Noblesse oblige

Ci vorrebbe ”un po’ di classismo”, almeno un pizzico. Ebbene si: date le premesse, non posso che concordare pienamente con chi lo afferma da tempo. Certo, sentenziare in questo modo poco ortodosso potrebbe indurre il mio caro lettore a giudizi fallaci. Urge che io chiosi: se non altro per introdurre tali ‘premesse’ e ben amalgamarle al consueto tema di fondo, ovvero Parigi nelle sue eterogenee nature.

Ci vuole stile, il punto è questo. “Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni”, ma con stile. Oh! Cosa c’è di più squallido ed avvilente dell’ostentazione patetica dell’eccesso? A tutti i livelli, eh.

Parlo della mano divina che mi auguro un giorno cali sui portatori sani di idiozia, i neo-arricchiti esotici, che in giro per le metropoli europee (a Parigi come Milano, bien sûr), stuprano estetica e buon senso con la carta oro. Ronzii squillanti e cacofonici di sciami di Russi, Giapponesi, Italiani, Americani -l’etnia di appartenenza non è che una particolarizzazione dello stesso contenuto- estremamente appagati e compiaciuti dei loro collage vestiario/accessoriali di griffe.

Certo, la mia non sembra altro che un’invettiva prolissa, e conseguente sfogo, a come il mondo gira: in realtà, colpo di scena, mi serviva da introduzione per uno dei miei angoli preferiti in città, Angelina! http://www.angelina-paris.fr

http://arts-lubies.blogspot.com

Non c’è posto migliore a Parigi dove bersi un ottimo tè -in teiera d’argento-, in una location magnifica, accompagnato da superbi macarons (ed infatti era uno dei posti che vi avevo consigliato nel post collegato). Ma non è tutto: al numero 226 di Rue de Rivoli si tiene, da mattina a sera, la più grande e degradante passerella di cattivo gusto del XXI secolo. Che poi, a dirla tutta, chi disprezza compra: sebbene la tristezza suscitata a posteriori, il teatrino di vecchie orribilmente imbellettate e giovani scosciate, sommerse di shopping-bags, mi diverte! E la scenografia rende il tutto ancora più goliardico! Angelina è una sala da tè storica, nonché una rinomatissima cioccolateria: dell’elitarietà passata non restano però che gli affreschi ed i lampadari (oltre ai prezzi: due tazze di tè non le paghi meno di 25€) che fanno da sfondo alle istantanee scattate con l’Iphone (e magari caricate subito su Facebook in uno di quei post tipo: Maria Caipiroska si trova a “Angelina” con Svetiana Lukashenko – “Come siamo chiccccc!!!” ). Una meta d’obbligo, o un inutile e stupido slancio, per ogni sano provinciale che vorrebbe veocemente acquistare un po’ di eleganza.

Nota: la parola “classismo” è solo una provocazione retorica che del tutto si distacca da un’attitudine che disprezzo.

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