Filippino Lippi (Prato, 1457 – Firenze, 1504) è stato uno dei più importanti pittori toscani della fine del XV secolo.
A Lucca possiamo ammirare, all’interno della chiesa di San Michele in foro, una bellissima opera dell’artista: la Pala Magrini.
Figlio del famoso artista Filippo Lippi, viene chiamato Filippino proprio per distinguerlo dal padre.
Filippino cresce in un ambiente stimolante, seguendo suo padre nei vari cantieri artistici, iniziando dal Duomo di Prato.
Qui conobbe il più talentuoso allievo di suo padre: Sandro Botticelli.
Dopo la morte del padre nel 1469, Filippino, allora dodicenne, entra come allievo nella bottega di Fra Diamante, per poi passare, nel 1472, alla più rinomata bottega fiorentina di Sandro Botticelli.
Le prime opere di Filippino Lippi sono influenzate dallo stile del suo maestro e, successivamente, dal suo viaggio a Roma (1488-1492) dove studia l’arte classica e contemporanea, che arricchiranno il suo stile.
“L’arte di Filippino Lippi segna il passaggio dalle forme rinascimentali al Manierismo. Egli dipingeva figure allungate, dall’espressività esasperata: elementi che saranno alla base del Manierismo. Lippi sperimentò una pennellata corposa, dal tocco ben visibile, che venne ripresa da artisti successivi”.
La Pala Magrini, nella chiesa San Michele, è una tempera su tavola datata 1483.
Realizzata nella fase giovanile dell’artista, quando si trova ancora nella bottega del Botticelli.
Qui Filippino rappresenta quattro santi, che hanno come sfondo un cielo azzurro e della vegetazione.
Da sinistra troviamo San Rocco da Montpellier. Nato da un’agiata famiglia francese e devoto cristiano, si incamminò in pellegrinaggio verso Roma, molto probabilmente seguendo la via Francigena e passando da Lucca.
In questo periodo (1367-68) il territorio italiano era colpito da una terribile ondata di peste, San Rocco si dedicò alla cura degli ammalati ma venne contagiato.
Per non mettere a rischio altre persone, si trascinò fino a una grotta o una capanna nei pressi del fiume Trebbia, lungo la via Francigena. Si narra che un cane gli portasse acqua e cibo durante la sua degenza.
Quasi sempre San Rocco è raffigurato, come nella Pala Magrini, mentre mostra il bubbone della peste sulla coscia e con il bastone utilizzato nei suoi pellegrinaggi.
Dopo San Rocco, Filippino raffigura San Sebastiano.
Filippino decide di non utilizzare l’iconografia più diffusa del santo durante il rinascimento, cioè legato ad un tronco o colonna, con il corpo nudo trafitto da frecce.
Nella Pala Magrini San Sebastiano è raffigurato vestito, mentre tiene in mano la freccia, che ci fa capire l’identità del santo.
Del terzo santo, Girolamo, esistono due iconografie: una con l’abito cardinalizio e con il libro della Vulgata in mano, oppure intento nello studio della Scrittura. Un’altra nel deserto, o nella grotta di Betlemme, dove si era ritirato sia per vivere la sua vocazione da eremita sia per attendere alla traduzione della Bibbia, in questo secondo caso viene mostrato senza l’abito e con il galero (cappello) cardinalizio gettato in terra a simbolo della sua rinuncia agli onori.
Filippino Lippo decide di rappresentarlo nel primo modo, con il libro in mano e intento nella lettura, raffigura ai piedi dell’anziano santo un altro dei suoi attributi: il leone, a cui Girolamo tolse la spina dalla zampa.
L’unica figura femminile nella pala Magrini è Sant’Elena imperatrice.
Madre dell’imperatore Costantino, che si convertì al cristianesimo e concesse nel 313 d.c. la libertà di culto, secondo la leggenda fu Elena che ritrovò la croce dove venne crocifisso Gesù, per questo motivo la troviamo raffigurata al suo fianco.
Nella figura della santa vediamo chiaramente l’influenza di Botticelli sull’allievo Filippino.
Sul volto della santa ritroviamo infatti alcune caratteristiche delle figure femminili botticelliane.
La Pala Magrini è uno dei capolavori custoditi dalla città di Lucca e che non potete assolutamente perdere!