L’Abbazia del Buonsolazzo : una storia di redenzioni e rimpianti

Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?”

Luca 16, 11

Ammetto che la curiosità legata a questo luogo sia nata principalmente dal nome. Trovo che un’abbazia trappista che si chiami Abbazia del Buonsollazzo sia per me un ossimoro. Nella mia mente sono esplose storie fantastiche che avrei potuto raccontare a Manzoni per ispirarare il sequel di uno spin off della monaca di Monza.

Ero già passata accanto all’abbazia del Buonsollazzo alcuni anni fa mentre stavo facendo il cammino degli Dei. Arrivammo a pranzo e ci fermammo davanti al cancello chiuso dal grande lucchetto senza osare entrare. Il grande prato e nel mezzo l’abbazia, erano uno spettacolo. Lo stemma dei Medici, per quanto lontano, spiccava sopra la grande porta con un’eleganza magistrale. Quel giorno lasciai perdere. Non ero lì per scoprire antiche storie, i miei passi si muovevano in direzione diversa, ma la curiosità è un tarlo che non smette di rosicchiare e infatti, ben 6 anni dopo ho deciso di tornare in quella valle e scoprire cosa aveva da raccontare l’Abbazia del Buonsollazzo.

Mai titolo di articolo fu più azzeccato purtroppo! e per troppi motivi!

La storia dell’Abbazia del Buonsollazzo

Innazitutto il nome. Niente fantasie strane purtroppo. Buonsollazzo viene probabilmente da : buon solatio, cioè luogo ben soleggiato. Effettivamente è proprio così. Il bosco di castagni centenari si interrompe per arpirsi su una radura erbosa e ben esposta. Siamo sulla via di Tassaia che porta a Polcanto da Vaglia e da Bivigliano, a pochi chilometri da Firenze, nel Mugello. L’abbazia del Buonsollazzo si erge muta proprio al centro della radura, illuminata dal sole.

La leggenda

L’abbazia nasce su una leggenda. Venne edificata nel 988 da Ugo di Toscana, a seguito di una terribile avventura :

andando egli a caccia per la contrada di Buon sollazzo si smarrì per lo bosco… e capitò a’ una fabrica e quivi trovando uomini isformati e nuovi, gli pareva tormentassero uomini con le martella…fu gli detto ch’erano anime dannate e che a simil pene era dannata l’anima del marchese Ugo per la sua vita mondana, se non tornava a penitenza. Egli con gran paura si raccomandò alla Vergine Maria… e tornandosi a Fiorenza, tutto lo suo tesoro e della moglie vende, e fece fare sette badie…la seconda fu quella di Buon sollazzo dove ebbe la visione ( Raccolta di novellieri italiani, 1853).

Esiste un’epigrafe, all’interno della chiesa, che ricorda il suo fondatore e che elogia Cosimo III per i lavori successivi :

HUGO.HETRURIE.CAMERTUM. SPOLETANORUMQUE.DUX ET MARCHIO. A DEIPARA.SEMEL ET ITERUM. ADMONITUS. UT A LIBERIORI. VITA .TEMPERARET. HOC TANDEM IN LOCO. INTERVENANDUM. HORRIBILI VISIONE PERTERRITUS.AD MELIOREM FRUGEM REVOCATUR.UNDE. DEO OPT.° MAX.° IN HONOREM EIUSDEM. B MAE VIRG. .ET SANCTI .BARTHOLOMEI APOSTOLI ECCLESIAM ET MONASTERIUM CONSTRUXIT. ETC

COSMUS III MAGNUS HETRURIAE DUX

ANNO R. s. MDCCVII

Il riferimento alla parte leggendaria dovrebbe essere  horribili visione perterritus : terririzzato dall’orribile visione.

Come tutte le storie, i fatti si mescolano e si perdono, fino al 1321, quando passò ai monaci cistercensi dell’abbazia di San Salvatore a Settimo.

La parte più importante della storia dell’abbazia si ha nel 1704, quando Cosimo III, chiese al nuovo abate di Notre-Dame de La Trappe, Jacques de la Cour, di inviare dei monaci in Toscana per ridare vita all’abbazia di Buonsollazzo.

La storia dei trappisi é veramente un misto di dissoluzione e redenzione.  Nacquero grazie a Armand Jean Le Bouthillier de Rancé. La vita eclesiastica di Armand Jean Le Bouthillier de Rancé iniziò ben lontano dalla concezione di fede. La storia vuole che nella prima parte della sua vita, abbia condotto un’esistenza quanto mai mondana e dissoluta, fino a che non ebbe la vocazione. Vendette tutti i suoi averi, entrò come novizio a Perseigne e prese i voti. Insediatosi all’abbazia di Notre Dames de la Trappe, fece una riforma per ristabilire le antiche regole alle quali ne aggiunse alcune più rigide. Impose la pratica del silenzio, del lavoro manuale, tolse il vino e il pesce dalla mensa, soppresse le ricreazioni e limitò la corrispondenza.

Ed ecco che l’Abbazia del Buonsollazzo diventa il posto adatto per la prima comunità italiana di trappisti.

L’intervento di Cosimo III

Fu Cosimo III a ricostruire chiesa e monastero per adattarle alle esigenze dei monaci trappisti. E’ storia conusciuta e anche molto dibattuta la rigida fede di Cosimo. Cresciuto dal teologo senese Volunnio Bandinelli, Cosimo non gradiva molto la vita mondana. Famosi i pellegrinaggi e le richieste di accompagnarlo durante i suoi ritiri spirituali. In verità la rigida fede di Cosimo è a oggi messa in discussione e viene vista come un’enorme falsa. Lui sosteneva di voler condurre il popolo verso la redenzione dell’anima, ma in molti non credevano nell veridicità di tale ostentazione di fede, ritenendo anzi, che tutto questo rappresentasse perfettamente la falsità e l’ipocrisia dilanganti all’epoca. Quello che è certo è che a corte, in qualità di consiglieri, confessori e guide spirituali, Cosimo III si circondò sopratutto di monaci Alcantarini e Trappisti.

Giusto per dovere di cronaca così non andate a cercarvelo su Wikipedia, gli Alcantarini fanno parte dei frati minori scalzi. Un ramo del francescanesimo ancora più rigido e legato alla povertà.

L’Abbazia del Buonsollazzo passa lentamente ai privati

Tutta questa rigidità non servirà a salvare l’Abbazia. Nel 1782 iniziarono le vendite. I trappisti se ne erano andati e una parte venne venduta al marchese Sigismondo Lotteringhi Della Stufa. I camaldolesi la riscattarono nel 1877 facendone un collegio per la formazione dei monaci. Di fatto con il crollo delle vocazioni nel 1990 tutta la struttura venne venduta a un privato. Era già in stato di totale inutilizzo da anni.

Il misterioso proprietario dell’Abbazia del Buonsollazzo

Trovare il proprietario non è stato facile. Molti sono gli articoli che sfuriano contro un bene non tutelato, sfogandosi contro l’attuale misterioso proprietario.

Come spesso accade, alcune indiscrezioni si sono fatte largo e hanno creato grande scompiglio. Ventilata la proposta che l’abbazia diventasse un resort, in molti si sono scagliati in sua difesa.

C’è chi se l’è presa con la Curia, affermando che non è in grado di tutelare e difendere i propri possedimenti e chi con l’attuale speculatore proprietario.

E’ il giornalista Luigi Spezia a fare un po’ di luce, intervistando il proprietario, dandogli così un volto e un’umanità. Il proprietario si chiama Mario Frasson, ha 72 anni e fa l’imprenditore. Questa è l’intervista di Luigi Spezia:

“Tra le tante cose che ho pensato si potrebbero fare alla badia, c’è anche un ostello per camminatori. La via degli Dei costeggia la mia proprietà per circa un chilometro. Dalla ex casa delle suore del convento si potrebbero ottenere una quindicina di camere”.

La proprietà della famosa badia in abbandono è di un uomo in carne e ossa che non si nasconde affatto dietro una anonima immobiliare come pensa qualcuno. E secondo il suo racconto, l’abbandono della badia non è esattamente ciò che voleva.
Tutti dicono che la badia è nelle mani di persone che la stanno facendo andare in malora…
Lo dice a me? Mi piange il cuore. Ogni tanto vado a metterci una pezza, a aggiustare un pezzo di tetto, ma ci vuole ben altro. La mia intenzione iniziale era quella di farne una scuola di restauro, ma poi ebbi una grave disgrazia, mi morì il figlio di vent’ anni e lasciai tutto”.
Una proprietà di 54 ettari, con una chiesa, il convento, la casa delle suore, la casa del falegname, altre costruzioni per migliaia di metri quadrati Aveva pensato anche di farne appartamenti, è vero?
Fu fatto un progetto con un architetto di Firenze per una cinquantina di appartamenti, pensato per anziani abbienti. Ma non lo abbiamo mai presentato. Poi con un altro imprenditore di Firenze di nuovo pensavamo a una operazione del genere, ma lui mise gli appartamenti in vendita prima di realizzarli senza dirmi nulla e chiusi ogni rapporto. Non è finita, perchè un anno fa ero in contatto con un imprenditore libanese, l’idea era di farci una scuola di musica. Ma poi ci fu l’esplosione al porto di Beirut…”
E ora dunque cosa pensa di fare?
Il complesso è in vendita, a un prezzo ben inferiore a quello di acquisto. Cioè, ci sto rimettendo. In alternativa alla vendita cerco un partner con cui collaborare per restaurarlo. Ma fino a quando non c’è nulla di concreto, non si può pensare a uno scopo, a che cosa farne. La mia idea sarebbe sempre quella di fare opere utili, per esempio quello sarebbe un posto ideale per gli anziani, sempre nel rispetto dei vincoli della Soprintendenza. Oppure fare più cose insieme, l’ideale sarebbe una operazione mista pubblico-privato. Certo che di una scuola di restauro ci sarebbe bisogno, fra qualche anno non ci saranno più restauratori, oggi tutti lavorano con prodotti già pronti”.
Ha mai avuto contatto con le amministrazioni pubbliche, con il Comune di Borgo San Lorenzo, nel cui territorio sorge l’abbazia?
No, non ho mai avuto alcun contatto”.

Come dicevo, una storia di ossimori e rimpianti, ma come ogni storia che si rispetti e che parte con una leggenda, non posso non raccontarvi anche il mio rimpianto.

Il rimpianto di Decibel sull’Abbazia del Buonsollazzo

Era una giornata calda e il cammino degli Dei ci stava dando qualche problema visto il caldo improvviso. Avevamo trovato qualche fontanella essiccata e questo ci preoccupava un po’. Das non sembrava in formissima, all’epoca non potevo immaginare che quella stanchezza fosse in realtà un problema più grave che alcuni anni dopo lo avrebbe portato alla morte. Camminavamo piano, senza dover dimostrare niente a nessuno, come forse andrebbe fatto un cammino. Arrivammo all’abbazia del Buonsollazzo che l’ora del pranzo era passata da un po’. Decidemmo di fermarci all’ombra, lungo il vialetto che conduceva all’entrata.

Finito di mangiare guardai da lontano la porta della chiesa. Leggermente aperta sembrava un invito a entrare. Il cancello chiuso e il muro invece sembravano intimare il contrario. Avrei potuto fare qualche passo in più e camminare lungo il muro. Sicuramente avrei trovato un punto crollato e sarei potuta andare a curiosare dentro la chiesa senza lasciare la minima traccia. Non lo feci. La preouccupazione per Das, la necessità di trovare un luogo per la notte, mi fece rimanere immobile, davanti al cancello, con gli occhi che cercavano di arrivare fino dentro la chiesa.

Sono tornata all’Abbazia del Buonsollazzo sei anni dopo.

Dall’esterno sembrava immutata.

Il muro di recinzione crollato in più punti. Molti sostegni che non avevo notato alla mia prima visita, come un puntaspilli, a reggere il vecchio pollaio e le stalle. La porta della chiesa chiusa e immobile.

Ero sicura di averla intravista aperta anni prima, ma i ricordi erano ingialliti e non avrei potuto giurarlo.

Ho cercato gli interni della chiesa, perché da tre vetrate colorate la luce filtrava così magicamente da sembrare che vi fossero delle luci accese e avrei tanto voluto vederne gli effetti all’interno della chiesa.

Ho trovato un video che ne fa vedere gli interni e che racconta di atti vandalici e incendi.

Il video è di quattro anni fa.

Ad oggi niente di tutto quello che si vede nel video è presente. Con  la calma e la dignità dei vecchi edifici, sembra che l’Abbazia del Buonsollazzo abbia abbandonato le armi e che abbia deciso di lasciarsi lentamente andare. Ancora qualche mobile a ricordo di antiche vite. I cassetti tutti aperti, le ante spalancate da chi cercava tesori che sicuramente non c’erano.

Magari riuscirò a entrare, cercando il signor Frasson e chiedendogli se in una delle sue visite, può ospitare una semplice giornalista per scattare qualche foto alla sua proprietà. Memorie che vorrei lasciare qua, libere per tutti, in ricordo dell’abbazia, anche quando questa avrà esalato l’ultimo respiro.

Forse se sei anni fa, avessi varcato quella soglia aperta, ora le foto ci sarebbero già. Prima degli incendi, prima dei saccheggi.

E questo è il mio piccolo rimpianto.

Ecco il video fatto da Albyphoto – Urbex Italia :

 
Tre piccole curiosità

All’esterno della costruzione, ancora visibile nonostante che sia ricoperta in parte dalla vegetazione, una bellissima meridiana. Il Mugello è una terra di meridiane, che sono state abilmente censite e catalogate. Ve ne sono circa a ottanta. In uno stuio sulle meridiane si è mappato il circondario e è stato controllato che fossero ancora funzionanti, cioè se lo stile e lo gnomone erano ancora attivi e posizionati nella determinazione del tempo.

All’interno dell’abbazia vennero ritrovate delle carte che sono ora conservate in quello che era un tempo il Regio Archivio Diplomatico di Firenze. Tra questi documenti si ritrovano i testi delle geneaoligie di alcune importanti dinastie fiorentine.In particolare si ritrova il primo stipite conosciuto della più famosa famiglia nobile per eccellenza : i Medici.  In un  lodo del 17 febbraio 1317  si dichiara che alcuni possedimenti situati nel popolo di Santo Stefano a Cornetole, appartenevano a Bernardino del fu Ugo di Giambuono dei Medici.

Quando i monaci Benedettini furono mandati via dall’Abbazia, questi la spogliarono di ogni bene, tanto che quando i Cistercensi arrivarono, furono costretti a chiedere aiuto alla repubblica fiorentina perché non avevano più niente. Insomma, la povera abbazia del Buonsollazzo oltre che redenzioni e rimpianti, nasconde anche una storia di saccheggi.

Galleria

Consiglio dell’esploratore

I tarli vengono anche chiamati
gli orologi della morte
A volte è meglio guardare l’ora
prima che scompaia anche l’orologio

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