Ritovarsi senza 1 euro a Tenerife: la triste storia di un connazionale

Quella che vi raccontiamo è triste vicenda capitata ad un connazionale, uno dei tanti che partono dall’Italia in cerca di un posto di lavoro e di una vita migliore di quella offerta dalla madre patria. Nonostante la vicenda sia stata ampiamente dibattuta su alcuni gruppi frequentati da italiani residenti a Tenerife, la riportiamo in forma anonima per rispetto della privacy.

Marco (nome di fantasia) è sbarcato all’aeroporto di Tenerife sud a Dicembre dell’anno scorso, con una valigia di effetti personali e con i sogni e le speranze di quanti si lasciano alle spalle un periodo di disoccupazione e mancanza di prospettive per cercare lavoro e quella vita dignitosa che l’Italia non sembra più in grado di garantire. Nel giro di pochi giorni è riuscito ad affittare una stanza in un appartamento condiviso con altri connazionali e dopo poche settimane ha trovato lavoro nel settore edile.

Tutto sembrava volgere per il meglio per lui. Ci sono persone che per trovare un posto di lavoro a Tenerife impiegano alcuni mesi, altri che non riescono a trovarlo e dopo qualche tempo sono costretti a tornare a casa, mentre lui nel giro di poche settimane sembrava essersi sistemato. Dovendo sostenere l’affitto di una stanza e non di un intero appartamento lo stipendio gli avrebbe consentito di vivere bene e magari di risparmiare qualche soldino. Ma purtroppo le cose non sono andate così, e quello che sembrava un sogno si è trasformato ben presto in un incubo.

Lo stipendio non arriva e iniziano i problemi

I problemi per Marco sono iniziati quando il datore di lavoro gli ha confidato di non avere la possibilità di pagargli lo stipendio. A sua volta il titolare doveva affrontare delle difficoltà economiche e non era stato pagato per alcuni lavori svolti, cosa che lo ha messo in crisi. Anziché percepire il proprio salario Marco ha ricevuto solo degli acconti, appena sufficienti per pagare l’affitto della stanza e fare un po’ di spesa. Ma inizialmente questo non era un problema, in quanto aveva ancora a disposizione un po’ di soldi portati dall’Italia per affrontare le spese iniziali.

Ha continuato a lavorare nella speranza che la situazione si sbloccasse presto, che il titolare ricevesse il bonifico che gli avrebbe consentito di pagare stipendio e arretrati, ma quel giorno non è arrivato. Come capita spesso in questi casi la data del pagamento è slittata varie volte, tra una promessa e l’altra, e dopo alcuni mesi quando sono finite le riserve Marco si è ritrovato senza un centesimo.

Dopo avere atteso per mesi nella speranza di essere pagato, di vedere arrivare quei soldi che aveva guadagnato e che avrebbero risolto tutti i problemi ridandogli il sorriso, quando ha capito che lavorare sarebbe servito solo ad incrementare il proprio credito inutilmente, ha cessato il rapporto di lavoro. Ma a quel punto si trovava già ad affrontare una situazione difficile.

Ritrovarsi all’estero senza un euro in tasca

Ritrovarsi in un’altra nazione, a 3mila chilometri da casa senza un centesimo è l’incubo di ogni expat. La cosa drammatica è che Marco non aveva nemmeno la possibilità di giocarsi il “bonus” dell’aiuto da casa, come fanno molti espatriati a cui le cose non sono andate come avrebbero voluto, poiché anche l’unico parente che ha in Italia non aveva la possibilità di sostenerlo. Nemmeno per fargli un biglietto aereo e permettergli di tornare a casa.

Per sopravvivere è stato aiutato dalle poche persone conosciute in questi mesi sull’isola, ma vista la situazione in cui si è ritrovato ha deciso di tornare in Italia, e si è rivolto alle istituzioni affinché gli fosse fatto un biglietto di ritorno in Italia. Ottenere un aiuto dalle istituzioni non è facile come si creda, e sopratutto i tempi possono non esseri rapidi. Aveva provato a chiedere aiuto agli uffici consolari, ma tramite call center aveva ottenuto un appuntamento per diversi giorni dopo.

Con la crisi in molti partono all’avventura

Vicende come questa sono più frequenti di quanto si possa immaginare, a Tenerife ed in tutte le località dove c’è forte immigrazione italiana (Inghilterra, Germania, Olanda etc.).Come avevamo evidenziato due anni fa, c’è chi per fare il biglietto del ritorno è costretto a vendere la fede nuziale. Questo è dovuto anche al fatto che a causa della crisi e della mancanza di prospettive che c’è in Italia c’è chi parte all’avventura, con pochi soldi e la speranza di trovare rapidamente un lavoro, anche se come abbiamo visto in questo caso trovarlo a volte non è sufficiente.

 

Diario di Tenerife 

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