Le domande più semplici sono le più profonde, Dove sei nato? Dov’è la tua casa? Dove stai andando? Che cosa stai facendo? Pensa a queste cose di quando in quando, e osserva le tue risposte cambiare.
(Richard Bach)
Tower Lake e il Parco di Migliarino San Rossore
Viviamo nell’epoca del sensazionalismo. Ci dicono che dobbiamo desiderare di fare la foto ai nostri piedi su spiagge tropicali. Ci raccontano che per poter vedere la bellezza si deve salire su un aereo e immergersi nel mondo. Il mare deve essere blu, con i coralli che si intravedono sul fondo. Il cielo oramai deve avere dei colori prestabiliti, il tramonto può essere fotografato e quindi pubblicato solo se il sole si tuffa tipo biscotto nel mare. Per fortuna ogni cellulare è munito di super app e se l’arancione non è proprio quello richiesto si può sempre aggiustare. Ti dicono che devi viaggiare, scoprire, andare lontano, quello che nessuno ti dice mai è che la porta di Narnia spesso si trova proprio dietro casa.
Non mi ricordo più quando mi sono trasferita nella simpatica e astrusa cittadina di Tower Lake. Ammetterete che la versione inglese del nome renda già il posto più interessante. Quello che mi ricordo è che non ero esattamente contentissima della mia destinazione. Tower Lake è una città che a prima vista appare una città pacco. D’estate è piena di turisti che ti occupano il parcheggio davanti casa e in inverno sei fortunato se riesci a trovare il forno aperto.Naturalmente sei vicino a tante città importanti, ma vicino non vuol dire lì. Insomma Tower Lake mi sembrava un paesino inutile, spopolato, dove i pochi sanno vita morte e miracoli di tutti, antenati inclusi, ma al tempo stesso troppo poco spopolato per essere veramente pacifico. Insomma, come ho detto un paese pacco.
C’è il mare.
Che non è blu come quello dei Caraibi, ma almeno c’è.
In un lontano giorno di primavera ho iniziato a chiedermi se non avessi giudicato male il piccolo paesino astruso . Ero uscita di casa a metà e mi ero incammina verso il centro. In questo caso per centro si intende l’unica strada che taglia il paese e dove c’è la farmacia, il bar, il comune, il fruttivendolo, il macellaio e il fornaio, cioè il massimo shopping che uno può desiderare. Dopo pochi metri incontro un vicino con in mano due grossi sacchi della spazzatura, che mi saluta felicemente. Continuo a camminare ed eccone un altro. Anche lui con i sacchi della spazzatura. Questo mi ferma felice e mi chiede :
” oh, anche tu stai andando?”
” em…andando dove?” chiedo cercando di non fare le mie solite facce strane.
” ma da te la nettezza urbana è passata?” chiede di nuovo lui.
Lo sapevo…è un paese di pazzi … cosa c’entra la spazzatura ora…torno mentalmente al cancello di casa. Il pensiero della spazzatura mi aveva sfiorato leggermente visto che il sacchetto che avevo messo fuori dalla porta giaceva sonnecchiante esattamente nella stessa posizione in cui lo avevo messo molte ore prima. Avevo notato la sua presenza, ma era ancora presto per preoccuparsene.
“em…no…” rispondo con fare ammiccante, cercando di stimolarlo a parlare.
” e già, non poteva mica passare. Si è rotto il camion sai” no, naturalmente non lo sapevo, sono solo le 10 del mattino, non potevo saperlo, nemmeno il giornale locale lo sa ancora.
“quindi ci siamo organizzati e abbiamo deciso di portare tutti i rifiuti nel parcheggio del comune, così quando aggiustano il camion non devono fare il giro ma vanno direttamente lì”
eccoci, lo so , lo sento, sto facendo una delle mie solite facce buffe, ma sono sicura che l’avreste fatta anche voi! Ora ragioniamo. Il camion della spazzatura passa tra le 7 e le 10 del mattino. Erano circa le 10 e sette minuti. Quindi i miei simpatici concittadini, si erano ritrovati, avevano capito che il camion non sarebbe passato, avevano scoperto che non sarebbe passato perchè era rotto e si erano organizzati con un’azione che non voleva essere di protesta, bensì di aiuto. Il tutto in sette minuti?
Farfuglio una serie di parole senza troppo significato, tra le quali anche una serie di saluti e una promessa che avrei portato la spazzatura e mi allontano. La via principale era affollata di gente con sacchetti della monnezza in spalla. Sembrava di partecipare al salvataggio del secolo. Tutti sorridevano, tutti si salutavano, in fin dei conti tutti si conoscono, tutti collaboravano.
Quel giorno ho portato anche io il mio piccolo sacchetto della spazzatura e passando davanti al comune sono stata tentata di entrare e chiedere la residenza, ma per farlo avevo bisogno ancora di un piccolo incentivo e cioè Das e la porta di Narnia.
La porta di Narnia dietro casa
Ho sempre cercato posti incredibili dove portare Das e Furia Buia. Grandi esplorazioni, vette dei monti, notti in tenda, case stregate. Però è un po’ come cucinare per una cena e cucinare tutti i giorni. Non è che tutti i giorni si può fare il pranzo delle grandi occasioni. Avevo bisogno di trovare un luogo vicino, carino, dove poter passare del tempo.
Avevo esplorato il lago, trovando un paio di posti simpatici, ma erano tutte passeggiate brevi.
Non so ancora come sia successo, per me quella era una zona off limit, ma un giorno ho cambiato strada e ho trovato una delle più belle passeggiate da fare con il cane. Il parco di Migliarino San Rossore.
La zona che costeggia Tower Lake è la parte più wild, non è curata, tranne la zona che costeggia il fiumiciattolo della Bufalina, che viene tenuto molto bene.
Vi sono vari accessi, il più semplice è dalla strada che porta alla coop lungo il viale Venezia, che in quel tratto prende il nome di via Giovanni XXIII.
In fondo la strada è chiusa con un cancello, ma l’entrata di lato è aperta.
A quel punto il mondo si apre in un ventaglio di possibilità infinite. Prima però dovete superare il ponte degli incontri.
Il ponte degli incontri
Ed ecco a voi i protagonisti di questo racconto. Primo tra tutti, Legnetto.
Legnetto è un canino da caccia, oramai ha una certa età. Vive con un signore anche lui di una certa età e è spesso in prossimità del ponte. Mentre il proprietario raccoglie la legna per il fuoco, Legnetto lo aiuta togliendo i vari legni ammassati sulla bicicletta e sgranocchiandoli fino a ridurli in comodi trucioli per accendere il fuoco. Il vero nome di Legnetto è sconosciuto. Tra di loro si parlano poco, l’unica cosa che si dicono è per l’appunto “Legnetto”, incitazione al lavoro di truciolatore. Da lì ho deciso che il suo nome sarebbe stato quello.
Proprio all’entrata del ponte abbiamo la compagnia delle suocere.
Le trovate lì anche con la brutta stagione, se non ci sono potete trovare le loro seggiole e i loro tronchi, disposti a semicerchio. Sono un gruppo di autoctoni che servono da gazzettino ufficiale del paese. Sono lì per vedere chi entra in pineta, chi esce e a che ora. Sono meglio di una telecamera di sorveglianza. Le prime volte sono soliti rivolgerti la parola. In realtà ti fanno delle domande, cose utili per la catalogazione, tipo come si chiama il tuo cane, da dove vieni che non ti ho mai visto ecc..con il tempo smettono le domande e si limitano a prenderti i tempi di percorrenza. Se salti un giorno non succede niente, ma dopo due giorni che non ti vedono in giro ti mandano carabinieri e ambulanza a casa. Tower Lake è una città di buoni cittadini, che si preoccupano degli altri.
Hanno un accordo con i carabinieri locali per il controllo del traffico degli stupefacenti nel parco di Migliarino San Rossore.
In tempi remoti, quando la libera società delle suocere ( simpaticamente chiamata la L.S.D.s.),non esisteva ancora, vi furono episodi di spaccio all’interno del parco. Adesso questo non avviene più. La L.S.D.s. controlla tutti e al primo sospetto segnala ai carabinieri locali nome, età e identikit disegnato da uno di loro.
Se cercate informazioni potete chiedere a loro, sono l’archivio storico di Tower Lake. Se loro una cosa non la sanno, sicuramente non esiste e non è mai accaduta.
Spesso trovate anche due cani, che accompagnano gli umani in questo duro lavoro.
Una femmina carinissima. L’ho chiamata Macchia, perchè anche di lei non so il nome. Lo avrei chiesto all’umano che l’accompagna, ma ogni volta che la incontro sono troppo occupata a guardare Furia Buia. Furia Buia è follemente innamorato della piccola Macchia, che non lo degna nemmeno di uno sguardo. E’ molto timida e non si azzarda ad uscire dal raggio protettivo del padrone e Furia Buia gli lascia grandi cuori disegnati con la pipì lungo tutto il ponte. Una volta l’ho scoperto a scrivere il mio numero di cellulare, nella speranza che lei lo chiamasse. Per ora è un amore platonico, fatto di sguardi e pipì.
L’altro canino abitante del ponte era un jack russel, ma credo sia morto. Ora ce n’è uno esattamente uguale che ha preso il posto dell’altro e come l’altro si tiene sempre a debita distanza. Si avvicina per odorare solo dopo il passaggio di cani e persone e si segna la lista delle cose che i vari cani hanno mangiato.Per mancanza di fantasia l’ho chiamato JacSimile.
Se siete fortunati di passaggio sul ponte potete incontrare la protettrice della pineta: Foglia.
Non mi sono inventata il nome, si chiama proprio così. E’ una ragazza favolosa. Lei conosce tutti i cinghiali del parco, che nutre in un luogo non ben identificato. Conosce anche tutti i daini e gli altri animali. Sa perfino il nome di ogni albero, che saluta gentilmente passando. E’ un anima nobile e gentile. Sfuggita al tempo. In contatto con il vento e la sabbia. Lei è parte del bosco stesso.Lei è l’anima umana di questo lato del parco di migliarino San Rossore.
Superato il ponte avete una scelta. Ci sono 5 strade. La prima porta verso il campo di triboli con il vecchio legno, la seconda porta verso il mare con pochi animali, la terza porta al mare con molti animali, la quarta porta nel mezzo della macchia di Migliarino San Rossore e la quinta porta da padre Pio.
Ora, non è che vi posso raccontare tutti gli itinerari possibili, sono veramente infiniti. C’è la terra dei daini, la casa dei cinghiali, la casa abbandonata, il podere in mezzo al bosco, la terra del branco e tante altre. Credo che potrei raccontarvi di questo bosco per anni senza riuscire a dirvi tutto.
Se andate verso la chiesetta di padre pio, costeggiando la rete mezza rotta che delimita la zona del parco, vi trovate ad un certo punto ad una porta. Non immaginatevi una porta vera e propria, ma vi assicuro che è una porta. Cioè un luogo da cui si entra. Quella è terra di cinghiali, ma non preoccupatevi, quelli che abbiamo incontrato noi sono sempre stati carini e socievoli. Vige un po’ la legge, tu non dai fastidio a noi e noi non diamo fastidio a voi, ma si sa i cinghiali sono un po’ scostanti nei rapporti sociali.
Fatto sta che una volta entrati nella porta di Narnia vi troverete in un ambiente leggermente diverso da quello del parco. E’ capibile che ai cinghiali piaccia, piace anche a me. E’ un ambiente accogliente, le piante ti si avvicinano creando passaggi incantati e gallerie verdi. Narnia insomma.
La terra dei daini
Se volete vedere i daini invece dovete entrare nel vecchio cancello verde, e andare a destra alla prima stradina interna. Se non li trovate lì, arrivate alla casetta piccola e girate nuovamente a destra. Se siete terribilmente sfortunati e non li trovate nemmeno lì continuate a camminare fino alla casa nella foresta e sono sicura che li vedrete. Amano la zona a destra, verso il mare, forse per il cibo, forse per il panorama.
La terra del branco
Per arrivare alla terra del branco si deve camminare un bel po’ perchè è praticamente a marina di Vecchiano. A dire il vero non so se vi voglio ancora raccontare questa storia. Di fatto è una storia triste. Il branco c’era. Il branco non c’è più. Abbiamo incontrato l’ultimo abitante del branco, Snoopy…è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Dopo giorni di ricerche, di impronte, di silenzi Snoopy decise di incontrarci e di incontrare Das. Non credevo fosse vero. Siamo stati con lui per quasi un anno, poi un giorno non lo abbiamo più visto e da quel giorno non è tornato. Non vado più nella terra del branco. Mi dispiace troppo.C’è uno studio e un dvd molto bello sulla storia di quel branco, purtroppo in tedesco. Lo studioso si chiama Gunther Bloch e il libro e dvd lo trovate alla sua pagina e si chiama Die Pizza-Unde.Non vi consiglio di avvicinarvi troppo a questa storia. E’ una storia triste. Quindi più di così non ve la racconto.
La chiesetta di Padre Pio
Potete anche non essere credenti, ma un giretto alla chiesetta del bosco non potete non farlo. Da queste parti è una cosa che piace. Non è l’unica. Ce n’è una anche nella pineta a Viareggio, anche quella molto carina. Questa è più bella. E’ un bel luogo. Fatto di silenzi. Fatto di pace. Sedersi e ascoltare il bosco è una cosa magica. Se siete lettori di questa guida sicuramente sarete dei curiosi e quindi vorrete sapere tutta la storia di questa incredibile chiesetta. Questa volta il lavoro di recupero informazioni lo hanno fatto e anche piuttosto bene. Se volete conoscere la storia della cappella di Padre Pio a Torre del lago, andate QUA e soddisfarete ogni vostra curiosità.
Il campo dei triboli
Il campo si trova risalendo verso la ferrovia nel lato che da più verso la città. E’ un grande campo, un tempo c’era un vecchio albero proprio al centro. Ci abbiamo giocato un sacco con Das. Ora non c’è quasi più, mangiucchiato dal tempo e dalle intemperie.
A prima vista è un campo bellissimo, se siete fortunati lo potete vedere abitato in volo dai Gruccioni
o dalle Rondini. In realtà è un po’ come le paludi dell’eterna tristezza, oppure le sabbie mobili, insomma, non è come sembra. Purtroppo il terreno è invaso dai triboli, che una volta secchi, sono delle palline spinose che si conficcano sotto le scarpe e ahimè nei polpastrelli. Credo che nemmeno una femmina in calore convincerebbe Das ad andare là in mezzo.
Questa non è una passeggiata è una vita di passeggiate.
E’ il posto ideale per i cani. Lungo le vie trafficate, cioè quelle che costeggiano il fosso della Bufalina, trovate solo persone che passeggiano con il cane. Se non volete incontrare persone che passeggiano con il cane, basta che entriate nel bosco e il mondo diventa silenzio.
Naturalmente è un bosco, molto popoloso. Quindi per i cani cacciatori è un po’ impegnativo. A Furia Buia, il cacciatore del branco, piace parecchio. Alcune volte lo sento abbaiare in lontananza, per poi tornare e tuffarsi felice in una pozzanghera.
E’ perfetto sia in inverno che in estate.
Da lì potete arrivare al mare, in una mezz’oretta a passo allegro.
Siete molto lontano dagli stabilimenti balnearii, in una zona senza tempo ne spazio che unisce la spiaggia di Tower Lake a quella di Marina di Vecchiano. E’ un luogo che si raggiunge solo a piedi, o in bicicletta dalla strada che vi ho raccontato lungo la Bufalina, quindi, come potete ben immaginare è poco frequentato anche in estate.
Naturalmente siete all’interno di un parco, anche se particolarmente wild, però se volete farvi un’idea, date uno sguardo al sito del parco. Ci sono anche una serie di cartine con segnati gli itinerari. Ve ne sono per tutti i gusti.
Narnia è stata la decisione definitiva per capire che questa città era meno peggio di come l’avevo vista all’inizio e poteva essere un buon luogo dove vivere per un po’.
Un ultimo particolare.
Giusto per farvi capire quanto può essere carina questa piccola città.
Vicino al lago, c’è una statua di un cane. La targa dice questo : ” Pippo, cane senza padrone, dal mantello marrone e dagli occhi dorati colmi di dolori antichi e di una pace ritrovata, visse circa 20 anni sul belvedere Puccini. Comparso nel 1977 con una profonda ferita da arma da fuoco sulla schiena, seppe perdonare e conservare fiducia negli uomini. Adottato dagli abitanti del lago, non compì gesta straordinarie ma insegnò a tutti il vero significato di bontà, perdono, amicizia e libertà.
Prigioniero come ogni essere mortale nella rete della vita e del tempo, testimoniò la magia di un’esistenza pienamente vissuta con dignità e coerenza alla propria natura.
Una storia d’amore e gratitudine reciproca tra l’uomo e l’amico cane”
Questa è Tower Lake, il lato sconosciuto della città, il lato bello, quello che merita il suo vero nome : Torre del Lago.
Dove fare l’aperitivo dopo la passeggiata
A Torre del Lago c’è una novità. Ora c’è pure un circolo A.R.C.I.Lo trovate proprio prima del sottopasso lungo il viale Marconi. Il sottopasso è una costruzione urbanistica talmente brutta da farvi pensare che la teoria del paese pacco guadagni punti, ma abbiate fiducia.Il circolino si chiama “Bulli e pupe” e a contrario del sottopasso è un locale molto carino. Fa degli aperitivi spettacolari a prezzi popolari. La tipa è simpatica e merita fermarsi a chiacchierare con lei. I cani possono entrare e c’è pure lo spazio fuori, perfetto per la primavera e l’estate.Insomma un ottimo posto dove fermarvi. In inverno apre solo il fine settimana, Torre del Lago è pur sempre Torre del Lago!
Purtroppo le cose belle si sa non durano…bulli e pupe è momentaneamente chiuso.
Galleria
Il consiglio dell’esploratore
Cercate la vostra porta di Narnia dietro casa