Mumbai: Gandhi e le Elephanta Caves (pt.2)4 min read

Mumbai: Elephanta Caves e la sedia gestatoria

Mi sveglio di buon mattino per andare a visitare le Elephanta Caves di Mumbai, patrimonio dell’umanità per l’Unesco. Il traghetto ci mette un’ora per arrivare e parte dal Gateway of India. All’arrivo, ovviamente, miliardi di persone provano ad offrire servizi o vendono gadget di ogni tipo. Il più curioso dei servizi è quello di quattro persone che propongono di caricarti su di una sedia con degli assi di legno montati alla base, come se fossi il Santo Patrono in processione. Considerati gli scalini per arrivare alle caverne non era male come idea, col senno del poi. La scalinata, appunto, è bella tosta, piena di venditori ma anche di simpatiche scimmie che se ne stanno per i fatti loro. Arrivo sul luogo ed in effetti la visita merita le intemperie subite: le Elephanta Caves sono molto carine e ricordano vagamente Petra, con i templi scavati nella roccia. Al loro interno vagano scimmie, asini, cani, capre ed uccelli tutti in armonia tra loro. Certo potevano scegliere uno degli animali presenti per dare il nome al posto, ma la leggenda narra che un elefante di pietra fu trovato dai portoghesi quando approdarono sull’isola (sembra che i resti si trovino al Jijamata Udyan).

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Elephanta Caves, Mumbai

Una vacanza piccante

Dopo il tour nel luogo che resterà al primo posto nei miei ricordi, torno a Mumbai. Varie guide segnalavano, vicino al Gateway of

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Mucca per le strade di Mumbai

India, un ristorante con specialità turche, e siccome avevo voglia ignorantissima di kebap mi sono precipitato. “Non piccante” mi sono affrettato a precisare, ma in India anche l’acqua è piccante e soprattutto per la prima volta ho assaggiato un kebap fatto con le polpette. Insomma il ristorante Sufra lo sconsiglio!

Many Bhavan e la lettera a Hitler

Prendo un taxi (sono molto economici e convenienti) per andare a visitare Mani Bhavan, la residenza in cui il Mahatma Gandhi alloggiava a Mumbai, il mio pezzo preferito è la lettera che ha scritto ad Hitler. L’entrata è gratis ma un’offerta è gradita e la suggerisco. Esco e prendo nuovamente il taxi. A proposito di taxi: raccomando di insistere sempre per fare avviare il tassametro! La sera prima durante la serata ignorante in un rooftop (il Dome per la cronaca) il tipo mi ha proposto una tariffa fissa di 250 rupie, essendo su per giù 3.3 euro non è scattata la soglia della contrattazione (dopo un anno e mezzo in India ho deciso di evitare il sangue marcio sotto certe soglie), ma lo stesso tragitto fatto il giorno dopo col tassametro avviato costava appena 25, in pratica il tipo si è cuccato 10 volte il prezzo reale. Succede anche questo nei doppi viaggi.

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La lettera che Gandhi scrisse a Hitler

Il tempio gianista

Arrivo a destinazione e scopro con grande piacere il Babu Amichand Panalal Adishwarji Jain Temple, che non è un tempio dedicato a Pino e Gli Anticorpi ma un raffinatissimo tempio gianista con alcuni lavori artigianali davvero splendidi al suo interno, come degli intarsi nel marmo che ricordano molto quelli del Taj Mahal. Ecco un altro must del viaggio. Niente di spettacolare invece il Nehru Planetarium e Nehru Centre: a parte l’esterno della struttura, poi non c’è niente d’interessante da vedere.

Il souvenir “naturale”

Sulla strada per il ritorno mi avvio lungo il litorale ed ammiro il panorama della bellissima moschea Haji Ali Dargah costruita al termine di una striscia di costa praticabile solo durante la bassa marea. Nonostante non fosse giorno di preghiera la calca di gente era disumana, ho così desistito dall’avventurarmi all’interno della piccola lingua di terra sospesa sul mare arabico. In compenso, a coronamento della fine del viaggio, un piccione ha pensato bene di lasciarmi un souvenir sulla spalla e sul braccio. Meno male che non faccio parte della categoria di viaggiatori ignoranti “igienisti” descritta dal sempre ipoattivo Messinese in questo post. Carrellata d’imprecazioni e torno in albergo.

<img src="moschea.jpg" alt="Moschea di Haji Ali a Mumbai">
Moschea di Haji Ali a Mumbai

Rientro a casa

La sera cocktail all’AER del Four Season Hotel, dove consiglio di andare per ammirare il tramonto.  La mattina dopo, poco prima di partire, visita alla Stazione ferroviaria Chhatrapati Shivaji (mi sarebbe piaciuto sentire l’addetto stampa dell’Unesco quando comunicava al mondo che era diventata patrimonio dell’umanità) la stazione dei treni di Mumbai, con un mix di stili che rappresenta degnamente questa città dove c’è un po’ di tutto, e forse per questo il doppio viaggio questo giro non è stato neanche male.

(FINE 2/2- puntata precedente qui)

 

Vito Doppioviaggio