Salutare Malindi con la promessa di tornare

Alla fine abbiamo dovuto salutare Malindi con la promessa di tornare! Ma prima di arrivare alla fine del nostro viaggio, abbiamo ancora 4 giorni di racconto… non siete curiosi ormai? Come vi ho già anticipato nel primo racconto, sveglia all’alba, colazione e via dirette ai nostri due lettini in prima fila mare! Non aggiungo altre parole perché credo che la foto parli da sola!

Salutare Malindi con la promessa di tornare

Salutare Malindi con la promessa di tornare

Ogni pomeriggio, insieme al nostro nuovo amico Roberto, passavamo a far la spesa in un piccolo negozio e poi via dirette in qualche piccola comunità e poi dai nostri bambini all’orfanotrofio.

Salutare Malindi con la promessa di tornare

E’ così che abbiamo conosciuto anche Sulubu, autista di Tuc Tuc (piccole apette con due sedili ricavati nel retro, ve lo mostro in foto parcheggiato davanti casa di Sulubu), innamorato dell‘Italia ma ad oggi ancora non parla ancora una parola d’italiano e con un sonno arretrato da far paura, non lo potevi lasciar solo due secondi che crollava sul sedile (potete vedere anche lui che dorme nella foto)

Salutare Malindi con la promessa di tornare

E’ grazie a questi giri pomeridiani che abbiamo conosciuto la moglie e i due figli di Sulubu, la mamma di Roberto e stretto ancora di più il rapporto con i bambini dell’orfanotrofio e con la mia piccola Sharon. Ogni pomeriggio una scoperta: il mercato dei vestiti usati, il mercato del turista con la frutta e la verdura, il lungomare di Malindi con i pescatori intenti a lavorar le reti, la gelateria, il bar dove finalmente gustare un buon caffè, conoscere Rasta “Tabaccaio d’Eccellenza di tutta Malindi” era l’unico ad avere le mie sigarette, il Signore del Cambio della Moneta con il suo “Tu finito Euro? Hakuna Matata te pensi mi!” si si parlava proprio così, e così tutte le altre figure che ormai per me son capi saldi del mio vivere Malindi! Nella foto qui sotto potete vedere una delle tante case di legno ed argilla, sparse sotto il verde che costeggia le spiagge di Watamu e di Malindi.

Salutare Malindi con la promessa di tornare

Ed è sempre grazie a questo girovagare con il Tuc Tuc che io e mia madre ci siamo innamorate della vitaHakuna Matata”! Non è una leggenda o un motto, è proprio una filosofia di vita: le cose si fanno Pole Pole (piano piano) perché la vita è bella se è senza pensieri (Hakuna Matata) Ti svegli la mattina? Bene, metti un bel sorriso in faccia perché potevi esser morto! Esci di casa e le galline hanno fatto l’uovo? Bene, sorridi perché potevi non far colazione oggi! Trovi una Piki Piki (sarebbe una moto ma tra tante virgolette) che ti dà un passaggio fino a Malindi? Bene, sorridi perché potevi farti 4 km a piedi! E così via… insomma il problema c’è se tu lo vedi, altrimenti la vita è senza pensieri! Non vi sembra un bel modo di rapportarsi alla vita?

Salutare Malindi con la promessa di tornare

Con questi ritmi abbiamo passato gli ultimi quattro giorni di viaggio in Kenya. “La sera della valigia” come amava definire mia madre il rito di far rientrare tutto nei nostri bagagli, fu un pianto continuo. Lei da una parte che mi diceva “chiama tuo padre e gli dici che restiamo un’altra settimana” ed io che la riportavo alla realtà. Poi l’illuminazione “Mamma torniamo tra due mesi!” Oh si ragazzi le dissi proprio così. Lei mi guardò, con i suoi occhi così simili ai miei, e mi disse: “We bella de casa guarda che ci torniamo davvero sai!!” Non parlammo più, chiudemmo le valige salendoci sopra come ogni santo viaggio, andammo a cena e poi allo spettacolo di chiusura della nostra settimana africana, una passeggiata a piedi nudi sotto le stelle per assorbire ancora di più gli odori di una terra che ci aveva accolte, capite, cambiate e che noi giorno dopo giorno abbiamo imparato ad amare.

Salutare Malindi con la promessa di tornare

Signori se il Mal d’Africa esiste noi ne eravamo la prova vivente ed io lo sono ancora per mia immensa fortuna. Non si può visitare questi posti senza lasciarsi andare completamente, senza vivere i mercati, i pescatori, i contadini, senza fare un giro in Tuc Tuc o prendere al volo una Piki Piki, non si può non imparare il Swahili, non si può non abbandonarsi al calore dei bambini, ai sorrisi delle donne, ad un gelato sul lungomare, insomma non si può vivere un viaggio solo da turista.

Salutare Malindi con la promessa di tornare

Chiudo questo racconto del mio primo viaggio in terra Africana con una delle foto più belle che ho con la mia Sharon, scattata da mia madre nel momento più bello della giornata, quello con i bambini. Se vi state chiedendo se siamo tornate dopo due mesi la risposta è si, ovvio per chi c’avete prese? Passarono due mesi e mia madre tornò in Kenya con il compagno, perché per me e lei avevamo altri progetti invece. Tornammo a Malindi e vi passammo un intero mese, mica pizza e fichi! Perché come ho scritto abbiamo salutato Malindi ma con la promessa di tornare perché Jambo vuol dire Ciao e non Addio perché Karibu vuol dire Benvenuto ma la frase che più amo è:

Twende nyumbani pamoja! – Andiamo a casa insieme! 

Salutare Malindi con la promessa di tornare

Se non avete letto le prime tre parti del racconto del viaggio in Kenya vi lascio i link:

Un cuore di nome Malindi  

Safari Tsavo East in Kenya 

Un giorno qualcuno ti abbraccerà così forte…

 

2 Risposte a “Salutare Malindi con la promessa di tornare”

  1. Noi SIAMO la prova vivente del mal d’Africa. Penso che sia giusto così xchè se scrivi al passato, vuol dire che non ce l’hai più.wzE8

I commenti sono chiusi.