La conclusione dell’avventura tenerifegna di Viviana, una giovane connazionale di 26 anni, che da tre anni vive a Tenerife, è segnata da una decisione drastica: licenziarsi da un posto di lavoro a tempo indeterminato per tornare in Italia. “Stavo bene a Tenerife, ma per vivere qui non sono disposta ad affrontare tutti questi sacrifici”, spiega, senza nascondere la sua delusione e una certa rabbia. “Dovrei scegliere se vivere miseramente oppure fare due lavori, e francamente non ho voglia né dell’una né dell’altra opzione”.
L’inizio dell’avventura
L’esperienza di Viviana è iniziata nell’estate del 2022. Si trasferì a Tenerife nel momento in cui l’economia dell’isola stava ripartendo dopo il crollo delle presenze turistiche dovute alle restrizioni e, dunque, non ebbe difficoltà né a trovare una sistemazione né un lavoro.
Come mai avevi deciso di trasferirti a Tenerife?
“A chi non piace l’idea di vivere in un luogo dove c’è un buon clima e tante opportunità di divertirsi? Presi la decisione di trasferirmi con grande leggerezza, dopo aver visto qualche video in rete. Decisi di preparare due valigie da 20 kg, una da 10 kg, e di imbarcarmi sul volo Ryanair Bologna-Tenerife.
Amici e familiari rimasero sorpresi dalla mia decisione improvvisa e inattesa, mi davano della matta, ma, giunta qui, nel giro di pochi giorni riuscii ad affittare un monolocale in Costa del Silencio e trovare lavoro a Los Cristianos. Questi anni sono stata bene e ci resterei volentieri, ma la situazione è diventata insostenibile. Che peccato”
Cosa intendi per insostenibile?
“Lavoro come receptionist in un hotel, faccio i turni e porto a casa circa 1.300 euro al mese. Sto pagando 650 euro di affitto, ma devo lasciare la casa molto presto e non si trova nulla a meno di 900 euro mensili, salvo ritrovarmi a 26 anni a dividere l’appartamento con degli sconosciuti, idea che non mi ispira minimamente. A questo punto, meglio andarmene”.
Il problema, dunque, è l’alloggio?
“Sì, il problema è quello. Nel 2022 pagavo 600 euro al mese, spese comprese. Poi mi è stato aumentato a 650, spese escluse, dunque con luce e gas sto spendendo quasi 750 euro al mese. Più di metà stipendio, andava bene. Però qualche settimana fa mi è arrivato l’avviso di sfratto perché la casa serve ai proprietari e il contratto di affitto prevede una clausola che mi concede due mesi per liberare l’appartamento. Parlandoci, mi hanno concesso un mese in più.
Qualcuno mi ha suggerito di informarmi mediante un avvocato per capire se lo sfratto è regolare, ma non ho voglia di queste dispute. Mi sono messa a cercare altre sistemazioni, ma non trovo nulla di accettabile. Per un monolocale in questa zona ora chiedono minimo 900 euro, talvolta anche 1.000. Con meno si trovano solo camere in case condivise. Oppure dovrei allontanarmi verso il nord o in zone rurali, dove non ci sono opportunità lavorative. Quello che risparmierei lo spenderei in benzina, oltre al tempo necessario per gli spostamenti.
L’unico modo per vivere qui sarebbe trovare un secondo lavoretto, ma non ho voglia di fare tutti questi sacrifici per ingrassare i padroni di case fatiscenti che qualche anno fa hanno comprato per due lire e ora affittano a peso d’oro”.
Capisco benissimo. Non sei disposta a condividere casa?
“Ma non ci penso proprio! Ritrovarmi a non avere la minima privacy, libertà e dover cercare continui compromessi non sarebbe vita, non mi sentirei a mio agio. A questo punto, me ne vado. La casa a Tenerife è diventata un lusso, non è una situazione normale. La gente se ne approfitta troppo. Spero che un giorno ci sia un crollo del mercato, mi farebbe proprio piacere. Chi vuole speculare deve aprire aziende, non giocare con la scarsità delle case complicando la vita altrui. È qualcosa di immorale“.
La colpa non è dei proprietari, che ovviamente fanno i loro interessi, ma semmai della politica che non ha fatto nulla per aumentare la disponibilità di alloggi.
“Sarà come dici tu, ma non cambia nulla, conosco un sacco di persone che lavorano per pagare l’affitto, vivono miseramente perché le case sono carissime. Se deve essere così ma chi me lo fa fare? Non voglio vivere rinunciando a tutto per riuscire a pagare l’affitto, e nemmeno a dover fare due lavori e non avere più tempo per vivere. Preferisco tornare in Italia.”
Nella tua città gli affitti sono economici?
“Anche in Emilia sono cari, ma meno che qua, e le case sono migliori. Qui tante sono costruite male, muri sottili, ascolti il vicino come se fosse dentro casa tua, bagno senza finestra e affitti spropositati. Ma chi me lo fa fare. In Italia comunque torno a casa dai miei genitori, poi vedrò cosa fare. Qui sento di non avere futuro. Quando sono di riposo vado al mare, faccio surf, palestra, piscina, ma la vita non è solo questo. Con questo stipendio e questo costo della vita non risparmi mai niente, diventa difficile anche fare fronte al minimo imprevisto. Sarei condannata a una vita in affitto.”
Decisione irrevocabile quindi
“Ho comunicato la mia decisione al direttore del personale, mi hanno chiesto di lavorare fino al 5 marzo e ho accettato. Poi a fine marzo restituisco le chiavi della casa. Ho già fatto i biglietti di ritorno, decisione definitiva presa.”
Hai proprio perso la speranza di trovare una sistemazione
“Ho cercato per quasi un mese, ho fatto centinaia di telefonate, messo annunci, chiesto ad amici e conoscenti. In Costa del Silencio non trovi niente a meno di 900 euro, tra l’altro in comunità nemmeno tanto belle.”
Ti mancherà Tenerife?
“Credo di sì, qui mi sono trovata bene da subito, ma a queste condizioni non vale la pena. È triste dover ricominciare da capo, tornare a casa e cancellare questi anni di vita come una parentesi. Non ci sono alternative”.
Dunque consideri questi anni a Tenerife una brutta esperienza?
“Questo no, ho imparato lo spagnolo quasi a livello madrelingua e perfezionato l’inglese. Sono stata bene, è stato un bel periodo e doverlo interrompere così brucia, brucia da morire. Sono arrabbiata, mi sento delusa, contrariata, ma sento di avere le spalle al muro. Mi domando come possano tanti lavoratori sostenere questa situazione, ma conosco la risposta. Qualcuno ha il doppio lavoro, altri arrotondano con qualche espediente, poi c’è chi vive di rinunce. Ma non è vita in questo modo”.
Magari in futuro tornerai?
“Non credo, ma non escludo nulla. Uno dei motivi che mi ha portato a emigrare era la voglia di lasciarmi alle spalle il marcio della politica italiana. Ma anche queste isole sono amministrate a vantaggio di pochi: i colossi del turismo, i grandi proprietari immobiliari. Tenerife sta diventando un posto dove vivono bene solo i ricchi. E allora che ci restino loro e poi vediamo chi metteranno a lavorare”.
Comunque in Italia la situazione non credo sia migliore.
“Ma almeno torno a casa dai miei genitori, se devo vivere con qualcuno meglio loro che degli sconosciuti, anche perché non pago l’affitto.”
Magari ripartirai verso altre destinazioni estere?
“Non lo so, non credo, non ci ho nemmeno pensato. Vedremo.”
Cosa ti piaceva della vita a Tenerife
“Molte cose mi piacciono, clima, divertimenti, sport, ambiente da perenne vacanza. Ma sono cose non principali, quando non puoi avere un alloggio e una vita dignitosa. Qui i giovani non hanno futuro, compresi molti canari, tanti emigrano verso la penisola o altre nazioni europee. Una mia collega canaria qualche mese fa si è trasferita in Francia per motivi simili a quelli che mi fanno tornare in Italia.”
Che consiglio dai a chi vuole trasferirsi a Tenerife?
“Se avete i soldi, è un paradiso. Per chi ha una pensione alta, delle rendite o anche la possibilità di investire, è il posto giusto: turismo tutto l’anno, tasse basse, ideale per lavoratori autonomi. Se invece volete venire qui a lavorare come dipendenti, ve lo sconsiglio. State alla larga, non fate questa caz**ta. È una perdita di tempo, senza prospettive, senza poter costruire nulla. Venite a lavorare per ingrassare gli speculatori. Pensateci due volte e poi non fatelo.
Cercate altre destinazioni oppure rimanete in Italia piuttosto che venire a vivere in una stanzetta a peso d’oro. Le stanzette vanno bene per gli studenti universitari, per un periodo di qualche anno, non per gente che lavora, e che rischia di dovere condividere la casa tutta la vita. Ma scherziamo? Eppure ora vedo quarantenni condividere casa…”
Sei un vulcano! Per essere così giovane hai una grinta e una personalità da vendere.
“O forse io sono normale e sono gli altri a non avere personalità. Ci fossero più palle in giro magari cambierebbe qualcosa ma la gente è buona solo a lamentarsi
Comunque i problemi che sollevi sono reali, ed è assurdo che la politica non dia soluzioni.
“Le soluzioni ci sarebbero, ma non le vogliono evidentemente. Iniziassero a limitare le case vacanza, costruire appartamenti a prezzo calmierato, investire in case popolari. Ma niente di tutto questo. La casa è diventato un business per speculare sul turismo e basta. Hai sentito, gli hotel stanno pensando di costruire delle stanze per i dipendenti, perché con questi affitti cari durano fatica a trovare lavoratori. A qualcuno sembra una bella soluzione, a me sembra qualcosa di orrendo. Così poi se perdi il lavoro poi perderai anche l’alloggio, diventi vulnerabile, ricattabile e devi stare in silenzio e capo chino. Questo è colonialismo.
Pensa che ci sono dei lavoratori nel settore alberghiero che fanno orario spezzato tre volte al giorno. Lavorano due ore la mattina alle colazioni, due o tre ore a pranzo e poi all’orario della cena, con nel mezzo pause di alcune ore che non ti permettono di allontanarti ne di fare niente. Restano ad aspettare di rientrare in servizio guardando i Tik Tok sul cellulare. Per fare le loro otto ore sono in ballo dalla mattina alla sera. Gente sfruttata che vive male. Persone che si sacrificano cosi tanto per pagare questi affitti.
Che lavori hai fatto a Tenerife in questi anni?
“Ho lavorato come fotografa e animatrice in un hotel, ho fatto la cameriera e la receptionist.
Ti ringrazio per la bella intervista, molto forte, credo di non avere mai dato voce a una persona tosta come te, ma lo faccio più volentieri.
Diario Tenerife
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