“Fratello, consegnando questo vestito eremitico, ti esortiamo a vivere tanto casto, semplice e santo nelle tue vigilie, digiuni e mortificazioni, nel tuo lavoro, nelle orazioni ed opere di misericordia, che tu raggiunga la vita eterna e la beatitudine celeste”
A volte l’universo senza chiederci il permesso mette un punto nella nostra vita, pigia il tasto di invio a capo e noi ci ritroviamo sbalzati in un nuovo paragrafo senza nemmeno essere sicuri di aver finito di leggere quello precedente.
Le reazioni possono essere molteplici, ma indicativamente la più gettonata è : cercare punti di riferimento nel proprio passato.
Il nostro punto e a capo non so proprio come sia successo, da un giorno all’altro la zampa posteriore destra di Das ha iniziato a non funzionare più bene.
Ed eccoci dentro l’orribile iter dei controlli e delle analisi, delle medicine antifiammatorie e antidolorifiche e dentro a quell’impotenza che mi assale ogni volta che succede qualche cosa ai miei amici e tutto quello che vorrei è mettermi al tavolino con loro e chiedergli cosa vorrebbero che facessi.
” Ehi Das come ti va oggi?”
“Non me ne parlare ho questa zampa che non mi da pace!”
” Alla clinica hai sentito, dicono che sia un tumore alla testa del femore. Tu che vuoi fare? vuoi che si faccia anche una tac oppure vuoi operarti?”
“Ma quale tac e tac! voglio correre, saltare, andare per boschi! qualsiasi cosa pur di togliermi il dolore!”
” Se ti operano e ti tagliano la zampa, mica lo so se poi salti di nuovo…”
” Voi toglietemi il dolore, che a saltare anche con tre zampe ci penso io!”
Ecco come mi immagino la chiacchierata con Das.
Con lui che prende in giro la mia ansia e che in maniera sincera e onesta prende in mano la situazione e la risolve.
Das è sempre stato più forte di me, penso che mi conceda il ruolo di capobranco solo perché cucino molto bene e lui odia mangiare le crocchette!
Ed eccoci abbracciati nella cuccia, con Furia Buia preoccupato ogni volta che sente Das ansimare a causa degli strascichi dell’anestesia e del dolore terribile che sicuramente sta provando. I miei occhi spofondati dentro gli occhi neri e infiniti di Furia Buia. E’ lì che ho trovato la rete, credo l’abbiano costruita i nostri sguardi, o forse, l’abbiamo trovata cercando le nostre anime, di fatto tutti e tre insieme siamo usciti da quella notte terribile e con il sole del mattino ci siamo svegliati, ancora stanchi, ma insieme.
Punto.
A capo.
Non c’è voluto molto per abituarmi a vedere Das con tre zampe, è sempre stato un cane parecchio fiero e aver perso la zampa non l’ha reso meno aitante! Sopratutto a lui c’è voluto ancora meno che a me ad abituarsi a vivere in questo nuovo equilibrio. Furia Buia si sente responsabile e ho dovuto smettere di chiamarlo cucciolino, perché il suo sguardo è cambiato e ora ha preso quel modo di fare da adulto responsabile che gli si addice parecchio.
Ora che avevamo il nostro punto e a capo però dovevamo ripartire, ma da dove?
Fintanto che Das ha avuto le graffe ci siamo limitati a grandi passeggiate in terra di Narnia. Un luogo magico, in grado di curare qualsiasi ferita.
Dopo Narnia abbiamo provato la nostra prima salita e abbiamo raggiunto una vecchia cava abbandonata. Si lo so che non ve ne ho mai parlato, forse un giorno lo farò, quando avrò finito di esplorarla.
” Ehi capo, andiamo a Candalla!”
” No Das, non possiamo ancora andare a Candalla, devi essere più forte e più cosciente di così”
“Ma ce la faccio, fidati!”
” Ti prometto che ci andiamo, ma devi aspettare, dobbiamo ripartire da qualche cosa di più facile!”
Ed ecco che il passato ci è venuto in soccorso.
Quando Furia Buia aveva appena ricominciato a camminare, dove siamo andati?
E quando mi sono rotta il malleolo e volevamo ricominciare ad andare in montagna?
C’è solo un luogo, che riesce a essere la palestra perfetta e al contempo è di una bellezza unica e disarmante. Un luogo di cui vi ho parlato decisamente troppo poco. Un luogo troppo spesso sottovalutato, poco conosciuto, bisfrattato dai trekkers perché troppo facile, ma così ricco e bello da essere un tesoro unico. Vi sono così tanti itinerari e così tante storie che credo sia arrivato il momento di raccontarvele. E’ così, che cercando i nostri punti di riferimento nel passato, siamo tornati sui monti Pisani.
La storia che vi voglio raccontare oggi, dei monti Pisani, è la storia dell’eremo della Spelonca.
Gli Eremiti neri e l’eremo della Spelonca
Per poter apprezzare davvero questo posto dobbiamo fare un tuffo nel passato, ma non basterà che vi faccia il quadro storico, ho proprio bisogno che indossiate gli abiti dell’epoca, che lasciate il telefonino sul tavolo e che vi immergiate con me in quella che era la vita delle persone tra il 1100 e il 1200 in Toscana.
Siamo nel 1189. Il Saladino è entrato a Gerusalemme e i vari sovrani europei indicono la terza crociata che passerà alla storia come “la crociata dei Re”.
Federico Barbarossa e Riccardo Cuor di Leone, aderiscono alla chiamata dei re e partono alla conquista di Gerusalemme.
Il grande Federico Barbarossa muore prima ancora di aver raggiunto Gerusalemme, affogato mentre stava guadando un fiume.Questo crea scompiglio e disorientamento tra le truppe e molti abbandonano distrutti e spaventati da questo evento.
Riccardo Cuor di Leone invece si contraddistingue nella battalia di Arsuf, mettendo il fuga “l’invincibile” Saladino. Il mondo è in fermento.
Sono gli anni di Robin Hood, anni di lotta contro il potere eclesiastico, che vede gravare sui poveri tasse e pegni sempre più onerosi per poter alimentare delle guerre in una terra lontana, in nome di una religione che vede nelle cose materiali più significato che non in quelle spirituali.
Si cercano risposte, poichè la corruzione della Chiesa è oramai un fatto talmente conclamato da risultare motivo di vergogna per molti che avevano preso i voti convinti in questo modo di poter aiutare il prossimo.
E’ in questa atmosfera che nascono gli “eremiti neri”.
Non sono eremiti nel vero e proprio senso della parola, ma sono preti e laici che scelgono una vita isolata, fatta di povertà e di semplicità, pur rimandendo a contatto con la popolazione e spesso riunendosi in piccoli gruppi. Ricercano il senso profondo della santificazione personale, ritirandosi in luoghi isolati, ma occupandosi attivamente della cura delle anime.
I “Pauperes Christi” sostenevano che una vita esemplare ed edificante desse il diritto, anzi l’unico diritto per istruire la gente nella religione e che per questo compito non fosse necessaria una nomina da parte della Chiesa o una ordinazione. La vita esemplare era, secondo loro, l’unico fondamento che desse il diritto a predicare e a somministrare le cose divine. Un primo spunto è già nelle opere di Pier Darmiani, che affermava: “il clero che guarda soltanto la vita materiale ed il guadagno, è completamente inadatto ad essere l’amministratore del Verbo divino, perché la sua vita non corrisponde a ciò che propone”. I “Pauperes” osavano dire e difendevano, secondo Alano da Lille, questa opinione: “Una vita piena di meriti ha più valore riguardo al consacrare, benedire, legare e sciogliere, che un ministero imposto, perché il merito e non il ministero dà autorità”
Era il 1190 quando il magister Joannes de Pretis, insieme con un sacerdote di nome Dulcis fondano l’eremo di San Giorgio di Spelonca. Nel 1193 vengono entrambi investiti dal vescovo Guido di Lucca e ricevettero l’amministrazione dell’eremo.
All’eremo della Spelonca alla fine, vivevano ben cinque frati : Joannes, Dulcis, Guido, Hugo e Gallus.
Vestivano gli abiti grigi degli eremiti e erano molto amati dalla popolazione locale, tanto che soprannominarono Joannes ” Honestus” e si narra, ma non vi sono dati certi che soprannominarono Dulcis “Giustus”.
Della casa dei frati rimangono solamente alcuni scalini adiacenti la porta della chiesa, ma vi sono ancora delle strutture ricavate direttamente nella roccia che dovevano avere funzione di cisterna d’acqua.
Viaggiando con la fantasia
Adesso che avete più chiaro il quadro storico, vi chiedo uno sforzo di immaginazione. Sedetevi con me e appoggiate la schiena contro il freddo muro della chiesa.
Chiudete gli occhi e rimanete in silenzio.
Immaginate la vita di questi cinque frati intorno a voi.
Non sentite i loro discorsi perché probabilmente parlavano molto poco.
Ascoltate il suono delle gocce d’acqua dentro la grotta e guardate mentre Gallus riempie una brocca di acqua piovana e ne versa un bicchiere a Hugo che sta sistemando l’orto nell’unico punto dove il sole sta facendo lentamente maturare i pochi frutti che la stagione gli sta donando. Si sorridono, senza dire una parola.
E’ una giornata calda per essere inverno.
Dulcis e Guido sono scesi a San Giuliano. La Giovanna, la madre del fornaio, sta per lasciare questa terra e loro sono andati per portare l’ultimo saluto e un unguento fatto da Honestus per Peppo, che continua ad avere della galle su un piede che proprio non vogliono andare via.
Honestus è nella parte alta della casa, al suo scrittoio. Sta facendo i conti dell’ultimo anno, ma si distrae facilmente e il suo sguardo vola all’esterno, oltre la finestra, oltre i monti pisani. Si chiede cosa ne sarebbe stato di lui se ora fosse in Terra Santa. Forse sarebbe dovuto partire o forse il suo ruolo è proprio quello di essere lì.
Abbandona un’addizione senza addendo per un diario che tiene nell’ultimo cassetto della scrivania.
Rilegge i suoi ultimi pensieri.
Ancora dubbi, ancora incertezze. Eppure la pace intorno a lui dovrebbe calmare la sua mente.
Vorrebbe fare di più, avrebbe sempre voluto fare di più, cambiare le cose, aiutare gli altri. Questa vita fatta di essenziale gli piace, lo fa sentire al sicuro, sulla giusta via, ma a volte gli sembra la scelta facile, la scelta per scappare da quello che è invece il suo destino. Sfoglia le prime pagine del diario. Se ne vergogna molto, ma sente la rabbia e la delusione nascosta tra le parole. Credeva nella Chiesa con tutto se stesso e quando si è trovato davanti l’ennesimo approfitto e all’ennesima ingiustizia non ce l’ha fatta più. Però non ha mai voluto abbandonare la Chiesa, come potrebbe abbandonare l’unica cosa che gli illumina il cammino quando ci sono le notti senza stelle?
Quella non è la Chiesa caro Joannes, quello è il sentiero illuminato di Dio! Si ripete mentalmente Honestus, ma alla fine, il suo attaccamento alla chiesa è pari a quello di un figlio per la madre.
E’ che l’universo, alcune volte, mette un punto nella nostra vita, pigia il tasto di invio a capo e noi ci ritroviamo sbalzati in un nuovo paragrafo senza nemmeno essere sicuri di aver finito di leggere quello precedente.
Parlando con Dulcis la sua vita è cambiata di colpo, non ricorda nemmeno quale siano state le parole esatte, ma ricorda gli occhi di Dulcis e erano sinceri e pieni di speranza.
Se non altro avrebbe tentato di non deludere lui.
Sentiva che glielo doveva.
Dulcis lo aveva seguito, rapito dalle sue parole fatte di giustizia e amore e ora eccoli lì, arroccati accanto ad una grotta, lontano dal mondo. Voleva che Dulcis non vedesse quello che aveva visto lui, voleva che gli rimanesse quello sguardo leggero di chi crede in Dio e nel prossimo. Se la vita gli stava dicendo che non poteva salvare tutti, indubbiamente lui aveva deciso di salvare la propria anima e quella di Dulcis.
Honestus lo chiamavano.
Chissà se in tutti questi discorsi era davvero onesto con se stesso.
Sentì ridere, un suono delicato che interrompe la melodia della natura. Sbirciando dalla finestra scova l’origine della risata. Hugo era scivolato e Gallus lo stava aiutando a rialzarsi non senza riderne di cuore. Li aveva salvati. Tutti e quattro. E aveva salvato se stesso andando a vivere lì. Per il suo carattere non sarebbe mai stato in grado di sottostare a quelle che erano le attuali regole della Chiesa, ma andargli contro gli era insopportabile.
Guardando Hugo e Gallus aveva visto lo stesso sguardo che trovava negli occhi di Dulcis. Uno sguardo di chi ancora non ha incontrato la parte peggiore dell’uomo e vivendo lì, forse non lo avrebbe incontrato mai.
Quando rientrarono Dulcis e Guido il sole stava lentamente scendendo e il mondo era colorato di arancione.
L’arancione è il colore dello spirito santo. Pensò Honestus.
L’odore della zuppa di cipolle.
L’arancione.
I suoi fratelli che raccontano la loro giornata.
Questa era la scelta che aveva fatto, aveva scelto una vita semplice, fatta delle piccole cose importanti.
Avrebbe voluto aprire la porta del futuro e farsi delle domande, ma questo non sarebbe stato in accordo con la semplicità di quello che aveva intorno. Lasciò perdere e lasciò i suoi dubbi nelle pagine del diario. Ora l’unica cosa che contava era continuare e andare avanti. C’era ancora tanto da fare e la gente di San Giuliano aveva bisogno di lui e lui, aveva scelto di esserci.
I canti del vespro si andarono a depositare tutto intorno a loro, dentro la grotta, sulle foglie delle piante e dentro la terra, mescolandosi all’acqua.
Un altro giorno stava finendo e uno nuovo, ricco di tutto il bene che Dio aveva in serbo per loro, stava per iniziare.
Con questo pensiero Honestus si ritrovò a sorridere: ” fai di me un tuo strumento…ora e sempre” e una grande pace gli inondò l’anima.
Ritorno al presente
Toccate con la mano aperta il suolo umido e ascoltate per un attimo l’eco lontano di quei canti che sono ancora lì. Aspettano solo qualcuno che abbia la voglia di sedersi in silenzio e ascoltare la loro storia.
Inutile dire che Das non solo è arrivato senza fatica all’eremo della Spelonca, ma abbiamo proseguito verso il “decollo alto” e poi siamo tornati indietro. Quando eravamo quasi alla croce, Das mi ha guardato indicando un punto davanti a noi:
“Laggiù c’è Passo Dante…cosa vorresti?”
” che ne dici se andassimo a passo Dante e poi arrivassimo alla villa del Polacco?”
” direi che devi andare con calma e che per oggi va bene così”
” ci andiamo domani?”
” Va bene Das, se domani starai bene e non avrai dolori ci facciamo il giro da passo Dante fino a villa Bosniasky, promesso”
” e poi lo racconti sulla guida?”
” dici che è una storia interessante da raccontare? è che sai villa del polacco la conoscono tutti”
” e’ vero, ma magari puoi far parlare direttamente lui e far raccontare la storia a lui, chissà cosa avrebbe da dire”
” Sai Das, a volte penso che dovresti scriverla tu la Guida Intergalattica”
” la verità è che se non ci fossi io tu non la scriveresti nemmeno la Guida Intergalattica”
” non lo so, sicuramente andrei meno in giro e non avrei mai imparato che si può continuare a andare in montagna anche con tre zampe! Grazie Das”
” Di niente capo!”
In attesa che vi racconti l’incredibile storia di villa Bosniasky, vi ricordo gli altri articoli sui monti pisani che sono presenti nella guida e che forse vi potrebbero interessare :
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- Buca delle fate
- I monti pisani
- La torre di Caprona e il convento di Nicosia
- L’acquedotto del Nottolini
- Settimo Andreoni : lo scultore dei boschi di Montemagno
San Giuliano Terme e i suoi segreti
Cosa potete fare oltre alla scoperta dell’Eremo della Spelonca
San Giuliano Terme è una perla unica, che ha veramente moltissimo da offrire e in qualsiasi momento dell’anno.
Se siete tipi avventurosi, potete regalarvi un giro in parapendio.
Poco prima di arrivare a San Giuliano Terme, percorrendo una strada in salita che porta alla località ” la Croce”, sulla destra vi troverete il campo da volo.
Tutte le informazioni sul loro sito : Voli biposto in parapendio a San Giuliano
Se non siete tipi così avventurosi, ma anzi, siete più tipi da relax, San Giuliano è una località termale, con tanto di stabilimento.
Purtroppo nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, siamo ancora in pieno tempo di Covid-19, quindi, anche se le terme di San Giuliano, sono aperte, alcune delle loro attività non lo sono. Prima della pandemia organizzavano una bellissima serata aperitivo e spa, una coccola meravigliosa.
Cosa c’è di meglio, dopo una giornata a camminare sui monti, di una bella serata alle terme?
Come vi ho detto per ora non è possibile farlo, ma le terme, in quanto struttura di tipo sanitario, sono aperte e rimangono un luogo unico di pace e ricarica.
Se volete maggiori informazioni potete trovarle sul loro sito: Bagni di Pisa
Indicazioni per San Giuliano e per l’Eremo della Spelonca
Come raggiungere San Giuliano Terme
Raggiungere San Giuliano è facile. Lo so che tanto non avete bisogno che vi scriva le informazioni precise, perché mettete il navigatore.
Quello che è importante sapere è che a San Giuliano c’è una stazione, quindi oltre che in macchina è facilmente raggiungibile anche in treno.
Vi copio-incollo comunque le info che trovate sul sito che invita a visitare San Giuliano:
Per chi si sposta in auto può imboccare l’autostrada A11 ed uscire a Lucca est, per poi proseguire fino alle indicazioni per San Giuliano Terme, oppure imboccare l’Aurelia ed uscire Pisa e dopo aver seguito le indicazioni per la Torre di Pisa e costeggiato le mura, seguire le indicazioni per San Giuliano Terme o Lucca, oppure dalla FI-PI-LI prendere l’uscita nord-est e seguire per circa 7 km le indicazioni per San Giuliano Terme o Lucca, fino ad imboccare la ss 12.
Per chi si sposta in treno, basta recarsi al collegamento ferroviario di Pisa e Lucca ed attendere le partenze per la stazione di San Giuliano Terme, previste ogni mezz’ora. La stazione di San Giuliano Terme è a soli 3 minuti dal centro abitato.
Per chi arriva in aereo all’aeroporto di Pisa Galileo Galilei, basta avvalersi delle Autolinee F.lli Lazzi – VAI BUS, che collegano l’aeroporto con San Giuliano Terme e viceversa.
Gli itinerari per arrivare all’Eremo della Spelonca
Qua la situazione si complica, perché esistono più modi per raggiungere l’Eremo della Spelonca, dipende dal tempo che avete a disposizione e dalla vostra preparazione.
Il più semplice è quello che parte da San Giuliano Terme. Potete scegliere di partire dall’Anfiteatro, ma se avete cani non ve lo consiglio. Il motivo è che dopo poco il sentiero arriva al foro e passa veramente molto vicino alla strada. Con i cani è meglio parcheggiare direttamente al foro. Salendo da San Giuliano e andando verso Lucca, sulla sinistra vi trovate, proprio pochi metri prima del foro, un ristorante con uno slargo sulla strada. Il parcheggio interno è riservato ai clienti del ristorante, ma potete parcheggiare lungo strada e entrare direttamente da lì.
Vi metto un paio di link con gli itinerari segnati che potete scricarvi:
Partenza da San Giuliano : circa 3 km – Facile – Mappa
Partenza da San Giuliano : circa 6 km – Facile – Mappa–>Itinerario simile al precedente, ma leggermente più lungo, con anello a Passo Dante.
Potete anche parcheggiare direttamente a Passo Dante, anche se, soprattutto di domenica non ve lo consiglio perché c’è sempre qualche macchina.
Un altro modo, è arrivare al decollo basso del parapendio, e salire verso la “Croce”. Dopo aver superato alcune case, il sentiero finisce su un panorama strepitoso sopra la piana di Lucca. Pochi metri dopo l’ultimo spiazzo e prima del punto panoramico, sulla sinistra sale il sentiero che porta direttamente all’Eremo della Spelonca. Non potete parcheggiare lì perché è una zona privata, ma potete parcheggiare lungo la strada asfaltata, farvi un pezzettino di salita su asfalto e poi continuare sul sentiero.
Guide dei monti Pisani
Se non siete tipi da andare all’avventura, ma volete farvi accompagnare e volete sentire raccontare la storia dei monti pisani, non potete scriverci perché noi non lo facciamo. Se vi piacciono i nostri articoli potete scriverlo nei commenti e a noi fa piacere, ma se cercate una guida preparata e competente, sinceramente, per i monti pisani, noi vi consigliamo di cercare Michele Colombini e di scrivere alla sua associazione Vado e Vedo.
Sono bravi, sono competente, amano i monti pisani che curano da sempre e li conoscono quanto Das conosce me, cioè l’infinito più due perché uno è poco.
Consiglio dell’esploratore
Non è importante il numero di zampe, ma la voglia che si ha di correre
Grazie i vostri itinerari sono sempre interessantissimi e tante tante congratulazioni al tripode Das per la forza e la tenacia.
Grazie infinite Viola. Das ricambia il saluto. Al prossimo itinerario!