Una buona ragione per odiare Parigi

Il Canal Saint Martin e le sue belle caseDa quando sto a Parigi, come già avrete capito se avete letto i due post precendenti, mi sono entusiasmata per un sacco di cose, come tanti giovani che si sono trasferiti qui dall’Italia o da altri paesi europei.

Vorrei però soffermarmi anche, sin da subito, sugli aspetti di Parigi che non sopporto o che, comunque, sono ritenuti unanimemente odiosi da chi abita qua e non fa parte del (peraltro corposo) club dei ricchi parigini.

Prima di tutto, chi vive a Parigi ha a che fare quotidianamente con il problema della mancanza di spazio. La gente vive di solito in appartamenti troppo piccoli in rapporto al numero di persone che li abitanoè comune condividere un monolocale di 25 metri quadri (chiamato qui Studio) per una giovane coppia, così come in un 2 Pièces (appartamento composto da due stanze, di cui una è spesso la cucina-salotto) vivono famiglie con un bambino piccolo o anche due. Questo per le situazioni normali, ma esistono spesso situazioni in cui, a stiparsi in pochi metri quadri, è una famiglia numerosa! Il fatto è che i prezzi degli affitti sono da urlo. Prezzo medio di uno Studio: 700 euro al mese, poi tutto dipende, ovviamente, dalla zona in cui è situato. Ma se si vuole spendere meno di 500 euro, le soluzioni sono due:

  • si va a vivere insieme ad altre persone in un unico appartamento
  • si affitta quella che viene chiamata la “chambre de bonne”, riferendosi al fatto che queste piccole camerette, spesso senza bagno (wc) e al sesto o settimo piano dei vecchi palazzi senza ascensore, erano un tempo le stanze delle serve.

La ricerca di un appartamento si rivela quindi, fin da subito e per molti, un grosso problema. Chi non vuol passare per un’agenzia, a cui bisogna lasciare l’equivalente di un mese di affitto, si ritrova nella giungla senza pietà degli annunci privati, in cui di norma il proprietario esige che l’affittuario guadagni tre volte il costo dell’affitto. Ma non basta. Chi non guadagna abbastanza può ricorrere a dei garanti, che in genere sono i genitori o dei parenti. Anche in questo caso, però, le discriminazioni non mancano. Ecco alcune delle perle sugli annunci: “garanti solo funzionari”, “…garanti in mattone richiesti…”, e deduciamo che i garanti debbano essere proprietari a loro volta di (una?) casa…

Chiudiamo con una nota positiva: non tutti i proprietari sono uguali, e a volte una buona parola da parte di un amico che conosce il propriò (già, si dice così) o dell’ex affittuario, può essere un aiuto decisivo!

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