Il dramma degli italiani che emigrano per disperazione

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Fino a qualche lustro fa, emigravano ad emigrare erano per lo più laureati, che si recavano in nazioni che offrono maggiori possibilità a scienziati e ricercatori, ai quali l’ex belpaese ha sempre offerto ben poco. Emigravano anche i giovani, magari per un periodo prestabilito, per imparare le lingue, e attratti dal fascino di un’esperienza di vita all’estero. Il fenomeno veniva descritto come “fuga dei cervelli“, oggi invece è una “fuga” e basta, e sempre più spesso, coinvolge persone veramente disperate.

Oggi invece, sempre più spesso ad emigrare sono persone disperate, che sperano di trovare all’estero un lavoro ed una esistenza dignitosa che il proprio paese non gli ha offerto. E una parte di questi, ce la fanno. Riescono a trovare condizioni di vita migliori, seppur a migliaia di km da casa. Una parte invece, maggioritaria, torna a casa dopo un periodo di qualche mese.

Piazza Pulita ha realizzato un servizio su questi italiani. Hanno intervistato un 60enne italiano che si è trasferito in Germania, dopo aver lavorato per 33 anni in Italia. Ha lavorato una vita, ma si è ritrovato senza un’occupazione, senza soldi. Se restava in Italia, era costretto a chiedere i soldi ai figli, calpestando il suo orgoglio e la dignità di padre, racconta commosso. Un italiano, uno dei tanti, a cui l’Italia ha chiuso le porte in faccia. Dopo aver versato contributi e pagato tasse per 33 anni. “Mi sono fatto il Natale solo come un cane”, racconta il migrante. Per il quale, evidentemente, vivere in Germania non è un “sogno” o una scelta, ma quasi una costrinzione.

Gli “scappati di casa”

Anche a Tenerife e nelle altre isole Canarie arrivano un gran numero di persone in difficoltà, single, in coppia, o con amici, che ambiscono solo a trovarsi un lavoro e vivere dignitosamente. Sono persone umili, disposte a fare qualsiasi lavoro, spesso disposti a farsi anche sfruttare lavorando più ore del dovuto gratis, pur di avere un lavoro. Persone che spesso dividono casa con altri, per limitare le spese, e spesso non possono contare sull’aiuto di parenti, devono cavarsela da soli. Vengono definiti, dai connazionali, con un po’ di non celato disprezzo, “gli scappati di casa”, e sono visti con diffidenza, in quanto talvolta, se non conseguono un lavoro, si danno alla truffa o agli espedienti. Ovviamente, non tutti.

Gli italiani a “La Caleta”

C’è una spiaggia, che si chiama “La Caleta“, nei pressi di Adeje, dopo Los Cristianos in direzione Los Gigantes, dove le autorità tollerano, da molti anni, l’accampamento abusivo di tende, e alcune baracche. Ci sono persone che vivono li. Alcune da molti anni. Personalmente, a Gennaio ho conosciuto 4 ragazzi della provincia di Sassari, che si erano accampati in prossimità della spiaggia, in due tende, in attesa di sistemarsi. Hanno passato un mesetto vivendo in tenda, con l’acqua trasportata faticosamente in recipienti da otto litri, senza avere a disposizione un bagno, un letto, una cucina. Poi si sono arresi, e sono tornati in patria. I loro sogni si sono infranti contro la dura realtà. Quando sono partiti, avevano sottovalutato la difficoltà di vivere per un periodo prolungato in quelle condizioni di campeggio abusivo, senza servizi, corrente elettrica, e dovendo percorrere una ripida salita per raggiungere la “civiltà” e poter fare la spesa. Tutti i giorni sostavano nei bar per caricare le batterie dei cellulari e le batterie portatili. Forse credevano di riuscire a sistemarsi nel giro di poche settimane, ma si trattava di illusione. Non avendo le risorse economiche per permettersi un albergo o una casa, hanno deciso di tentare ugualmente, accampandosi come dei rifugiati.  C’è tanta e crescente disperazione. E riguarda sempre di più il nostro paese.

Diario di Tenerife 

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Una risposta a “Il dramma degli italiani che emigrano per disperazione”

  1. Anche da noi, come scrivevo in un altro commento, ci sono tanti “scappati di casa”, proprio lo stesso termine che uso spesso io.
    Alcuni, però, non sono proprio umili… anzi. Riescono a fare gli sboroni, facendosi forza del fatto che qui nessuno conosce la loro reale situazione economica, il loro background e la loro storia in madrepatria.
    Ho visto una serie di personaggi pittoreschi che si spacciavano per conti (quelli nobili!), possessori di barche da non si sa quanti metri, proprietari di ditte multimiliardarie e via dicendo… Che poi son finiti a cercare di vendere case, gestire (male) un ristorante, arrabattarsi con lavoretti slatuari di ogni genere…
    Varia umanità… E umiltà davvero poca.

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