Ok siete a Parigi. Dovete assaggiare crèpes, baguettes, ostriche e champagne o quella carne spessa e succulenta che da noi per trovarla bisogna andare in Maremma, tentare les escargots (le maledette lumachine di Pretty Woman, ve le ricordate? Ricordatevi anche che in francese sono maschili. I lumachi. Eh oui) e il fois gras fuori anche se non è Natale. E poi comprare paninì, che si pronunciano con l’accento sulla i, rimangono paninì anche quando ne vuoi uno solo e non assomigliano ai nostri panìni perché in quel di Paris questi ultimi si definiscono sandwich. Addentare croques monsieur, che vai a capire perché, diventano madame se ci metti sopra un uovo. Un boeuf bourguignon bello cotto o una tartare bella cruda, e l’os à moille, che arriva così innocente, vestito di osso, ripieno di midollo e in compagnia di sale grosso, pane rustico croccante e cucchiaino e che mi chiedo sempre come abbia fatto a sopravvivere alla mucca pazza.
Ok mi fermo qua. I vegetariani che, per gentilezza, non hanno ancora chiuso il mio post indignati, avranno capito che questa non è una città facile per loro. Ma ci sono sempre omelettes e fromage.
Dicevo. Siete a Parigi e sarebbe peccato non mangiar qui come ivi si parla. Ma, mi dico: e se aveste voglia di tapas? Succede, ve lo assicuro, soprattutto quando le giornate cominciano a farsi più lunghe e hai voglia di toglierti il cappotto, chiudere gli occhi e ritrovare per una sera Parigi trasformata in Madrid.
Questo non succede, ve lo assicuro, ma i bar à tapas (l’accento sapete bene dove va), vi possono consolare. Sempre che non badiate troppo al decoro metro-chic, praticamente irrinunciabile nella capitale. Ma in fondo Cruzcampo, Rioja, sangria e iberiche leccornie in fondo stanno bene anche vestite di nero laccato e illuminate di soffuse luci rosse.
Forchettine alla mano, lanciatevi sulle tapas e que viva Paris!