Nasce “il cammino di Antigone”, un cammino per la pace e i diritti dei popoli

Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore

                                            “Antigone”, Sofocle

Quando si dice cammino viene in mente a tutti il famosissimo #CamminodiSantiago, con tutte le sue possibili alternative. In realtà l’Italia è una terra ricca di cammini. Un tempo erano per la maggior parte a scopi puramente religiosi, veri e propri pellegrinaggi alla scoperta di se stessi o per espiare gli errori della propria vita. Il turismo lento ha cambiato radicalmente questa cosa.

Le motivazioni che spingono una persona a mettersi in cammino sono le più svariate, quello che succede sempre è che si viene a contatto con luoghi e persone e forse è proprio questo che ci fa cambiare, passo dopo passo.

Uno dei cammini toscani che sta avendo un sacco di successo negli utlimi anni è il cammino o Via degli Dei. Ho avuto modo di raccontarvelo e se avete letto l’articolo sapete che secondo un mio personalissimo parere è più un bel trekking che non un vero e proprio cammino.

Che differenza c’è? Difficile a dirsi. Credo che la differenza stia nella storia che un cammino vuole raccontare e credo che questa sia la grande forza del cammino di Santiago. Che uno sia all’oscuro o meno del profondo significato che si cela dietro quel pellegrinaggio, che è un pellegrinaggio si respira ad ogni passo. La stessa magia si ha in alcuni cammini in Umbria alla scoperta della storia e della vita di San Francesco. Non è possibile non lasciarsi trasportare dal pensiero che si sta camminando sugli stessi passi del santo. E’ un po’ l’effetto Firenze. Mentre si cammina sul vecchio pavimento ciottolato ci si sente in compagnia di Lorenzo de Medici, di Dante e di Michelangelo.

Questo significa che per fare un cammino che rievochi emozioni antiche non si debbano per forza fare cammini “religiosi”.E’ l’intenzione e la storia sulla quale si cammina a fare la differenza.

Stanno nascendo sempre nuovi cammini, religiosi e non, che non solo portano alla conoscenza dei luoghi che toccano, ma aiutano a non dimenticarne la storia e ne cambiano il presente.

Ho incontrato Enrico una sera a cena a casa di un’amica e dopo poco parlavamo di cammini e montagne come se ci si conoscesse da una vita. Mi ha raccontato della sua associazione “Movimento tellurico” e del cammino che avevano creato “il cammino delle terre mutate”. Questo cammino nasce dall’idea di riunire le terre colpite dal sisma dell’Aquila. Nato come una lunga marcia, nel corso degli anni si è sviluppato e è diventato un cammino. Inutile dire che non vedo l’ora di mettermi in marcia. Oggi però, non vi racconto questo cammino, ma un altro che a noi toscani tocca molto più da vicino. Il movimento tellurico sta dando vita a quello che hanno chiamato “il cammino di Antigone”.

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Antigone è diventata la paladina dei diritti degli uomini. Opponendosi al decreto del re che impediva di sotterrare il fratello Polinice, perché condannato come traditore, nottetempo Antigone si reca sul corpo del fratello e non potendolo sotterrare, lo cosparge simbolicamente di cenere. Viene presa, arrestata e poi rinchiusa, ma l’arringa dove si difende davanti al re Creonte è diventata storia.

Antigone : “Non pensavo che i tuoi editti avessero tanta forza, che un mortale potesse trasgredire le leggi non scritte ed incrollabili degli dei. Infatti, queste non sono di oggi o di ieri, ma sempre vivono, e nessuno sa da quando apparvero”.

Creonte: “Ma il nemico non è mai caro, neppure quando sia morto”.

Antigone: “Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore”.

Questo giusto per citare il pezzo più famoso.

Il cammino di Antigone si propone di legare tra loro i luoghi più noti delle stragi nazifasciste compiute nel tratto dell’appennino tosco-emiliano.

E’ impressionante come, iniziando una ricerca di questo genere, si scopra quante siano e quanto sia difficile unirle tutte. Per questo hanno deciso di restringere a quelle ad opera della XVI divisione Panzergrenadier delle SS , tra agosto e settembre del 1944.

E’ un cammino di trasformazione, infatti si prefigge di cambiare quella che è conosciuta come “la marcia della morte”, in una marcia per la pace.

Il cammino parte dal centro di Pisa, in piazza dei Miracoli per arrivare fino al cimitero polacco di Bologna, attraversando terre come Sant’Anna di Stazzema e il Monte Sole.

Ora che vi ho raccontato tutte le cose in perfetto stile giornalistico, veniamo alla parte più divertente e interessante.
Mi sono proposta di sperimentare il cammino e ammetto che solo a proporlo mi sono sentita un pioniere dei primi dell’ 800, naturalmente vi porterò con me, passo dopo passo, difficoltà dopo difficoltà in questa scoperta. Intanto ho sperimentato il primo giorno, poi a breve partiremo con Furia Buia e l’allegra banda e proveremo la seconda e la terza tappa. Il diario del primo giorno lo troverete pubblicato a brevissimo.

Lo so miei cari lettori che avete anche voi cuori intraprendenti da pioneri, quindi sappiate che tra qualche giorno si apriranno le iscrizioni per partecipare alla prima tre giorni pionieristica alla scoperta del cammino di Antigone!

Cercate e informatevi sul sito di movimento tellurico e  sulla loro pagina facebook. Siccome i posti sono limitati vi consiglio, appena si apriranno le iscrizioni, di iscrivervi subito e sperimentare questa nuova esperienza.

Per farvi assaporare il gusto racchiuso in questo cammino e per rimanere fedele al mio stile, vi racconto un pezzettino di storia. Questa parte non la vivrete nel cammino, ma è una storia così vicina e così potente che non se ne può non sentire l’urlo da piazza dei Miracoli.

Guardate la torre, simbolo della nostra cultura in tutto il mondo. Lasciate che gli occhi si rilassino sul verde ben tenuto davanti al battistero. Curiosate tra gli studenti sdraiati al sole e i turisti intenti a cercare la foto migliore. Chiudete gli occhi e ascoltate. Non siete qua, in questo tempo, ma vivete in un tempo passato, ascoltate i suoni di un lontano 1938.

Non siete più in piazza dei Miracoli, i vostri piedi ora sono sporchi della terra polverosa di Sanrossore. Alcuni daini coraggiosi vengono a cercare cibo direttamente dalle vostre mani e vi frugano tra i capelli cercando qualche cosa di commestibile.
Ed ecco che in lontananza arriva il suono di uno sparo. I daini fuggono veloci e un gruppo di uccelli neri si alza in volo per posarsi pochi alberi più in là. Tutti insieme. Tutti insieme fuggono, tutti insieme si nascondono. Due uomini in uniforme chiedono informazioni a un guardiano intento alle faccene di tutti i giorni.
” Scusi,ma il re dove è?”
” A sentire dallo sparo direi che è verso laggiù. Avrà sparato a un cinghialetto. Ci sono i giovani in questo periodo, sono stupidi, come tutti i giovani e si fanno sparare subito” bofonchia il guardiano.
“Forse non ha capito chi siamo e chi stiamo cercando! Lei ci fa perdere tempo!” I due uomini in alta uniforme, sudando copiosamente, stanno iniziando a perdere la pazienza. E’ un bel settembre, è ancora caldo, il clima ideale per una giornata di caccia.
“Può essere anche che io non abbia capito chi siete. Avete detto un sacco di nomi e ho capito solo che siete del partito fascista. Che cercate il re l’ho capito però. Ho capito anche che se non vi mettete all’ombra con quelle belle giacche abbottonate fino al collo tra poco vi viene uno schioppone.Poi io non sono nessuno per dire a lor signori come vivere, ma queste terre sono come le donne, belle, ma non ti fidare!” Convinto di aver detto una cosa molto carina e divertente, Berto il guardiano sorride mostrando una bocca abitata da pochi affittuari dai colori variopinti.
“Ora basta! Ci dica dove è il re, ma sopratutto vada, lo chiami e gli dica di venire subito qui!” la voce militaresca del più alto dei due diventa quasi stridula nel tentativo di essere perentoria. Berto esplode in una sonora risata di cuore.
“Ve l’ho detto dove è il re. Il re è a caccia e non sarò certo io ad andare a dirgli che ci sono due pennacchi che lo vogliono qua. Quando il re Vittorio è a caccia non vuole essere disturbato. Chi sono io per disturbare un re?”
” Tra quanto tornerà?”
” Quando si sarà stancato. Chi sono io per sapere quanto vuole cacciare un re?”
” Quindi come facciamo a parlare con il re?”
” Chi sono io per saperlo?”
” Lei ci sta prendendo per i fondelli! ora basta, ci dica in che direzione è il re Vittorio, se non viene lui andremo noi!”
” E’ facile, seguite gli spari. Urlate forte quando siete vicini, non vorrei che vi scambiasse per pappagalli”
Lo scambio di battute fu secco e rapido e anche se le spalle dei due erano già lontane da Berto, lui non potè che sorridere guardandoli andare. Un dubbio lontano lo assalì. Forse non avrebbe dovuto aiutarli. Oramai erano andati. Magari il re gli avrebbe sparato davvero, non gli erano piaciuti proprio per niente.
Quando arrivarono dal re, era sdraiato all’ombra di un vecchio pino con il fucile accanto.
” Signori, qual buon vento vi porta da queste parti?” Domandò senza scomporsi, ma in fin dei conti era ancora il re.
“E’ tutto il giorno che l’aspettiamo alla tenuta! Quando pensava di rientrare?”
” Avevamo forse un appuntamento che non ricordo? Il caro Mussolini deve aver inviato un piccione malato perché non è mai arrivato. Vi chiedo nuovamente signori, quale è il motivo che vi porta così lontani e sopratutto fa si che veniate a disturbare la mia battuta di caccia?”
” Il Duce gli ha mandato dei fogli da firmare”
“Scartoffie scortiffie e ancora scartoffie! Mussolini e le sue scartoffie inutili. Cosa sono? di cosa ha bisogno ora che non può prendersi da solo? no, non ditemelo, forse nemmeno mi interessa o forse me ne ha anche parlato. Quando avrò finito firmerò le vostre scartoffie. Lasciatele a Berto. Nei prossimi giorni vedrò di firmarle e di farvele avere”. Con uno sbadiglio, il re Vittorio si mise a pulire il fucile con fare meccanico.
“Non possiamo vostra maestà. Gli ordini del Duce sono di tornare in serata con i fogli firmati e noi non andremo via fino a quando non avrà firmato i fogli!” Il tono addestrato dei due uomini nascondeva una rabbia celata. Erano preparati a un re che avrebbe fatto storie, ma non si aspettavano certo che fosse perché voleva continuare la battuta di caccia. Pensarono entrambi che più che a un re, in quel momento assomigliasse a un bambino che faceva le bizze, ma si tennero quel commento per loro e continuarono a rimanere sull’attenti per far capire che non se ne sarebbero andati facilmente.
“Immagino che se gli ordini dicono questo, non ve ne andrete e rimarrete qua a disturbare la mia giornata fino a che non avrò firmato le carte. Va bene, vada per la firma purché poi ve ne andiate!” Vittorio Emanuele conosceva bene i metodi di Mussolini e sapeva che se aveva mandato questi due uomini, loro non gli avrebbero disubbidito per nulla al mondo. Era inutile perdere tempo in chiacchiere. Voleva solo che se ne andassero, loro, Mussolini, il partito fascista e tutti i malsani discorsi su una possibile guerra all’orizzonte.
“Venga con noi alla tenuta sire, sarà questione di pochi minuti!” Stupiti per il rapido cedimento i due uomini si immaginarono presto il libertà, lontano da quel luogo scomodo e pieno di zanzare.
“Voi state scherzando! Proprio a quest’ora io dovrei venire in tenuta! Non ci penso nemmeno! Portatemi qua i fogli, ve li firmo qui. Sono un re, non ho bisogno di un tavolino per fare la mia firma!” L’affermazione del re stupì i due uomini. I fogli da firmare erano in un rotolo che il più alto dei due portava al collo. Penna e calamaio erano nello zaino in corda che si erano portati dietro per ogni evenienza.
” Scusi, non ho capito, lei sta dicendo che vuole firmare qua? nel bosco? ”
“Qua non vi piace? trovate poco decoroso che un re si sieda sulla nuda terra per firmare dei documenti? e sia, li firmeremo su quel nobile ponticello. Che dite? è abbastanza adatto? E’ più ufficile invero! Avevate ragione. I documenti si firmano sul legno, che sia un tavolo di pregiato mogano o un semplice pezzo di legno di nessun valore. Ecco a voi il vostro tavolo d’ordinanza. Passatemi la penna e i documenti” Con fare scortese Vittorio Emanuele strappò i documenti dalle mani dei due uomini e con ampi gesti teatrali, appoggiandosi alla ringhiera del piccolo ponte, siglò i documenti con la sua regale firma ” e ora, signori, andatevene e lasciatemi alla mia battuta di caccia!”
I fogli firmati vennero arrotolati nuovamente in modo che non venissero sciupati. I due uomini persi tra doveri e pensieri si incamminarono verso la strada del ritorno e Vittorio Emanuele torò alla sua amata caccia.
Era il 5 settembre del 1938 e nel parco di Migliarino Sanrossore venivano firmate le leggi razziali italiane.
Questo fu il primo atto che segnò in maniera indelebile quello che sarebbe successo pochi anni dopo.

leggi razziali firma 320x239 - Nasce "il cammino di Antigone", un cammino per la pace e i diritti dei popoli

Naturalmente ho scherzato, ma purtroppo, come sempre, la storia è vera. Il 5 settembre Vittorio Emanuele non interruppe la sua giornata di caccia, ma firmò, su un ponticello della tenuta di migliarino san rossore, le leggi razziali. Se le conoscesse, se le abbia lette o se, come ho voluto immaginare, le abbia firmate solo per poter tornare alla sua giornata, non lo sapremo mai. Preferisco pensare che non le abbia lette. Fatico ad immaginare che qualcuno possa leggere e firmare quel tipo di documento. Di fatto furono firmate. Di quel giorno e di questa storia rimane solo una piccola traccia. Un cartello, con la data e poche parole per ricordare. Solo un piccolo cartello a memoria di un piccolo ponte e di una firma che ha cambiato le sorti della storia.

Il cammino di Antigone parte così. Nella bellissima piazza dei Miracoli, a pochi chilomeri da dove un re ignavo e codardo decise di firmare le leggi razziste dndo inizio a una storia di dolore e morte. Ci vuole coraggio per camminare di nuovo queste strade. Ci vuole coraggio per ricordare. Solo così però si può trasformare il piombo in oro, solo ricordando. Rimanete concentrati sul passato e iniziate a camminare, un passo dopo l’altro e ascoltate le storie che vi verranno raccontate, fintanto che ci arà la memoria, ci sarà la speranza che quello che è accaduto, per quanto terribile non accada di nuovo.

 

il consiglio dell’esploratore

Non dimenticare significa costruire. Camminate ricordando e costruendo.

 

* le foto del cimitero dei Polacchi a  Bologna sono di Luca Bolognese
** L’immagine di copertina è una mia personale rivisitazione del logo del parco nazionale della pace di sant’Anna di Stazzema e di un disegno della locandina dello spettacolo “Antigone” del Centro Culturale a Quero.

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