“Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre
Josè Saramago.”
Questa storia ve la dovevo miei cari lettori, per quanto mi sia difficile ricominciare a scrivere su questo blog, vi sono alcune storie che vanno raccontate.
Questa fa parte di quelle storie.
Come avrete letto dall’ultimo articolo, sono successe molte cose e purtroppo i nostri passi sono rallentati, a tratti ci siamo addirittura fermati.
Immobili.
Senza poter rileggere le vecchie storie, senza poter cercare nuovi racconti.
Però, in un posto ci siamo andati e è uno di quei posti che merita di essere raccontato e visitato perché offre la bellissima sensazione di grandezza e infinito.
Non solo il panorama del luogo regala respiri di sollievo all’anima, ma in questo caso, anche la grandiosità umana stupisce.
Le storie che vi sono racchiuse dentro sono tantissime, un’infinità di vite, ma soprattutto un’infinità di parole che hanno attraversato mezza Europa e sono passate anche da lì. Era il 1956, quando la base di telecomunicazioni Nato “Livorno”, sul monte Giogo, veniva ideata e iniziava la sua costruzione.
Ci vollero quattro anni ed ecco che nel 1960 le porte di quell’immeso stabile, arroccato sul Giogo, si spalancarono.
Per capire meglio cosa stava succedendo in quegli anni però è il caso di fare un pochino un Bignami di storia. Abbiate pazienza e fatelo con me, perché vi assicuro che è neccessario per poter vedere le antenne, gli edifici, il piccolo bunker, nella giusta ottica e dimensione.
E’ finita da poco la seconda guerra mondiale, nonostante la ripresa economica l’Italia attraversa un momento economicamente difficile. Poco prima delle elezioni del ’53 viene approvata quella che passerà alla storia come la “legge truffa”, una legge fatta apposta per favorire il sistema delle alleanze della DC. Questo fa si che la politica italiana si sposti leggermente a sinistra. Nel 1955 un fatto veramente importante cambia la politica mondiale, muore Stalin. Nel 1945, George Orwel, aveva previsto uno stallo nucleare tra due mostruosi stati, da quell’affermazione prese vita quella che tutti conosciamo come “Guerra Fredda”. Nel 1955 con la morte di Stalin, teoricamente la guerra fredda doveva arrivare alla fine, ma la verità è che si può veramente considerare finita solo nel 1991 con il crollo dell’unione sovietica.
Già solo la parola “guerra fredda”, fa pensare a un film di James Bond, dove spie bellissime con congegni futuristici, scoprono segreti che cambieranno per sempre il mondo come lo conosciamo, per poi finire con un cocktail su una spiaggia paradisiaca attorniati dalla bellezza.
Sinceramente a me viene più in mente il film “l’uomo che fissa le capre”, un film ambientato molti anni dopo, durante la seconda guerra del golfo, ma che vi consiglio di vedere perché ha un tocco assurdo e al tempo stesso reale, che racconta benissimo l’assurdità di quella che fu proprio la guerra fredda.
A parte la mia citazione cinematografica, però, dovete assolutamente entrare alla ex base NATO “Livorno” tenendo bene a mente queste piccole nozioni, poiché vi faranno vedere tutto con occhi diversi.
Già quando ci si avvicina alla strattura e si cominciano a vedere dal basso le immense antenne di ricezione, la prima cosa che viene in mente sono delle orecchie.
Incredibile ma vero, sembrano proprio le orecchie di Topolino.
Questa frase racchiude un gioco di significati che fa rabbrividere un po’ anche me, me ne scuso, ma la verità è che siamo al tempo delle spie e dei complotti, dei messaggi segreti e cifrati e un po’ di criptica scrittura ci sta proprio bene.
Se siete cani muniti, vi consiglio di parcheggiare la macchina all’inizio del sentiero e di farvi tutta la salita fino alla base a piedi ( circa 3 km ). Non è molto lunga e è nel bosco. I panorami sono mozzafiato e meritano il passo lento, piuttosto che il trambusto della macchina.
L’entrata alla base regala quella sensazione come se tutti fossero usciti di corsa. Se siete esploratori, conoscete le vecchie case abbandonate, nel loro abbandono c’è sempre una cura, scompigliata dal tempo, ma pur sempre una cura. La base “Livorno”, si sente che semplicemente un giorno le truppe sono andate via, portando via quel poco che avevano.
La “porta” è aperta, con un certo spregio per il posto, come a dire “noi andiamo via, ora è tutto vostro, a noi questo posto non interessa, fate quello che volete”.
La cosa che vi lascerà senza fiato,è proprio davanti a voi : 4 antenne gigantesche. Con un diametro di 20 metri e le loro scalette che portano al centro della parabola, regalano quella bellissima sensazione di essere così piccoli rispetto al mondo!
Per sentirvi ancora più piccoli, vi regalo questa chicca, queste antenne captavano 24 ore su 24 le informazioni che dalla Norvegia andavano verso la Turchia, con importanti intercettazioni in Olanda, Danimarca, Germania, Inghilterra, Francia,Malta, Creta, Cipro, per un totale di 4000 km. 49 stazioni Troposcatter, che raccoglievano tutti i comandi NATO.
Alla base vivevano 8 tecnici, 11 carabinieri che si occupavano della sicurezza del posto e 5-6 persone tra cuochi e meccanici.
Se queste antenne potessero parlare racconterebbero quanto siamo andati vicini a far esplodere veramente la terza mondiale. I segreti che sono racchiusi tra queste mura, sono segreti che hanno cambiato il mondo facendolo diventare quello che è ora.
Quando siete a passeggio nella base abbandonata o tra le antenne, immaginatevi un epoca senza internet e senza grandi comodità. Un luogo dove chi vi abitava, in inverno, rischiava di rimanere bloccato dalla neve e dal freddo che rompeva i motori dei vecchi mezzi.
Credo che vi vivessero proprio come una famiglia.
Ho cercato chi poteva aver lavorato lì, per raccogliere e scoprire di più della storia di questo posto, ma qualcuno aveva già raccolto questa informazione e vista la nostra impossibilità fisica momentanea, vi metterò il link a quello che ho trovato, invece di andare a verificarlo di persona per voi.
L’ultimo comandante della ex base nato “Livorno” fu Ersilio Brugnoni, che, originario di Ascoli è rimasto il Lunigiana per il lavoro e per l’amore.
A raccontare la sua storia è Oreste Verrini, che nel suo blog racconta della sua escursione con Huka, il suo cane, sul monte Giogo e della sua chiacchierata con il comandante Brugnoni.
Quello che mi è piaciuto di più del suo racconto è l’immagine finale che il comandate ha regalato al Verrini durante l’intervista : ” il giorno in cui ho staccato l’interruttore è stato come se il mondo mi avesse dato un pugno dello stomaco. Un silenzio tombale: dal rumore dei ventilatori, delle apparecchiature, dei campanelli d’allarme ad un silenzio tombale, proprio tombale. Dopo averci passato una vita, è stata durissima. Non ho pianto…ma quasi”.
Il racconto completo e l’intervista le trovate qua.
Ed eccoci qui, io, FuriaBuia, Das, IsiPedia, MikMap e Tempesta, che camminiamo sui passi di altri uomini, cercando di ascoltare nel vento il rumore, che queste antenne, questi congegni, queste attrezzature dovevano produrre. Un rumore di uomini, un rumore di vita.
Entriamo nelle stanze abbandonate, le tracce dei pastori che nel corso del tempo hanno preso possesso di questi luoghi è evidente. Alcune porte sono chiuse. I locali sono giganteschi. Un locale che abbiamo soprannominato il bunker ci accoglie con freddo e insetti e io sento di non stare bene, ho fatto la chemio pochi giorni prima di questa gita e mi sembra quasi di sentirli davvero i rumori degli uomini che lavorano.
Sento come se tutto fosse difficile e succede una cosa che è stata una delle cose più frequenti durante questi ultimi anni, mi sento dentro a un corpo che vorrebbe fare, correre, salire, ma che non è in grado di farlo. Guardo le immense parabole e l’unica cosa che vorrei è salire sulle scalette ripide e guardare il mondo dal centro di una memoria di parole. Prendo la paura e me la metto in tasca e insieme con Mikmap e IsiPedia, iniziamo a salire. Das dal basso abbaia la sua preoccupazione, FuriaBuia è alla ricerca di qualche cosa che non sa nemmeno lui e Tempesta tenta furiosamente di uccidere un sasso che è sicuramente innocente.
Saliamo su una parabola e mi sembra di toccare il cielo con le mani.
Guardo verso l’alto, sullo scalino sopra di me MikMap scruta il mondo, sullo scalino sotto di me IsiPedia scopre che queste antenne hanno ancora un sacco di energia elettrostatica e tenta inutilmente di dare un verso ai suoi capelli e ai suoi peli. Io sono completamente glabra e non sento assolutamente niente, ma penso che questa sia una piccola conquista.
Chiudo gli occhi e ascolto in silenzio il passato.
“…LIMA ALPA…bzz…bzzz…BRAVO…
RED one a tutte le stazioni, RED one a tutte le stazioni.
Able Arcer 83 attivo.
USA in DEFCON1″
…Era il 1983, gli stati uniti decisero di fare un’esercitazione su una possibile guerra nucleare con l’Unione Sovietica. La situazione sfuggì di mano e tutti questi preparativi vennero scambiati dall’ URSS non per un’esercitazione, ma per un vero e proprio attacco…
ACE-HIGH Network in ascolto…bzz…bzz…
...sicuramente la storia di quel giorno è passata da queste antenne. Abbiamo sfiorato la terza guerra mondiale quel giorno e forse è proprio una frase che è stata detta e che è rimbalzata su questa linea che ha fermato l’inizio della guerra. Si pensa che quel giorno dell’83 tutto quello che poteva andare storto, andò storto. Chissà cosa hanno captato quel giorno queste antenne, chissà quale parte della storia non raccontata sanno. Ascolto i comandi urlati in tutte le lingue, li ascolto nella mia mente e sento la paura di quegli anni, la tensione nascosta e penso alla mia piccola paura nascosta nella mia tasca.
Scendiamo dalle antenne.
Un giorno tutta questa tecnologia è diventata obsoleta. Un giorno questo luogo è diventato ex e i segreti che nascondeva sono diventati muti.
…ROGER WILCO…*
…OUT…**
e dopo questo fu il silenzio, non c’era più nessuna risposta da aspettare, i comandi erano stati eseguiti e il cancello veniva lasciato aperto in modo che il tempo potesse entrare a cancellare ogni traccia dei suoni e delle parole che avevano costruito la ex Base di telecomunicazioni NATO del monte Giogo.“
* ROGER WILCO : Ricevuto e compreso, obbedisco alle istruzioni (= Roger, Will Comply )
** OUT: Ho finito di trasmettere. Non aspetto la tua risposta (non necessaria)
Come si arriva alla ex base telecomunicazioni NATO?
Arrivare alla base è quantomai facile.
Prendete la strada che va a Comano e una volta giunti proseguite sulla strada provinciale 25 che va verso Lagastrello.Al bivio di Grocco San Pietro proseguite lungo la strada a sinistra che vi porta sulla vetta del monte Giogo. Come vi ho scritto nell’articolo, noi abbiamo lasciato la macchina all’inizio di questa strada e abbiamo continuato con a piedi. La strada è lunga circa 3 km e è necesaria una macchina un pochino alta perché a tratti non è ben tenuta.
Consiglio dell’esploratore
Ascoltate con gli occhi e guardate con le orecchie
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