Quando l’architettura si fonde con la natura.
Itinerario attraverso l’acquedotto del Nottolini. Da Lucca fino a Vorno. Storia, curiosità e leggende sull’acquedotto del Nottolini e sulla valle delle “Parole d’Oro”.
Chiare, fresche et dolci acque,ove le belle membra pose colei che sola a me par donna
(Francesco Petrarca)
Siamo abituati all’architettura che vediamo tutti i giorni, tanto da farle perdere qualsiasi magia. A me è successo questo strano fenomeno con l’Acquedotto del Nottolini. Sempre sotto gli occhi, “affascinante”, se avessi dovuto rispondere a chi mi avesse chiesto come fosse, ma la verità è che non lo avevo mai visto veramente, semplicemente perchè era lì da sempre, parte di un mondo di colori e case che compongono le immagini familiari e che si notano solamente quando scompaiono, come in una vignetta della settimana enigmistica dove si devono trovare le differenze. Un giorno però sono entrata in biblioteca e sfogliando un libro mi sono trovata davanti una foto del tempietto-cisterna di Guamo.
Guardando la foto non riuscivo a capire dove avevo già visto questa costruzione e così mi sono messa a leggere: ” La terminazione delle archeggiature alle pendici del Monte Pisano è segnata dalla Torre: edificio di particolare bellezza e suggestione nel quale nessuno ha finora riconosciuto un altra interessante citazione dell’architettura antica, ma questa volta tardo imperiale, ormai barbarica : la Torre riproduce esattamente lo schema del mausoleo di Teodorico a Ravenna ” (da Il Monte Pisano, Storia del territorio di Giovanni Ranieri Fascetti cit. p. 162 ). Cercando sulla cartina dei monti pisani ho guardato dove fosse posizionato questo tempietto o torre-cisterna, incuriosita anche dalla particolarità della denominazione e scorrendo i vari nomi sulla mappa mi sono imbattuta in uno che non potevo proprio trascurare: “Le parole d’oro”. Il mattino dopo, insieme con MicMap, Isi, Tempesta, Das e FuriaBuia abbiamo deciso di scoprire questo luogo e ne siamo rimasti talmente entusiasti da raccontarvelo.
Troverete la mappa del nostro percorso Qui. Il nostro percorso è iniziato a San Quirico, poi ci siamo diretti seguendo l’Acquedotto del Nottolini verso il tempietto e siamo tornati indietro per la stessa strada, per poi proseguire verso Vorno, fino all’osservatorio. Tutte le indicazioni precise sul percorso le trovate nell’articolo mappa.
Trovo affascinante camminare sopra un acquedotto, una delle cose più belle è il rumore dei passi. Sull’Acquedotto del Nottolini i passi non rimbombano particolarmente, ma la sensazione di camminare sull’acqua, anche se nascosta, permane. Dopo esserci fermati ad ammirare la cisternina dove avevamo lasciato la macchina, ci siamo incamminati lungo l’acquedotto e ad un tratto c’è stata regalata un’immagine straordinaria. Il tempietto- cisterna e l’inizio delle arcate dell’acquedotto, che come le linee di fuga di un dipinto prospettico, si allontanavano in direzione di Lucca.
Non è possibile descrivere il tempietto, la sua forza architettonica, la sua importanza, sono profondamente suggestive.
Tornando indietro lungo lo stesso percorso ci siamo diretti verso Vorno. Non avevamo camminato molto, quando davanti a noi si è aperta la valle delle parole d’oro. Raramente mi sono trovata senza fiato davanti ad una costruzione umana, ma questa è veramente unica perchè si adatta alla valle come se fosse una cosa naturale, come se la valle stessa fosse nata in questo modo. Difficile pensare solamente al suo uso idraulico, perchè è talmente bella da sembrare più un opera d’arte che non una mera struttura idrica.
La valle prende il nome da un ponte, sul quale sono scritte in oro le seguenti parole :
KAR.LVD.BORB.I.H.DVX.N.AVG.AQUIS.E.PLURIBUS FONTIUM ORIBUS.COLLIGENDIS.ET AD URBANOS PONTES LARGIUS PERDUCENDIS.MONUMENTO.AETERNO.PROVIDIT.DUCATUS.SUI.ANNO.VI
( Carlo Ludovico Borbone I, duce uomo nobilissimo e augusto, provvide, nell’anno VI del suo ducato a raccogliere le acque da molteplici sorgenti e a portarle più largamente verso gli acquedotti cittadini con movimento eterno. Trad. Giuliano e Medea Lazzarini )
Il ponte è stato ristrutturato nel 2014 e tutta la valle è tenuta splendidamente. Grazie all’acqua, i colori sono unici,gruppi di fiori si diramano a perdita d’occhio sopra un tappeto verde, come grossolane pennellate su una tela e le cascatelle dell’acqua, atte a rallentarne la forza, producono suoni e movimento ricordando esattamente il senso più profondo della vita. Accompagnate dalla mano sapiente del Nottolini, con delicatezza e maestria, le acque scendono dal monte e si incanalano nel torrente centrale. Piccole cisterne di controllo sono sparse lungo la valle. Ne abbiamo trovato una aperta e entrandovi ci siamo resi conto che eravamo su un mare d’acqua. Oltre quello che vedevamo, sotto di noi, scorrevano piccoli fiumi, che venivano incanalati e trasportati fino alla grande cisterna. Ammetto che ho provato il grandissimo desiderio di vedere la valle nella sua totalità. Mi sono sentita come una pennellata sul dipinto, ma avrei tanto voluto vedere l’opera completa. Credo che vedere i disegni del progetto di tutta la valle, con tutti i percorsi delle acque, sia una cosa affascinante. Per un attimo ammetto che mi sarebbe bastato anche solamente un drone. Rimanendo invece con i piedi per terra, non potendo fare questa cosa almeno per ora, vorrei potervi raccontare e farvi provare l’immensità della sensazione che si prova. C’è qualche cosa di più in quella valle di un semplice acquedotto, c’è una grande opera, c’è un’opera d’arte che inneggia alla vita e perfino alla morte e all’ascesa dell’anima. Vi è una pace ancestrale, si ha come la sensazione di essere nel ventre materno, coccolati però da una madre più grande e collegati a lei con mille cordoni ombellicali che ci portano il nutrimento.
Secondo il Prof. Giovanni Ranieri Fascetti “ …Non è improbabile che fosse nelle intenzioni del Nottolini fare di tutto il sistema un percorso monumentale per le gite fuori città. In effetti la grandiosità dell’impresa doveva essere celebrata rendendone possibile anche la visita a tutte le sue articolazioni:il ponte delle parole d’oro, una sorta di arco di trionfo sotto al quale passano le acque,che nella sua iscrizione celebra l’opera di chi l’ha voluta, è collocato per l’appunto dove la passeggiata termina, abbracciata alla scenografia teatrale del canale, della grande chiusa e del Monte che offre l’abbondante e benefica acqua…“.
Mi viene spontaneo domandarmi chi fosse Lorenzo Nottolini. Le sue opere sono talmente interessanti da raccontarlo pienamente, se infatti le storie si raccontano, i fatti raccontano gli uomini. La meravigliosa piazza dell’anfiteatro a Lucca , il ponte delle catene a Fornoli, frutto di uno studio compiuto in Gran Bretagna sui ponti sospesi con tensori di ferro, oppure il ponte sulla Val Fegana ci presentano una persona dal gusto neoclassico, con una profonda cultura e con idee innovative. Se si pensa al suo “Grande Progetto”, un progetto che prevedeva la bonifica del lago di Bientina e del lago di Massaciuccoli, ci si disegna un uomo con grandi idee e con la voglia di sperimentare nuove soluzioni. Il progetto della Specola di Lucca, mai conclusosi, lo incontra come una persona attenta alle esigenze e atta a trovare la miglior soluzione architettonica. Per tutti questi motivi, mi permetterò di raccontarvi una storia su di lui alla fine di questo articolo, perchè credo che quello che ha lasciato mostri e racconti di più di mille parole.
Tornando invece alla nostra escursione, dalla valle delle parole d’oro, siamo saliti verso Vorno fino all’osservatorio. Le poche case che abbiamo incontrato, circondate da terreni coltivati e ben tenuti avevano un’aria persa in un tempo molto lontano. La stessa atmosfera di quiete e serenità che si respirava a valle l’abbiamo incontrata camminando per le abitazioni e i campi. Siamo saliti fino all’osservatorio, motivo di critiche e di chiacchiere da bar a causa del suo scarso utilizzo. Il panorama è molto bello, purtroppo noi siamo andati in una giornata di vento e non era facilissimo rimanere ad assaporarne la bellezza. Alcuni passanti ci hanno detto con fare di critica che la struttura, anche se bella è inutilizzata o comunque molto poco sfruttata. Effettivamente era chiusa e non vi possono entrare cani, quindi abbiamo deciso di tornare indietro per poterci fermare ancora un poco nella valle delle parole d’oro.
Premettendo che noi ci siamo andati infra settimanalmente, il luogo era quasi deserto, abbiamo incontrato solamente una decina di persone in tutto e due cani, però immagino che il fine settimana sia un luogo abbastanza frequentato, sopratutto perchè è molto facile da raggiungere. E’ il luogo ideale per portare i cani, anche nei periodi di caldo, proprio perchè lì l’acqua c’è sempre e il bosco intorno alla valle da ombra nei periodi di eccessiva calura.
La passeggiata può essere molto breve o anche parecchio lunga, dipende molto da come volete organizzare l’escursione. Potete partire dall’inizio dell’acquedotto e cioè dal tempietto di San Concordio e percorrendo tutta la strada arrivare fino alle parole d’oro o addirittura a Vorno, oppure, evitandovi tutto il tratto della città, potete partire da San Quirico o da Guamo e decidere fin dove addentrarvi.
Vi sono alcuni gruppi che organizzano anche visite guidate, se siete curiosi di avere maggiori informazioni.
Per maggiori info potete seguire i seguenti percorsi :
Acquedotto Nottolini —> Wikipedia
Acquedotto Nottolini –> Blog di Toscana nostra
“Il MONTE PISANO Storia del Territorio”, di Giovanni Ranieri Fascetti
Centro educazione ambientale “le Parole d’Oro” — > Ass. “Il Tuffetto”
per quanto riguarda le escursioni guidate sull’acquedotto del Nottolini —> VadoeVedo oppure —> Piedi in Cammino
Cercare informazioni sull’acquedotto e sul Nottolini ha fatto si che la mia mente producesse una serie di voli pindarici. Ho cercato di convalidare alcune delle mie tesi e purtroppo la cultura non è mai abbastanza e non ho abbastanza fonti e conoscenze per poter trasformare le tesi in teorie, pertanto da tesi le trasformo in ipotesi. In quanto ipotesi conosco un solo modo per raccontarle senza fare falsa informazione, credo pertanto profondamente che storie e leggende nascondano spesso più verità di un libro di storia.
La vera storia dell’acquedotto del Nottolini
secondo Decibel
“…Non mi tremavano così tanto le mani nemmeno la prima volta che mi sono trovato davanti a Luisa di Borbone.Credo che quella fosse in assoluto la volta dove ho avuto più difficoltà a esporre le mie idee. Luisa è indubbiamente una donna non di piacevole aspetto, ma nei suoi occhi è nascosta una cultura e una tenerezza che gli conferiscono un’autorità particolare. Quella volta è stato solo grazie alla sua dolcezza e alla sua forza se sono riuscito a mantenere la tranquillità d’animo per non far tremare la voce. Questa volta invece è tutto diverso, ho lavorato anni per progettare questo acquedotto e se loro non capissero? se trovassero la mia opera indegna?” Questi erano i pensieri di Lorenzo Nottolini, mentre cercava di abbottonarsi l’ultimo bottone di una camicia che improvvisamente era diventata troppo alta e stretta sul collo. Con uno sbuffo soddisfatto, come se avesse appena vinto una partita a scacchi, guardò il risultato della sua vestizione e ne rimase soddisfatto. La sensazione fu breve, poichè la morsa dell’ansia si attanagliò nuovamente intorno al suo stomaco e la fronte gli si imperlò di sudore. Era sicuro del suo lavoro, voleva solamente che loro lo capissero a pieno e non voleva che la sua emotività lo tradisse. Alla soglia dei quarant’anni ancora non aveva imparato a gestire le sue paure, viaggiare e parlare davanti alle persone non erano esattamente le cose che preferiva fare. Arrivato al tempio venne accolto in silenzio. Aveva percorso quella strada gia parecchie volte, lì aveva imparato la via della conoscenza e la bellezza che essa racchiude. Ne era rimasto affascinato, innamorato, come un ragazzo quando scorge per la prima volta l’amore della sua vita, un’infatuazione che aveva fatto nascere sempre di più in lui la voglia di raccontare, attraverso le sue opere la bellezza della sua amata. Finalmente, dopo anni di studi, gli si era presentata un’occasione che non poteva perdere. Era stato incaricato di costruire un acquedotto, ma quello che aveva visto lui era una possibilità.Dopo i rituali di ingresso gli venne chiesto finalmente quale fosse la ragione per il quale aveva richiesto questa udienza. Sentiva le mani gelide, come abbandonate dalla vita stessa, il pulsare del cuore gli riempiva le orecchie facendogli percepire appena le parole che venivano pronunciate. Non si accorse nemmeno di aver iniziato a parlare. Come spesso gli accadeva una volta iniziato a parlare del suo lavoro, il mondo intorno a lui cessò di esistere, la mente iniziò a disegnare per lui, come una lavagna, schemi e prospetti facilitandogli l’esposizione e lentamente, parola per parola sentiva il sangue ripercorrere le vene, dandogli nuovamente vita. ” Un acquedotto, signori, un acquedotto come non se non sono mai visti. Mi è stato chiesto di fare questa opera, ma quello che voglio costruire è un inno alla conoscenza e all’arte. Seguite il mio progetto e lasciate che vi mostri come i nostri concetti possono trovare forma in quest’opera.
Tutto deve partire da un tempio. Inutile parlarvi della simbologia che esso racchiude e l’importanza che avrà, deve essere posizionato proprio nella città, in modo che tutti possano vederlo, perchè la conoscenza è di tutti coloro che abbiano abbastanza curiosità per poterla vedere. Le colonne saranno a protezione della scultura, nel giusto numero, sarà quello l’inizio.Tecnicamente il tempietto costituirà la parte finale dell’acquedotto, ma la verità è che bisogna risalire verso l’alto per trovare la conoscenza, quindi ciò che spesso sembra la fine è solamente l’inizio del camino. Dal Tempietto in San Concordio, risalirà tutto l’acquedotto per 3,2 chilometri su una struttura alta circa 12 metri e sostenuta da 460 archi in mattoni e muratura che sosterranno, sulla sommità, due canali per le acque. In uno scorreranno le acque pure di sorgente che dovranno andare direttamente nelle fonti pubbliche e private della città, mentre invece le acque di San Quirico e Della Valle andranno ad alimentare le fontane monumentali della città.Al finale dell’acquedotto si troverà un nuovo tempio, questa volta completamente diverso dal tempio di San Quirico, se uno è l’inizio l’altro deve rappresentare la fine del percorso. Sarà fatto su copia esatta del mausoleo di Teodorico. La pianta circolare e la struttura della calotta, non che la sua somiglianza con il sepolcro monumentale, devono rappresentare la fine terrena e l’importanza di volgere gli occhi verso cose più importanti. Verso la conoscenza. Finito il percorso iniziatico, rappresentato da questa immensa struttura, si deve arrivare alla conoscenza stessa e per farlo si arriva alla valle dove tutto ha inizio. Le acque, prelevate dal monte devono scivolare lentamente. Così tanta acqua deve essere domata, gestita e controllata. A tal proposito, metterò nella valle tanti piccoli tempietti, a rappresentare l’importanza delle varie logge, che proteggono e aiutano la cultura, ma che solo tutte insieme la alimentano.Vorrei che ci fosse anche un’altra chiave di lettura e cioè che nessun uomo può possedere tutta la cultura insieme, poichè essa è una somma di tante specialità, le scienze, la matematica, la fisica, la filosofia, la storie e così a seguire. Un’uomo può intraprendere un percorso, ma non potrà conoscerle tutte e tutte insieme andranno a formare la cultura che deve diventare l’acqua che nutre il mondo. Non vi deve essere distinzione tra l’opera dell’uomo e l’opera della natura, deve sembrare come se entrambe le cose siano state create nello stesso momento. Per fare questo seguirò , per rallentare le acque, esattamente la struttura della valle, senza mai forzarla al mio volere, perchè la conoscenza non si forza, si acquisisce. Vi sarà una chiusa e un ponte con delle parole d’oro incise, ad inneggiare il movimento delle acque e l’opera stessa. Vi sarà la necessità di lodare anche il mittente di tanto progetto, ma per loro natura le parole sono come l’acqua, si muovono e cambiano aspetto a seconda di come uno le guarda.
Ho scelto questa opera per raccontare la bellezza del nostro operato e della conoscenza perchè credo che l’acqua rappresenti il giusto elemento. In essa è racchiuso il senso più profondo della vita, è parte di noi, e senza di lei non possiamo vivere e è come la conoscenza e un uomo senza conoscenza è poco differente da un animale.
Perdonate se ho osato tanto, vi prego di non badare alle mie parole più di tanto, ma spero che abbiate la compiacenza di ammirare i miei fatti in modo che l’uomo che sono non si racconti con le favole ma con quello che faccio. “
Lorenzo Nottolini uscì nella notte, aveva parlato di impulso, con il cuore. Aveva sentito l’emozione vibrare nei suo ascoltatori. Emozione e scetticismo, ma lui era sicuro del suo lavoro e si incamminò sollevato, attraverso le strade acciotolate, pronto a donare al mondo una grande opera.
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