Vi racconto perché ho deciso di lasciare la Germania per vivere alle Canarie

Nelle scorse settimane abbiamo raccontato la storia di Alessandro, cuoco romano 35enne che dopo avere trascorso diversi anni a Tenerife ha deciso di trasferirsi in Germania, attratto dallo stipendio più alto con vitto e alloggio offerto dal datore di lavoro, Il post è diventato virale sui social, scatenando un tripudio di quasi mille commenti, divisi tra quanti hanno compreso e sostengono la decisione del ragazzo,  e quanti, al contrario,  ritengono che abbia assunto una decisione sbagliata. Al cuoco romano ha “risposto” anche Giuseppe, che da 28 anni vive in Germania, e che dopo avere lavorato nella ristorazione ha deciso di cambiare settore.

Berlino – Las Palmas solo andata

Di seguito pubblichiamo la storia di Leonardo, 39 anni, pizzaiolo di origine napoletana che ha fatto l’esatto contrario, ovvero dopo 14 anni vissuti in Germania, da settembre dello scorso anno vive a Gran Canaria. Dopo avere letto lo sfogo del cuoco che lascia Tenerife per trasferirsi a Monaco di Baviera ci ha scritto le proprie considerazioni e la sua storia, che riteniamo molto interessanti.

La testimonianza di Leonardo

Caro Diario, la mia storia all’estero ha avuto inizio nel marzo del 2008, quando trovai lavoro come pizzaiolo in una pizzeria di Oberhausen, una città poco conosciuta agli italiani situata nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia. Si trova a meno di un’ora di macchina dalla più celebre Dortmund, a un’ora dal confine con i Paesi Bassi.

Oberhausen

La decisione di trasferirmi all’estero

Avevo 24 anni e decisi di accettare una proposta di lavoro e andarmene da Napoli perché sapevo che in Germania mi avrebbero pagato molto meglio, ma anche per la gran voglia che avevo di conoscere posti nuovi e fare esperienze all’estero. A Napoli ho fatto il pizzaiolo in diversi locali ma non sono mai stato pagato bene. “Posso pagarti questo” ti dicono, senza considerare quante ore al giorno lavori o quanto sei bravo. C’è da dire che una pizza costava quattro-cinque euro, la metà o meno della metà rispetto alla Germania. Non voglio parlare di questo, perché non ho niente da recriminare alla mia città e ai locali dove ho lavorato. Ero molto giovane e ho imparato un mestiere. Ho imparato a destreggiarmi con varie tipologie di impasto, lievitazione, forni e cotture.

Come ho trovato lavoro in Germania

L’idea di andare via, all’estero oppure nel nord Italia, era presente nella mia testa da diverso tempo. Ci fu un periodo che mi iscrissi a vari portali internet dedicati alla ricerca di lavoro e risposi a molti annunci, inviando il curriculum dozzine di volte senza arrivare a niente. Poi un giorno dopo il servizio della cena, mentre ero seduto al tavolo a mangiare, mi si avvicinò  un cliente, che mi fa i complimenti per la pizza. Mi raccontò che era già venuto nei giorni scorsi a mangiare da noi, e che aveva ripetuto perché la mia era una delle pizze che più gli erano piaciute tra quelle provate a Napoli, per gusto e anche per digeribilità. Mi disse di essere siciliano e di vivere in Germania, e dopo una breve conversazione scambiammo il numero di telefono per restare in contatto.

La proposta indecente

Dopo due settimane ricevetti una chiamata da un numero che non conoscevo. Ero quasi tentato di non rispondere, ma dopo tanto squillare mi decisi e cliccai il tasto verde del telefono. “Ciao, ti ricordi…” – “Certo che mi ricordo!…”. Era il cliente siciliano che vive in Germania. Dopo i saluti e le frasi di rito venne al dunque. “Posso chiederti quanto guadagni?“. Restai in un silenzio per alcuni secondi, imbarazzato e persino un poco sorpreso, e lui avanzò la sua proposta. “Sono titolare di un ristorante in Germania e mi sto organizzando per aprire una pizzeria. Adesso ci sono i lavori di ristrutturazione, ma devo scegliere il forno e fare tutto. Vorrei averti con me. Sono pronto a pagarti più del doppio…

L’inizio della nuova avventura

Entrai in confusione mentale. Quasi non ci credevo. Non sapevo cosa dire. ma accettai immediatamente la proposta senza nemmeno prendere del tempo per valutare. Dissi immediatamente di si, e nel mio piccolo mi sentivo felice come un giovane calciatore che viene convocato da una grossa squadra. Il giorno dopo detti il preavviso per licenziarmi e iniziai i preparativi, emozionato come un bambino.

Il nuovo titolare ebbe persino l’accortezza e la gentilezza di bonificarmi mille euro extra per coprire abbondantemente le spese per recarmi in Germania. Inoltre iniziò a pagarmi sin da subito, anche se il locale non era ancora aperto. In cambio, lo aiutai a scegliere il forno, l’impastatrice e gli utensili del mestiere. Lo aiutai a fare il menù delle pizze e prima di aprire si fecero varie prove di farine, lieviti, impasti e ingredienti, fino ad arrivare alla pizza che più gli piaceva. E così, cari signori, ha avuto inizio la mia esperienza in Germania.

La vita in Germania

I primi tempi possiamo definirli come una luna di miele: ti concentri solo sugli aspetti positivi, mentre non vedi o non valuti quelli negativi. Tutto è nuovo, conosci luoghi e persone nuove, apprendi con curiosità le differenti abitudini del posto e hai molti stimoli. Per imparare un livello di tedesco sufficiente per sostenere una conversazione non troppo complessa ho impiegato circa un anno. Per parlare fluente il doppio.

Oberhausen è una città a misura d’uomo sotto molti punti di vista. Ha circa 200mila abitanti, dunque non è piccola ma non è nemmeno una metropoli. E’ relativamente tranquilla. Non c’è il mare, ma è attraversata dal fiume e ci sono abbastanza spazi verdi. E’ una città che offre molto, ed è ben collegata: in 20 minuti è possibile raggiungere Duisburg o Essen, due città da mezzo milione di abitanti. Il confine olandese di Arnhem dista un centinaio di km.

Il più grande difetto? Il clima

La principale nota dolente come è facilmente immaginabile, è il clima. Le nuvole coprono quasi sempre il sole, che nei mesi invernali è molto debole e si vede pochissimo. In primavera ed in autunno il sole fa timidamente capolino ogni tanto per qualche ora, per poi tornare ad essere coperto dalle nubi. Solo in estate si vede di più, ma per rendere l’idea i mesi estivi di Oberhausen (giugno, luglio, agosto) sono simili a quelli invernali di Gran Canaria. I mesi più freddi e meno soleggiati delle Canarie sono come quelli più soleggiati della Renania. E con questo ho detto tutto. Gli autunni e gli inverni, con temperature prossime allo zero, ve li lascio immaginare.

La luna di miele con il trascorrere del tempo cede il passo alla noia e alla nostalgia, una volta esaurite le curiosità e l’effetto novità. Inizialmente il clima grigio e rigido si sopporta senza problemi, ma a gioco lungo inizia a pesare sempre di più. Di mese in mese quel grigiore diviene sempre meno sopportabile, sempre più pesante, almeno per noi italiani, abituati ad un clima molto diverso. Gli stimoli dei primi tempi vengono meno, e se nel frattempo non si sono messe radici, la voglia di restare in Germania inizia a vacillare. Per “mettere radici” intendo qualcosa che ti lega a quel territorio e ti trattiene. Nel mio caso, a darmi un buon motivo per rimanere lì era la mia fidanzata.

Ambientarsi in Germania non è facile

Ho vissuto a Oberhausen per ben undici anni, dal 2008 al 2019, e ho lavorato sempre nello stesso locale. In quel lasso di tempo ho visto diversi colleghi gettare la spugna e rientrare in Italia, oppure dirigersi verso altri paesi, in primis la Spagna, a causa della difficoltà nell’ambientarsi in Germania. Ovviamente c’è anche chi si trova bene e si integra perfettamente, molto dipende dalla personalità dell’individuo, dalle sue abitudini e dalla zona di provenienza.

Possiamo affermare senza temere smentita che per un italiano che resta per sempre in Germania, ce ne sono tre/quattro che se ne vanno entro i primi cinque anni. Lo sconforto arriva per tutti dopo alcuni anni, e come ho spiegato in precedenza, per non farsi travolgere servono radici forti. A fare la differenza è anche l’eventuale stato di necessità e la disponibilità di eventuali alternative praticabili.

E’ davvero dura per un italiano abituarsi a vivere in Germania, specialmente per chi come me proviene da una regione vivace e colorata come la Campania, dove il mare è parte integrante della vita delle persone. Tanti dicono che con gli anni ci si abitua, ma non sempre è così. Non lo è per tutti, quanto meno. Per qualcuno il trascorrere degli anni contribuisce solo a rendere più acuta la mancanza del proprio paese e dei propri affetti, oltre a rendere più insopportabili certi aspetti della vita in Germania.

Altre esperienze in Germania

Come mai ho resistito tanti anni prima di lasciare la Germania? Innanzitutto perché l’ambiente di lavoro era davvero buono sotto tutti i punti di vista: stipendio, colleghi, armonia. Il datore di lavoro era una persona umana, comprensiva e rispettosa. In un decennio non lo ho mai visto alzare la voce verso un suo collaboratore o trattarlo male.

Ma a trattenermi e legarmi a quel territorio nei momenti in cui la nostalgia dell’Italia si faceva sentire e mi prendeva la malinconia, erano le varie fidanzate (tre) che si sono susseguite in quegli anni. Quando nel 2018 sono tornato nuovamente single ho iniziato a maturare sempre più concretamente l’idea di cambiare aria, arrivando a farlo l’anno successivo. Nel 2019 ho lasciato Oberhausen e mi sono trasferito a Berlino!

Berlino

La vita a Berlino

Prima di decidere di trasferirmi li, avevo visitato Berlino solo per un fine settimana. Poco, pochissimo, ma ero rimasto assolutamente affascinato. Si tratta della città di gran lunga più popolata della Germania, con oltre 3,6 milioni di abitanti, circa 18 volte quelli della piccola Oberhausen. Inutile dire che offre una varietà di servizi, eventi ed attrazioni molto più ampia, ma ci sono anche delle criticità. Il costo degli affitti è decisamente più alto, la maggiore confusione, minore sicurezza, e lo spostamento da casa al luogo di lavoro che richiedeva quasi un’ora di mezzi di trasporto.

Probabilmente se mi fossi trasferito nella capitale tedesca quando avevo una ventina d’anni ci sarei stato d’incanto. Ma farlo a trentacinque fu un errore. Dopo qualche mese iniziai a rimpiangere la vita e le amicizie di Oberhausen. Mi pentii di avere lasciato il posto di lavoro, e quando scambiavo messaggi con gli ex colleghi speravo che mi dicessero che il nuovo pizzaiolo aveva lasciato il posto, per potermi fare avanti per un ritorno.

La vacanza alle Canarie e la svolta

La svolta è arrivata nel gennaio del 2020, quando sono andato in vacanza a Gran Canaria. E’ stato amore a prima vista. Per il clima, certamente non paragonabile a quello tedesco, ma anche per lo stile di vita tranquillo, i luoghi e le persone solari e non ultimo il costo della vita inferiore. Dopo due settimane di relax e benessere mi veniva lo sconforto a pensare di tornare nel grigiore, tanto che quando montai sull’aereo per rientrare a casa avevo già deciso che mi sarei trasferito li.

Purtroppo però dopo poche settimane il mondo finì in lockdown, e fui costretto ad accantonare temporaneamente il progetto. Ma appena la situazione è tornata alla normalità, nell’estate del 2022, ho preso armi e bagagli e mi sono trasferito a Gran Canaria.

I primi tempi alle Canarie

Riuscire a stabilirsi non è stato affatto facile. Una volta sbarcato sull’isola ho fatto il NIE e mi sono adoperato per cercare un alloggio. Non riuscivo a trovarlo, e per quasi un mese sono dovuto restare in un hostal pagando 50 euro a notte. Alla fine sono riuscito ad affittare un piccolo appartamento a Vecindario per 600 euro al mese. Non avendo una occupazione l’agenzia mi ha chiesto un mese di affitto a titolo di caparra, un altro a titolo di onorario ed il pagamento anticipato di sei mensilità. Alleggerito di quasi cinquemila euro, ha avuto inizio questa nuova avventura.

Ho acquistato una macchina per mobilizzarmi e – devo dire la verità, con una certa calma – ho iniziato a cercare lavoro nel mio settore. Ho visitato molti locali, ho scritto e risposto a messaggi pubblicati nei social, ho sostenuto un paio di colloqui con connazionali, ma ho rifiutato la formula “ti posso pagare questo” secondo la quale avrei dovuto lavorare gratis delle ore al giorno “perché il locale non guadagna abbastanza“. Se non sanno fare gli imprenditori farebbero bene a cambiare mestiere. E su questo devo aprire una parentesi. Sento spesso lamentarsi dello sfruttamento in Germania da parte degli italiani. Ebbene alle Canarie se la situazione non è peggiore, da questo punto di vista, di certo non è migliore, stando a quel poco che ho avuto modo di constatare.

Tre mesi per trovare un’occupazione

Ci ho messo poco più di tre mesi a trovare lavoro, ma come ho ammesso, i primi tempi non posso dire di averlo cercato con impegno. Dopo anni di intenso lavoro mi sono concesso qualche “mese sabbatico“, per rilassarmi e scoprire l’isola. Mi sono fatto anche cinque giorni a Fuerteventura e una settimana a Tenerife. Tra poco compirò il primo anno a Gran Canaria, e devo dire di essere molto soddisfatto. Avrei dovuto decidermi prima. Certamente a livello di stipendio ci ho rimesso diverse centinaia di euro, visto che attualmente sto guadagnando 1.300€ al mese, ma non mi interessa.

I soldi servono e sono importanti, negarlo o sminuirlo sarebbe folle, ma anche la qualità della vita è qualcosa di importante. Quanto vale vivere a dieci minuti dal mare? E soprattutto poterci andare tutti i giorni dell’anno? Quanto vale respirare l’aria pura dell’oceano e non quella inquinata di un agglomerato urbano sconfinato? Inoltre qui prendere un caffè seduti al tavolo di un bar, magari con vista mare, costa un euro, in Germania il triplo. Prendere una birra costa un euro e mezzo, in Germania il triplo. Se una persona esce quotidianamente e fa un po’ di vita sociale, a fine mese la differenza si fa sentire.

Concludendo

la Germania è consigliabile se hai intenzione di lavorare a capo basso qualche anno per risparmiare e accumulare un gruzzoletto, senza tante distrazioni. La formula “lavoro, vitto e alloggio” in Germania è molto comune nel settore della ristorazione, e questo aiuta molto.  Inoltre fare casa-lavoro-casa è certamente più facile quando l’ambiente è grigio e un poco deprimente. Chiudersi in casa a Gran Canaria è impossibile. Personalmente devo riconoscere di non essermi chiuso in casa nemmeno in Germania, tanto che in quattordici anni ho risparmiato quello che in molti riescono a mettere da parte in cinque o sei anni. 

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Adios Tenerife: vi spiego perché vado a vivere in Germania