Riflessioni su attentati di Parigi e islamofobia di un immigrato italiano

Come la maggioranza dei cittadini del mondo occidentale, in questi giorni sto seguendo, con grande dispiacere e con un briciolo di preoccupazione per il futuro, gli accadimenti di Parigi, segnata da una serie di attacchi che hanno tolto la vita a persone innocenti, che stavano vivendo situazioni ordinarie, consuete. Sono stati trucidati senza motivo, senza aver colpe di nessun tipo. Quando si dice “trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato”.

Tralascio la cronaca dei fatti, della quale stanno ampiamente dibattendo tutti i media ed i blog, per fare delle valutazioni differenti, di natura sociale.

Sono rimasto impressionato da certe prese di posizione, e dalle sortite di alcune testate giornalistiche, personaggi pubblici e politici – anche se da alcuni era scontato aspettarsi che cavalcassero la tigre, come al solito – e dai pensieri di molte persone. Non “estremisti”, ma “gente normale”. Che reagiscono alle emozioni e alla paura in modo irrazionale, violento, auspicando e felicitandosi di bombardamenti, e magari proponendo soluzioni come “una bomba atomica“.

Se è vero che la maggioranza delle persone hanno ben chiaro che ISIS non rappresenta in nessun modo il mondo islamico, c’è una parte non trascurabile di popolazione che non la pensa così. I musulmani nel mondo sono più di un miliardo e mezzo, mentre questi fanatici su contano nell’ordine delle migliaia di unità. Tuttavia molti generalizzano, come se tutti i musulmani fossero colpevoli, e dovessero essere quanto meno inquisiti.

Da italiano che vive all’estero (1) ovvero da persona che vive in un paese straniero, che per fortuna mi ha ben accolto, non ho potuto fare a meno di immedesimarmi nella situazione che rischiano di trovarsi a vivere i molti arabi che vivono in occidente. Dove solo per la loro etnia, saranno visti con sempre maggiore sospetto da una larga parte della popolazione. Dove grazie alla loro etnia, saranno sottoposti probabilmente a maggiori controlli rispetto agli altri cittadini.

Provate ad immaginare: nasce un gruppo di terroristi italiani, che si mettono a fare degli attentati. Sono poche decine di pazzi, a fronte di una popolazione di 60 milioni di italiani (2) però la gente, anche sospinta dai mass media, inizia a generalizzare, ad accusare “gli italiani”. Ed i molti “expat” italiani che vivono in tutta Europa ed in tutto il mondo, iniziano ad essere guardati con sospetto. Qualcuno ti guarda male in strada, molti non sono più disposti ad affittarti casa, o ad assumerti per lavorare. Percepisci diffidenza, se non rabbia nei tuoi confronti. Eppure tu sei una persona tranquilla, che non crea problemi. Ti affacci sui social network, e leggi commenti di chi vorrebbe bombardare il tuo paese, di chi auspica l’uso di bombe atomiche, di chi festeggia per i bombardamenti. Immagino che sia molto, molto pesante. E credo che questo, su vasta scala, non possa che agevolare il terrorismo. Se c’è chi reagisce passivamente, c’è anche chi, spinto dal rancore e dalla frustrazione, decide di arruolarsi a ISIS. E’ quello che sta già accadendo, in piccola, piccolissima scala. E credo che se peggiorerà il clima nei confronti dell’Islam, crescerà da una parte il numero di coloro che sono pronti ad immolarsi per la causa, e dall’altra il consenso nei confronti del terrorismo. Che oggi viene condannato dalla stragrande maggioranza dei musulmani.

Per questo, non lasciate prevalere paure irrazionali, e non fate l’errore di assimilare il terrorismo al mondo islamico. Sarebbe come dire che il popolo italiano è nazista, perché c’è uno 0,01% di italiani che sono razzisti. Sarebbe come pensare che tutti i sacerdoti sono pedofili, perché lo è una piccola percentuale degli stessi. E via dicendo.

Vivere in un paese diverso dal proprio, lontano dalla propria famiglia, dai propri amici, dall’ambiente dove siamo nati, anche se spesso è una “liberazione”, visto che in Italia molte persone che decidono di espatriare non avevano prospettive, è sempre difficile. Anche in realtà come Tenerife dove gli stranieri sono accolti molto bene. Provate ad immaginare come deve essere vivere in un paese, guardati con diffidenza, sospetto. Un vero e proprio incubo. Un terreno fertile per il terrorismo, che cavalca il disagio sociale e alimenta odio nei confronti dell’occidente.

Invocare la chiusura indiscriminata delle moschee, o altre restrizioni che colpiscono, indiscriminatamente, i musulmani, non farà che peggiorare la situazione. Hollande intende chiudere alcune moschee. Se sono pericolose, perché non le ha chiuse in precedenza, magari arrestando gli individui pericolosi? Tra l’altro gli aspiranti jihadisti è notorio che non frequentino le moschee, o comunque non le frequentano per scopi terroristici, mentre sono molto attivi tramite il web, dove entrano in contatto con gli jihadisti attivi in Siria e Iraq. Forse più che chiudere le moschee, è necessario che siano monitorate le conversazioni web dei soggetti a rischio…

NON CEDIAMO A RAZZISMI O XENOFOBIA!

 

(1) Per l’italiano medio, i connazionali che si recano all’estero sono “expat”, termine che fa ‘trendy’, e sono dei “bravi ragazzi costretti a cercare lavoro all’estero”… mentre quando l’expat ha il passaporto africano, o asiatico, non si definisce più “expat”, ma “immigrato”. E questi rubano il lavoro e delinquono. L’apoteosi dell’assurdo, è quando sono gli “expat” a invocare la linea dura contro gli “immigrati”. Ne ho conosciuti diversi. Loro per espatriare possono comodamente riservare sul web un biglietto low cost di RyanAir, non hanno problemi. Scappano dalla crisi, dall’assenza di prospettive, e se ne lamentano. Poi però criticano chi scappa da situazioni ben peggiori, o magari dalla guerra, e che per farlo sono addirittura costretti all’illegalità, oltre che dover pagare cifre astronomiche ai trafficanti di uomini, magari indebitandosi.

(2) Le persone di fede Musulmana, nel mondo, sono oltre 1.500.000.000! Un miliardo e cinquecento milioni. I terroristi di ISIS sono qualche decina di migliaia, e molti di questi sono dei mercenari. Pensateci prima di generalizzare, come se tutti i musulmani fossero pericolosi.

Evitiamo di andare allo “scontro tra religioni”, tra culture, tra persone con passaporto differente. Evitiamo di acuire la frattura, di farne una questione di religione, o di razza. 

Infine, cerchiamo di capire le cause di questa situazione. L’occidente ha delle immense colpe e immense responsabilità.

Diario di Tenerife

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Aumenta l’islamofobia in occidente

Una risposta a “Riflessioni su attentati di Parigi e islamofobia di un immigrato italiano”

  1. “Sono un’italiana
    Sono figlia di Roma, di arte e cultura, tradizione culinaria e musica
    Sono nata nella notte dei tempi, quando in Europa c’erano i barbari e noi, fieramente, eravamo romani, distruttori instancabili alla ricerca di nuove risorse di approvvigionamento…e “civilizzatori” di culture ignoranti, inesistenti e barbare
    Sono stata invasa, saccheggiata, copiata, invidiata, defraudata di libertà, usata e sfruttata
    La mia arte è viaggiata di corte in corte, mentre io non potevo lasciare il mio paese.
    Io povera ho lasciato la mia terra, come extracomunitaria, rifugiata con una valigia di cartone quasi vuota, un vestito logoro e un cuore pieno di aspettative e speranze, stretto nella morsa del ricordo della patria lontana
    Io ho ho portato con me lasagne, pizza, voglia di far festa, il senso di famiglia….e l’onore, il terrore a chi non faceva parte della “famiglia”, a chi non pagava, le pallottole e le sparizioni
    Io ho portato cervelli lontano, formati nelle mie università, ho tolto speranza e futuro ai giovani, li ho letteralmente allontanati….in paesi che li hanno ospitati e accolti
    Io sono un’italiana, una profuga, un’assassina, un’artista, una musicista, un’extracomunitaria, un’accolta, a volte integrata a volte disintegrata, sono un cervello, un’ignorante con tendenze razziste
    In passato sono stata tutto, il presente non è differente.
    Prima di etichettare un’altra persona penso a chi sono, a chi sono stata e a chi potrei essere…..e, in silenzio, riconosco che l’altra persona è solo una sorella o un fratello con quasi la mia stessa storia, solo con nel cuore un altro paese”
    M.B.

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