Riconoscere “zona franca” la Sardegna potrebbe salvare le sorti dell’Italia…

Rendere “zona franca” la Sardegna: un paio d’anni fa l’ipotesi fu caldeggiata fortemente, trovando sponde in Regione Sardegna e l’appoggio di centinaia di sindaci. Sembrava quasi che si “potesse fare”, ma come tipico nell’ex belpaese, ben presto è finito tutto nel “dimenticatoio”, e nessuno ne parla più. Un vero peccato!

Mi è tornata in mente la questione, pensando a quanti investimenti stranieri sta attirando Tenerife ed in generale tutte le Isole Canarie, grazie alla fiscalità vantaggiosa e agli incentivi per chi crea posti di lavoro e fa girare l’economia delle isole. E tra questi, ci sono molti italiani…

Ho fatto una breve ricerca su Google, e mi sono imbattuto in un articolo del sito zonafrancasardegna.com, datato 15 Giugno, che giustamente domanda: 
Che fine hanno fatto i sindaci che hanno deliberato per la zona franca?

Domanda da un milione di dollari…

Come quasi sempre accade, in Italia, quando nasce un’iniziativa valida e questa genera consensi e pubblicità, tutti i politicanti cercano di farla propria, la cavalcano fino a quando l’onda mediatica non si esaurisce, dopodiché, appena viene meno l’attenzione pubblica e mediatica, gettano i buoni propositi nell’immondizia, per dedicarsi a nuovi argomenti di propaganda.

La “zona franca” avrebbe fatto un gran bene, sia all’isola che all’economia di tutto il paese: tuttavia a sostenere l’idea, furono quasi esclusivamente i sardi, e nemmeno in massa, mentre nel resto del paese in pochi capirono l’importanza che ciò avrebbe potuto avere per la collettività. Ma noi italiani siamo così: se qualcuno ipotizza di rendere “zona franca” una regione, anziché sostenerlo, lo avversiamo, oppure come i bambini, chiediamo di godere dello stesso “privilegio”, e mandiamo tutto in vacca. Siamo gelosi del “vicino”, senza capire che alcune volte la fortuna del vicino è la nostra fortuna. Inoltre la Sardegna è svantaggiata davvero, essendo un’isola.

Le Isole Canarie godono di numerosi vantaggi e di un governo dotato di un certo grado di autonomie, perché sono un’area repressa e svantaggiata, essendo distante dal resto del continente. Se la distanza della Sardegna dalla terra ferma è notevolmente minore, a livello economico la Sardegna non se la passa bene, sopratutto in un periodo in cui anche le poche aziende che si erano insediate nell’isola iniziano a vacillare.

La Sardegna ha un indice di disoccupazione e un PIL pro-capite inferiore alla media nazionale italiana, proprio come le Canarie nel contesto spagnolo. Solo che la Sardegna è abbandonata a se stessa, mentre le Canarie, fortunatamente, no.

E’ noto che molte industrie controllate dalle multinazionali hanno abbandonato l’Italia, trasferendosi nel “sud del mondo”. Negli ultimi anni il fenomeno però ha iniziato a riguardare anche le piccole-medie imprese: proprio ieri, per esempio, Il Giornale raccontava il caso di un imprenditore che ha spostato la propria azienda in Austria, per sopravvivere.

L’Austria certamente non è un “paradiso fiscale”, ne di una nazione con una imposizione particolarmente bassa, ma rispetto all’oppressione fiscale italica, è un altro mondo. E consente a chi vuole lavorare e produrre, di farlo. A rendere appetibile l’Austria inoltre, c’è la vicinanza: cosa che riguarda anche la Slovenia, altra meta dove sono state trasferite imprese italiane.

Un’altra meta sempre più interessante per gli imprenditori che vogliono delocalizzare restando nell’ambito Europeo, è l’Albania, con la pressione fiscale al 15% e un costo del lavoro tra i più bassi in Europa. Portare le merci in Italia dal paese delle aquile inoltre è molto facile e comodo, disponendo di collegamenti marittimi veloci ed economici che collegano Durazzo alle coste italiane. Attualmente l’Albania NON fa parte dell’UE: tuttavia il paese ha acquisito lo status di “paese candidato” e ben presto entrerà in Europa. Questione di un annetto.

A quel punto, non ci saranno più nemmeno i dazi doganali, e l’Albania sarà ancora più appetibile, e vedrete che ulteriori migliaia di imprenditori salperanno l’Adriatico con le proprie aziende. Se la Sardegna fosse zona franca, potrebbero salpare il Mar Tirreno, e restare in patria…

Anche nelle Canarie sono sorte numerose aziende italiane, che hanno approfittato della “ZEC”, un regime fiscale speciale per chi investe e crea almeno 5 posti di lavoro nell’arcipelago.

Imprenditori che se la Sardegna fosse stata una “zona franca” o comunque fossero previsti degli sgravi e degli incentivi, si sarebbero potuti insediare li, rimanendo in Italia… (e quindi continuando a pagare le tasse a Roma, per la gioia di tutta la nazione…)

Ma non solo: sarebbero stati attirati anche investimenti stranieri, creando ulteriori posti di lavoro e rafforzando l’economia dell’isola. La Sardegna ha gli svantaggi tipici di tutte le isole: maggiori costi e tempi di trasporto sia delle materie prime in entrata, che delle merci in uscita, però ha una posizione assolutamente strategica nel mediterraneo, e con una fiscalità di vantaggio si svilupperebbe rapidamente, con un tasso di crescita in doppia cifra.

I vantaggi economici si traducono anche in prezzi più bassi al consumo: già l’esenzione dell’IVA o una significativa riduzione della stessa su modello Isole Canarie, dove non esiste l’IVA, ma un’imposta simile denominata IGIC, che si attesta al 7%, comporterebbe una sensibile riduzione dei prezzi, e quindi farebbe ripartire i consumi e renderebbe più economico trascorrere le vacanze sull’isola, dando nuovo impulso al turismo. I prezzi con la sola esenzione IVA scenderebbero del 22%, invece ben presto l’IVA aumenterà ancora e sarà portata al 25%: FOLLIA PURA, PURISSIMA.

La Sardegna è un’isola bellissima, dove ci sono dei tesori naturalistici, che se fossero gestiti da un qualsiasi altro governo europeo, avrebbero decretato la fortuna del paese. Luoghi come il Parco dell’Asinara, assolutamente trascurato e poco pubblicizzato. L’Isola di Budelli addirittura svenduta ad un privato per quattro soldi!!! No, non ci siamo!

E’ un vero peccato.

Ed è inconcepibile come il popolino italiano, e nella fattispecie anche quello sardo, resti passivo dinnanzi a questo scempio, senza reclamare a gran voce quei cambiamenti di cui l’Italia avrebbe un grandissimo bisogno!!!

Purtroppo sembra che gli italiani abbiano scelto di affondare, e aspettano quel momento guardando le partite, facendo apertivi, facendosi gli affari propri, come se l’Italia fosse il paese di qualcun’altro, come se ciò che avviene a livello politico non riguardasse loro…

Probabilmente in Italia molti ancora non hanno risentito della crisi, grazie alla rendita della seconda casa in affitto, alla cospicua pensione del padre o del nonno, etc. e molti, troppi credono che la crisi non li riguardi… si sbagliano, e lo capiranno!

Al comitato per la Sardegna Zona Franca va il totale sostegno di questo blog, per il poco che può valere. Vi invito ad informarvi (e prendere spunto) circa i benefits di cui godono le Canarie rispetto al governo spagnolo e all’Europa, che mette a disposizione delle isole numerosi fondi per lo sviluppo: GLI STESSI FONDI CHE MOLTE REGIONI ITALIANE NON UTILIZZANO, oppure talvolta li utilizzano per arricchire qualcuno… vedi i cantieri farsa che appena arriva il gruzzolo dall’Europa, vengono abbandonati senza essere ultimati…

Diario di Tenerife

2 Risposte a “Riconoscere “zona franca” la Sardegna potrebbe salvare le sorti dell’Italia…”

  1. Maria Rosaria, oltre che mettere questo articolo nella mia bacheca di Face Book, l’ho inviata agli indirizzi che ho nel mio data base di tutte le aziende vinicole che assisto.
    Spero che prima o poi, anzi, più prima che poi, i nostri politici si sveglino e che qualcuno abbia la volontà e la determinazione di fare, e non di chiacchierare, perchè siamo stanchi delle promesse e delle chiacchiere dei tanti quaraqua.

  2. Analisi attena, da quattro anni ci batte per l’attuazione del decreto legge 75/98 sulla Zona Franca integrale . Ma noi sardi siamo tosti e ,non molliamo.

I commenti sono chiusi.