Grazie alle aperture delle Giornate del FAI d’Autunno, ieri ho visitato la Cartiera Papale di Ascoli Piceno. Devo ammettere che da marchigiana ero a conoscenza dell’esistenza della Cartiera di Fabriano, famosa in tutta Italia e nel resto del Mondo, mentre della Cartiera Papale di Ascoli non ne sapevo davvero nulla. Approfittando così delle aperture straordinarie del FAI ho scelto questa destinazione. Salite in macchina con me che vi porto in un posto che è andato ben oltre le mie aspettative.
La Cartiera Papale si raggiunge facilmente in quanto resta fuori dal centro storico e vi sono dei parcheggi adiacenti. La zona, anche se a meno di 2 km da Piazza Arringo, si trova in una gola tra due colline, vicina al torrente Castellano. Le Giornate FAI d’Autunno prevedevano infatti l’apertura al pubblico dei tre mulini che si trovano nella zona ascolana: il Mulino ad acqua di Piedicava, il Mulino Pompili a Forcella ed il Mulino della Cartiera Papale. La storia di questo luogo vuole infatti che fin dall’Alto Medioevo questa zona appartenesse alle Monache Badesse del Monastero di Sant’Angelo Magno che risale al VIII secolo. L’attività molitoria sembra infatti iniziata in quel periodo e intorno al 1100 si parla già di costruzioni simili a mulini utilizzate per la lavorazione dei cereali ad uso esclusivo del Monastero.
Grazie alle riproduzioni delle macine in pietra, delle macchine per setacciare il grano e tanti altri utensili utilizzati nel mulino del grano, è oggi possibile immaginare come la lavorazione dei cereali potesse avvenire nell’edificio fino allo scoppio della prima guerra mondiale, periodo in cui l’attività si fermò, sia nel mulino che nella Cartiera Papale.
I due luoghi sono strettamente legati tra loro in quanto, l’acqua che veniva prelevata a circa un chilometro di distanza dal mulino, aveva una potenza tale da permettere il funzionamento prima del mulino per la lavorazione del grano e poi, stoccata in vasche che ne rallentavano la potenza, utilizzata per la lavorazione della carta nell’edificio adiacente. Nelle foto che vi mostrerò vi sono due cascate che si trovano a circa 500 mt di distanza e che possono darvi l’idea della potenza del Torrente Castellano.
La visita al mulino del grano è molto breve ma esaustiva, voglio infatti ringraziare la volontaria del gruppo dei volontari del FAI di Ascoli Piceno. La stessa ha consigliato al gruppetto in visita al mulino di proseguire con il Museo della Cartiera Papale per scoprire fino in fondo il completo e dinamico funzionamento nel suo complesso. L’ingresso al museo è a pagamento, va detto anche che solo il piano terra, che è stato restaurato e dove si trovano delle riproduzioni dei macchinari utilizzati per la cartiera, può darci un’idea dell’antico lavoro che veniva svolto da chi vi lavorasse. Il primo ed il secondo piano che erano dedicati all’asciugatura della carta sono oggi due sale: la prima è un laboratorio per bambini, la seconda ospita mostre itineranti, io vi ho trovato la mostra dedicata ai benefici dell’acqua ed al suo utilizzo nella nostra vita quotidiana, risorsa che va preservata per la sua grande importanza per la vita sul nostro pianeta.
E’ proprio visitando il Museo che ho scoperto perché il Mulino viene chiamato Mulino della Cartiera Papale. Voluta fortemente da Papa Giulio II della Rovere nel 1512 per suo puro uso personale prima e poi a servizio del Vaticano, la Cartiera ha operato in modo costante producendo carta di finissimo pregio. La guida che ha spiegato le varie fasi della lavorazione, ha tenuto a precisare che la differenza abissale tra la Cartiera di Fabriano e la Cartiera di Ascoli Piceno è nel tipo di scelta del materiale per la realizzazione del foglio di carta stesso: la prima utilizza la cellulosa, la seconda utilizzava tessuti, vecchi vestiti e stracci che venivano prima sbiancati con calce e gesso e poi iniziavano il ciclo produttivo fino alla creazione del foglio di carta.
Uscita dal Museo della Cartiera Papale di Ascoli Piceno e dopo la passeggiata fino alle due cascate del Torrente Castellano, la fame iniziava a farsi sentire. Devo dire che quando le iniziative comunali o private riescono bene vanno lodate ed in questo preciso caso un plauso va a chi ha curato il “GUSTAmuseo” ovvero l’unione tra i Musei Civici di Ascoli Piceno ed i ristoranti, pub e bar del centro storico ascolano. Insieme al biglietto d’ingresso del museo vi verrà consegnata una GUSTAmap dove sono elencate le attività che partecipano a tale iniziata ovvero: uno sconto per la degustazione delle specialità del territorio semplicemente presentando il ticket di uno dei musei presenti in città.
La mia scelta, contro ogni credenza popolare è stato il numero 17! Direi più che fortunata sinceramente perché il Mangiafuoco Ristorante e Griglieria non mi ha delusa. Ho scelto una Frittura Fantasia con olive ascolane, zucchine, melanzane, crema fritta e la salvia, mio dio quanto adoro la salvia fritta e poi questo splendido ed abbondante piatto di Spaghettone Mangiafuoco, fortunatamente mi son fidata del cameriere perché me ne sarei pentita nel momento esatto in cui è passato vicino al mio tavolo con tre piatti super invitanti come questo. Lì ho capito che dovevo fidarmi e così: buon appetito! Ottimo anche il calice di pecorino della zona teramana, che hanno abbinato al mio piatto. Tornerò a trovarvi per gustare il Baccalà con uvetta e pinoli!
Lasciarmi tentare dalle Giornate del FAI d’Autunno è stato il miglior modo per trascorrere una domenica di Ottobre: il sole che regala ancora un clima gradevole con circa 22°, la possibilità di scoprire luoghi che generalmente sono inaccessibili, la poca distanza da percorrere ed il giusto compromesso tra cultura e buona tavola che la bellissima zona dell’entroterra marchigiano sa esprimere. Non mi resta che salutarvi e sperare che continuiate a seguire i miei mini tour alla scoperta del Bel Paese e non solo.
Per conoscermi meglio vi lascio il link del racconto del mio viaggio a Un Cuore di nome Malindi, lasciatevi tentare dal Cuore d’Africa