L’arazzo Millefiori di Pistoia, tra animali fantastici e fiori del paradiso

L’Arazzo Millefiori, rappresenta una delle più straordinarie bellezze artistiche di Pistoia, ancora poco conosciuto, ma unico nel suo genere.

Si tratta di un Arazzo, ovvero un manufatto tessile (i primi furono realizzati nella città fiamminga di Arras) dalle dimensioni considerevoli 267 x 790 cm in seta e lana che raffigura un raffinato giardino fiorito popolato da animali selvatici e una gran varietà di fiori.

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Le prime notizie storiche che ci sono pervenute risalgono al 1661 e ci testimoniano che era già utilizzato “per stendere avanti l’Altare maggiore il Venerdì Santo, quando si fa l’Adorazione della croce”. Nonostante che la data di realizzazione sia comunque incerta, possiamo ipotizzare la sua fabbricazione all’inizio dell’XVI secolo, in ambito fiammingo o francese.

Questa tipologia di manifattura ricorda il tipico stile tardo-gotico del XV-XVI secolo quando si rappresentavano gli elementi naturalistici a scopo decorativo. Inoltre, non è raro trovare rappresentazioni di animali fantastici anche nel Medioevo e nel Rinascimento quando ci si ispirava ai famosi Bestiari, ovvero libri fantasiosi dove la realtà e l’immaginazione si mescolavano tra loro, così come la storia e le leggende, le tradizioni e le credenze religiose. In questi libri gli animali, le piante e i fiori avevano significati simbolici e allegorici così come quelli raffigurati nell’arazzo di Pistoia, che rimanda al motivo dell’hortus conclusus, cioè una sorta di microcosmo che racchiude in sé tutti i fiori che alludono al Paradiso celeste.

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La suggestione e il fascino che induce nello spettatore questo Arazzo sono dovuti anche agli straordinari colori con una gamma di venticinque tonalità, oltre che all’impressionante attenzione dei particolari delle figure.

Le principali varietà di fiori che vi sono raffigurate sono la rosa canina, l’iris, il papavero, il cardo, il giglio, il narciso, la margherita, la viola, la primula, la violetta, il nontiscordardime.

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Gli animali che vi possiamo riconoscere sono invece la lepre, il falco, il cane, l’airone, il coniglio, il fagiano e il mitico unicorno.

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L’unicorno, è un animale mitologico che presenta delle caratteristiche molto particolari: ha il corpo di cavallo, la testa di cervo, le zampe di elefante e la coda di cinghiale. Il suo nome deriva da una parola latina, unicornis, che significa un solo corno che infatti è presente sulla fronte dell’animale e che si credeva avesse poteri magici, in particolare che preservasse dal veleno. Secondo la leggenda l’uomo per impossessarsi del corno avrebbe dovuto far avvicinare furtivamente una fanciulla che avrebbe reso docile l’animale fino a farlo addormentare. Una credenza popolare, inoltre racconta che l’unicorno partoriva un puledro ogni cento anni, cioè ogni qualvolta nasceva un essere umano speciale. Pur essendo un animale fantastico, frutto dell’immaginazione dell’uomo, la credibilità nei confronti di quest’animale crebbe improvvisamente nel Medioevo quando si sparse la voce che il narvalo, un grande cetaceo dell’Artico, possedeva un dente lungo due metri che aveva le stesse facoltà soprannaturali del corno dell’unicorno.

Curiosità

Esiste davvero un pesce chiamato unicorno
Perché si chiama cosi? Perché presenta una escrescenza frontale che si ingrandisce con l’età.

Un altro animale curioso che possiamo notare se osserviamo da vicino l’Arazzo Millefiori è la iena che è qui raffigurata con gli artigli dell’aquila, proprio per enfatizzare il suo carattere aggressivo e pericoloso. Secondo la leggenda, la iena era allo stesso tempo maschio e femmina e a causa di questa sua natura era considerato un animale sleale e ingannatore, simbolo di vizi come l’avarizia.

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Fin dal 1953 l’Arazzo Millefiori si trovava esposto nella Cappella del Giudizio del Duomo di Pistoia e fungeva da dossale all’altare d’argento di San Jacopo, ma questa collocazione, anche se ha impedito l’esposizione alla luce, l’aveva sottoposto ad altri agenti come polvere, muffe e batteri, che ne potevano causare un degrado irreversibile. Nel corso degli anni, questo straordinario manufatto è stato restaurato due volte (una negli anni 2000 e una recentemente) e attraverso il lavoro di tecnici specializzati e al contributo della Cassa di Risparmio di Pistoia e della lucchesia è stato possibile restituire il suo antico splendore e la vivacità unica dei suoi colori.

Attualmente si trova custodito all’interno dell’Antico Palazzo de’ Vescovi.