Se avessi anche io una casa da affittare a caro prezzo, lo farei – non sono ipocrita. Ma lo Stato dovrebbe mettere dei limiti e delle tutele, e non lasciare che la gente cada in rovina, mangiandole il futuro e la vita. La casa serve per vivere, per avere un tetto a tutti, non per essere speculata. A te non dà fastidio un sistema così? Comprare casa va bene se il sacrificio è ragionevole, ma ora è diventato un miraggio per tanta gente come me, come quella ragazza… e tanta gente intanto dorme nelle cuevas… bella roba.”

Non posso che darti ragione. Preferisco non sconfinare in questioni politiche, ma sono d’accordo con te e ti do voce, come darei voce anche a chi la pensa diversamente. Ultima domanda e chiudiamo: cosa consigli a chi vuole trasferirsi a Tenerife?

“Guarda, copia la risposta della ragazza e mettila anche come risposta mia: se siete giovani e avete un anno da spendere per fare un’esperienza di vita e vi piace Tenerife, prendete una camera in una casa condivisa e fate la vostra esperienza. Se invece avete progetti di vita, come costruire una famiglia, è meglio stare alla larga, a meno che non siate ricchi di famiglia. Per chi ha i soldi, Tenerife è il bengodi. Non fatevi ammaliare dal mare e dal clima, la vita non è una vacanza, passano gli anni e vi ritrovate con un pugno di mosche in mano. Ha senso? ”

Diario Tenerife

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