I segni del drago, alla scoperta della lingua in Cina

Per un blog come questo, nato sulle ali dell’entusiasmo per la lingua cinese, scoprire libri che parlino della lingua parlata in Cina è sempre una gioia. Se poi si tratta di un libro ben scritto ed avvincente, come spesso non accade con tanti testi accademici, siamo ancora più felici. Stiamo parlando di I segni del drago, scritto dalla sinologa tedesca Thekla Chabbi e pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri. Il libro è davvero bello, leggibile su diversi piani di lettura così da risultare godibile non solo agli studiosi specializzati. Chiunque ami la Cina e voglia conoscere meglio questo paese, troverà nel libro di Thekla Chabbi un valido strumento.

L’autrice infatti parte dal linguaggio, ma non si ferma alla lingua parlata in Cina, come ben chiarito dal sottotitolo la lingua diventa solo il punto di partenza per esplorare tutto l’universo della cultura e della mentalità cinese. L’obiettivo dichiarato dell’opera è quello di superare i giudizi superficiali verso la Cina, un paese che in realtà non abbiamo mai veramente conosciuto. La lingua è sicuramente la più grande barriera verso la reciproca conoscenza e la sinologa di Treviri ce lo mostra chiaramente. Per comprendere un popolo non basta saperne la lingua, bisogna anche capire come questa lingua funziona e cosa comunica.



Lingua in Cina ed esistenza

Uno degli aspetti più rilevanti di quest’opera, è quella di partire dalla lingua per capire la visione del mondo di chi questa lingua la parla. Le particolarità strutturali della lingua parlata in Cina, molto diversa dalle lingue parlata in Europa, hanno nel tempo creato una serie di pregiudizi verso la mentalità cinese. Dall’incapacità di riflettere alla non consapevolezza del tempo, per colpa delle differenze nella costruzione della frase, ai cinesi è stato rinfacciato di tutto. L’autrice ci porta invece a scoprire la visione di armonia che si cela dietro ai caratteri, l’importanza del contesto e la ricchezza espressiva di questa difficile lingua.

Lingua in Cina e potere

Altro piano di lettura è quello dell’uso politico della lingua in Cina. Tra i capitoli del libro si snoda infatti la storia della lingua intesa come strumento di gestione del potere. Uno degli obiettivi di chi nei secoli ha governato la Cina, è sempre stato dare uno strumento di linguaggio comune a chi parlava lingue anche molto diverse. La spinta verso una lingua comune in Cina, non senza derive nazionaliste, è più forte che mai tanto che Xi Jinping sarebbe il primo leader cinese a parlare senza inflessioni dialettali. Ma il libro è anche la dimostrazione di come la complessità del cinese possa essere usata per sfuggire alla censura.

Buddha salta il muro

Questo il nome della zuppa più rinomata della regione cinese del Fujian, che si dice si chiami così perché il suo profumo sarebbe addirittura riuscito ad interrompere la meditazione del Buddha. In questo libro troverai una quantità enorme di informazioni sulla lingua in Cina e sul suo uso popolare. Tra un tono ed una congiunzione, scoprirai l’ossessione cinese per le assonanze, i giochi di parole ed i modi di dire. Dagli alberghi senza quarto piano (il suono quattro ricorda quello della parola morte), fino al cavallo di erba e fango, oggi ormai censuratissima espressione utilizzata in rete per prendersi gioco del governo di Pechino.

I motivi per leggere questo libro sono moltissimi, ad ogni pagina ne compaiono di nuovi. Dalle aziende occidentali autrici in Cina di disastrose campagne pubblicitarie al movimento del 4 maggio, dagli oracoli Shang alla semplificazione della scrittura. Thekla Chabbi riesce davvero a far diventare un saggio sulla lingua in Cina una vera e propria introduzione alla conoscenza di quel macrocosmo chiamato Cina. Tutti potranno trovare in quest’opera aspetti appassionanti che spingeranno sicuramente a conoscere ancora meglio il cinese ed i suoi caratteri. Un viaggio splendido ed infinito, sinuoso ed avvolgenteverso il futuro.

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