Un libro che parla di un SOGNO chiamato Parigi

Natale è magico e Parigi, se possibile, diventa ancora più bella con tutte le luci che l’avvolgono e la rendono scintillante e sicuramente un posto unico al mondo.

Oggi voglio dare spazio ad un giovane autore, Stefano Rossi, che ci parla del suo sogno chiamato Parigi, una passione che lo ha portato a scrivere il suo romanzo A piè di Parigi , sono sicura che chi ama questa città si riconoscerà nelle sue parole.

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E allora eccole le sue parole che parlano di questo sogno e questa città che molti portano nel cuore.

E’ la terza volta che inizio questo pezzo, che cancello tutto e riprendo daccapo. Perché? Per trovare un tono… più serioso, più appropriato. Quando parlo di Parigi parlo di Sogno e allora può capitare di farneticare o di sparlare, ed è pericoloso.

Fossi partito con uno dei precedenti inizi allora sì, avrei fatto una tale figuraccia da adolescente… Ma non sto parlando affatto del classico sogno d’adolescente: se tutt’ora, trentaduenne, m’infiammo come un invasato in una domenica pomeriggio di Dicembre per il solo evocare la mia Parigi, la Parigi di tutti quelli che amano Parigi, allora significa che parliamo di qualcosa di differente di un sogno d’adolescente…

Provate ad immaginare Parigi come una donna, ovviamente la più affascinante e importante donna del pianeta. E mettiamo che desiderassi, per una volta tanto, che mi guardasse dritto negli occhi. Me e non un altro. Una volta soltanto. Così da lasciarmi come l’idea di aver partecipato per un istante alla sua vita.
Ecco, ad un certo punto ho pensato di fare proprio questo: partecipare al sogno di Parigi, e non contemplarlo solamente. E ho trovato un modo. Unendolo a un’ altra mia passione, la letteratura: scrivere una storia nella mia Parigi.

Ho abbozzato un’idea di fondo per la trama, una linea da seguire, dopodiché non ho fatto altro che domandarmi: cosa ti piacerebbe avvenisse adesso? come vorresti si comportasse la tua Parigi? Volevo fosse direttamente lei che mi parlasse, che mi suggerisse. E in qualche modo l’ha fatto. Ne è venuto fuori una sorta di feuilleton vecchio stile. E adesso è diventato un e-book… “La Bellezza di Parigi sta nella consapevolezza che chi l’attraversa, finanche lungo le vie meno battute, sa di ritrovare quella sua poetica e sognante eleganza sempre… e mai e poi mai sarà abbandonato, confortato come dentro l’abbraccio di un immenso teatro”.

Mi piace definire “A piè di Parigi”, il mio romanzo breve, come un valse-musette, la musica che secondo me rappresenta o racconta al meglio la capitale francese: non che io sia riuscito nell’intento di rappresentarla al meglio, la città; ma di un valse-musette, scrivendo, cercavo di ricrearne la musicalità, l’atmosfera, che tanto si addice ai vecchi feuilleton, i romanzi d’appendice.
Ma ancora adesso mi domando: che cos’è Parigi?

L'autore del libro

Parigi è una fotografia. Parigi è una manciata di note musicali distribuite nell’ordine giusto. Parigi è un tetto. Una stanza, un vestito. Parigi è una posa, è un albergo, è un lampione… Esatto, credo sia questo uno dei suoi segreti: quello di avere un’anima ben visibile; una trappola per sognatori.

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