Dalla ” Torretta” al convento di Nicosia

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Per ch’io mi mossi e a lui venni ratto;
e i diavoli si fecer tutti avanti,
sì ch’io temetti ch’ei tenesser patto;

così vid’ïo già temer li fanti
ch’uscivan patteggiati di Caprona,
veggendo sé tra nemici cotanti.

Dante Alighieri ( Divina Commedia canto XXI dell’inferno )

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Torretta di Caprona con Furia Buia e Das

Passando per la sp 2 vicarese è impossibile non rimanere assolutamente affascinati dalla torretta di Caprona.
Il nome vero della “Torretta” è Torre degli Upezzinghi, che è quel che resta di un castello oramai andato distrutto. E’ posizionata proprio su uno strapiombo dal quale si apre la valle di Pisa. Purtroppo la “Torretta” è tristemente famosa per i suoi suicidi, anche se non sono stata in grado di trovarne traccia su internet.
Il luogo è intrigante e una visita alla torretta di Caprona è una delle passeggiate più carine e rilassanti da fare sui monti pisani. Si parcheggia in via di Crespignano ( 43.709121, 10.508701 ) e ci si incammina attraverso il cancello di una proprietà privata. Dopo una breve salita si curva leggermente a destra e si sale attraversando un boschetto di ulivi ben tenuti, arrivando alla torre.
La torretta purtroppo si presenta in stato di forte degrado. Quello che colpisce particolarmente è la sua posizione a strapiombo sulla valle pisana, un ottimo posto per fermarsi e godersi il panorama.
Purtroppo è d’obbligo una precisazione, il luogo della torretta di Caprona è un luogo poco sicuro. La montagna è soggetta a frane e vi sono delle fratture nelle vicinanze del bordo cava.
La salita alla torre è una mezz’oretta circa, quindi se volete continuare la vostra passeggiata, oppure se volete evitare di avvicinarvi troppo per paura di una frana, vi consigliamo o di andare sulla vetta del monte Verruca oppure verso il convento di Nicosia.
In questa passeggiata noi abbiamo deciso di esplorare la via che costeggia il fiume, lungo il sentiero cai n° 3 o anche segnato come sentiero n° 143 e andare a vedere il convento di s’Agostino, Nicosia.
Tornate indietro e al cancello prendete il sentiero che costeggia il rigoletto d’acqua. La strada è pianeggiante, frequentata da sportivi e persone a passeggio con il cane e termina su una strada asfaltata. Salite alla vostra destra e nel giro di pochi minuti vi troverete davanti ad una vecchia indicazione per il convento. Non esattamente un’edicola, bensì una croce che sormonta tre sfere, chiaro riferimento al monte Golgota, ci indica la via per il vecchio convento abbandonato.

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La croce sul golgota che segna l’arrivo al convento di Nicosia

La storia del convento non è complicata, questo è tratto dal “Dizionario geografico fisico della toscana” di Emanuele Repetti :

Risiede alla base occidentale del monte della Verruca in luogo già appellato Rezzano o Ressano alla sinistra del torrente di Monte Magno, a cavaliere della strada che conduce a quel villaggio. – Cotesto Monastero insieme con la chiesa fu edificato verso il 1264 dal B.Ugone da Fasiano, arcivescovo di Nicosia, in una selva che acquistò dai monaci Cistercensi di S. Michele della Verruca. A compimento del qual edifizio l’arcivescovo di Pisa, Federigo Visconti, che consacrato e posto aveva la prima pietra nel giorno 13 maggio dell’anno 1264, nel giorno 21 dicembre dello stesso anno dalla sua villa di Calci diresse una enciclica a tutti i fedeli della diocesi per esortarli a contribuire con sussidi al proseguimento del sacro edifizio di Nicosia, allora appellato di Episcopia e più tardi anche di S. Agostino a Rezzano nella Valle Calcisana.

Il nome Nicosia è dovuto a Ugo da Fagiano, suo fondatore, che lo chiamò Nicosia in ricordo del suo vescovado nella Nicosia di Cipro.

Per avere un approfondimento sulla storia di Nocosia trovate l’articolo di Emanuele Repetti QUI

Nonostante lo stato di degrado sia finito anche su un quotidiano, c’è un gruppo di audaci che organizza eventi e cerca di mantenere il più possibile il posto, l’Associazione di promozione sociale “Nicosia Nostra”.

Nel chiostro del convento vi sono due alberi secolari di camelie che tra marzo e aprile sono in fiore regalando un spettacolo unico. Il 10 aprile 2016, per il decimo anno consecutivo,  l’Associazione “Nicosia Nostra”, organizza “Le camelie del Chiostro. Abbracciamo Nicosia”. Se volete maggiori informazioni sul programma e sulle iniziative le trovate sul sito dell’Associazione.
Per informazioni vi metto anche il link all’articolo della Nazione dove si parla dello stato di degrado del monastero —> articolo della Nazione

A questo punto della vostra escursione potete decidere che sentiero fare, infatti vi trovate ai piedi del sentiero cai n° 3 che porta sulla vetta della verruca. Da questo lato il sentiero è impegnativo, per arrivare occorre circa un’ora. Molto bello è fare l’anello che porta da caprona, lungo il sentiero n ° 139   , fino alla vetta della verruca, per poi prendere il sentiero n ° 3 e scendere fino al convento per poi seguire l’itinerario sopra descitto e tornare a Caprona. Un itinerario abbastanza lungo, ma che merita veramente un giro soprattutto in primavera.
I monti pisani in primavera sono veramente uno spettacolo unico, che rende ogni passeggiata un vero e proprio incanto. Ricchi di fiori unici, regalano meravigliose immagini ad ogni passo, se non mi credete, riguardatevi questo articolo e lasciandovi ispirare, cominciate a camminare.

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Convento di Nicosia, l’entrata

Questa passeggiata è assolutamente perfetta per i vostri amici a 4 zampe. In estate la verruca è parecchio calda e non c’è acqua e spesso il fiumetto che costeggia il 143 in agosto è in secca. La primavera è indubbiamente il periodo migliore. Non c’è molta selvaggina e c’è poco sottobosco. La zona è frequentata da corridori, ciclisti e persone a passeggio con i loro cani. La salita alla verruca da Nicosia è impegnativa, ma se volete raggiungere comunque la vetta passando dalla torretta vi semplificate parecchio la strada.

 

Il consiglio dell’esploratore
In primavera i monti pisani son ricchi di fiori stupendi e tantissimi asparagi

 

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