Mumbai e la leggenda del dio elefante6 min read

Charles De Gaulle sosteneva l’impossibilità di governare una Nazione con 246 tipi diversi di formaggio, chissà che cosa avrebbe pensato sul governare una Nazione che impazzisce per il curry ed i film di Bollywood. Sì, Bollywood, la più grossa industria cinematografica del mondo, con oltre 1000 film l’anno, tutti accomunati dal fatto che lui e lei lottano per stare insieme ed ogni tanto (senza che c’entri niente) si mettono a ballare e cantare. Ricorda vagamente le fiabe della Disney, ma Mumbai è una solida realtà. Molto solida, e per verificare verità e falsità su quello che si dice in giro, sono partito alla volta del mio Doppio Viaggio.

Serietà e alta professionalità

Come sempre l’autista non si fa trovare all’uscita dell’Aeroporto, nonostante abbia sollecitato puntualità e serietà via mail sino al giorno prima. Mi viene da dire “questo film l’ho già visto”. Telefonata all’ albergo dove il tipo mi assicura che l’autista è là che aspetta da due ore. Poi mi passa il numero del driver che anche lui mi dice che si trova esattamente dove sono io ma, come le linee parallele, non ci incrociamo mai. Eppure in India è facile distinguermi. Dopo i soliti 20 minuti d’attesa il tipo arriva. Carrellata d’insulti ignoranti e poi via.

Gateway of India e l’accattonaggio

Subito dopo il check in mi fiondo al Gateway of India, chiamata così perché quando gli inglesi furono mandati via a calci nel (lo sapete benissimo)gli indiani dissero “Quella è la porta!”. A parte l’ironia da viaggi ignoranti l’ultimo esercito britannico sfilò davvero sotto questa sorta di “arco di trionfo” prima di dire goodbye India. Nel posto non mancano naturalmente i venditori ambulanti ed i mendicanti che, appena vedono qualcuno con la pelle bianca, hanno la stessa reazione dei cani che in strada se ne stanno per i fatti loro ed appena passa un auto iniziano a correrle dietro abbaiando.

Vi rimando a questo mio post nel caso in cui non abbiate idea di come sbarazzarvi elegantemente di loro, ma in generale (permettetemi di essere serio una volta tanto) sconsiglio vivamente di fare l’elemosina per strada, specialmente ai bambini: spesso le persone fanno parte di un racket ed il denaro non va a finire nelle loro tasche (un mendicante in una zona turistica può arrivare a raccogliere parecchio denaro, tra l’altro esentasse, e guadagnare molto di più di quanto non farebbe uno Statale, specialmente in queste Nazioni).

<img src="arco di trionfo.jpg" alt="Arco di trionfo a Mumbai">
Gateway from India, Mumbai, India

Hotel Taj Mahal

Torniamo al nostro Doppio Viaggio. Di fronte al Gateway of India c’è il celeberrimo Hotel Taj Mahal. Molti si chiederanno perché l’hotel più famoso di Mumbai prende il nome di un monumento che si trova ad Agra (è come se il più famoso hotel di Milano si chiamasse “Hotel Colosseo”), ma in realtà la parola Taj Mahal significa “la corona del palazzo” ed in effetti l’hotel (che ha una storia secolare e molto intrigante) ricorda vagamente una corona, proprio come il monumento di Agra.

Poi si prosegue verso nord, spostandoci dalla zona Colaba a quella Fort. Se Varanasi (il cui doppio viaggio è descritto in questo post)è India in eccesso, Mumbai è India in difetto: l’assetto urbanistico e lo stile dei palazzi ricorda molto quello occidentale, ed anche la gente del posto (nonostante le mille difficoltà e rivolte che ha dovuto subire nel corso della storia) è molto dissimile dal resto dei suoi connazionali. D’altra parte provate ad approcciarvi con un Romano, un Palermitano ed un Torinese e venitemi a dire se le tre esperienze sono uguali.

<img src="Hotel Taj Mahal" alt="Mumbai, India hotel Taj Mahal">
Mumbai, facciata dell’ Hotel Taj Mahal

Il museo più bello di Mumbai: la leggenda di Ganesh

Arrivo, per l’orario di apertura, nell’ottimo Chhatrapati Shivaji Maharaj Vastu Sangrahalaya (non è una super cazzola, si chiama davvero così) che è il miglior Museo di Mumbai. Gli indiani pagano l’ingresso 10 Rupie, gli stranieri 500. Manca solo la scritta “Egalitè, Fraternitè, in c… a te”. Nel prezzo è inclusa l’audioguida (ah beh, allora…) che è disponibile in Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo, Portoghese e Cinese. Indovinate quale lingua manca? Il supporto audio è comunque buono e, nell’eccellente sezione dedicata alle sculture, scopro perché il Dio Ganesh ha la testa di Elefante: la Dea Parvahati voleva un figlio, ma il marito Shiva no, allora lo partorì da sola (col il suo sudore o con una grande risata, qui le leggende sono discordanti).

Il figlio, nato con le sembianze umane, era dotato di una straordinaria forza e Parvahati decise di sfruttare Ganesh come “bodyguard” quando si faceva il bagno, ordinandogli di non fare entrare nessuno. Quando Shiva, marito ma non padre, provò una volta ad entrare per vedere la moglie Ganesh rifiutò di farlo passare e lui, per tutta risposta, gli tagliò la testa. Parvahati infuriata chiese a Shiva di sguinzagliare i Gana (esseri celesti) per recuperare una testa da mettere sul proprio figlio. Il lavoro, manco fosse stato commissionato ad una ditta d’appalti di Nola, venne fatto alla viva il parroco: i Gana tornarono infatti con una testa d’Elefante!

Il Museo merita la visita, in particolare le opere di artigianato che dimostrano come gli Indiani siano davvero degli abilissimi artisti. Mi ha colpito in particolare un porta gioielli in avorio tutto squisitamente scolpito a mano che, di suo, doveva valere più dei gioielli contenuti a suo tempo.

<img src="Mumbai museum.jpg" alt="<img src="cucciolo.jpg" alt="Chhatrapati Shivaji Maharaj Vastu Sangrahalaya">
Chhatrapati Shivaji Maharaj Vastu Sangrahalaya, museo di Mumbai, India

La zona vittoriana

Dopo essermi goduto il fresco del museo torno in strada sotto un caldo torrido, a questo punto un pit stop per bere un falooda (drink indiano composto da latte, vermicelli di gelatina, sciroppo di rose e gelato di rosa o fragola) è obbligatorio. La tappa successiva è la St Thomas’ Cathedral, carina ma… siamo italiani: abbiamo delle chiese più belle anche in provincia, e la graziosa la Town Hall che ricorda la casa bianca.

Poi il giro di palazzi in stile vittoriano: l’High Court dove tra l’altro ho rischiato di essere fucilato perché il filo del carica batterie si è impigliato sulla borsa di una ragazza che mi è passato vicino e tutti e due abbiamo rischiato d’inciampare davanti ad una postazione militare di sorveglianza all’ingresso, con il tipo col fucile puntato verso di noi. Un gesto innocuo, ma con i tempi che girano.

Il militare infatti è subito scattato in piedi, per fortuna ha realizzato che erano solo due idioti che si sono impigliati tra di loro! Nelle vicinanze c’è la University of Mumbai e l’Oval Maidan dove si gioca a cricket dalla mattina alla sera e dove si può ammirare il Rajabai Clock Tower.

Rajabai clock tower. Mumbai, India
Rajabai clock tower. Mumbai, India

Il cricket

A proposito di cricket: quella sera giocava la squadra di Mumbai contro quella di Pune: servizio d’ordine imponente nello stadio vicino Marine Drive (ultima tappa del mio primo giorno), tifosi che aspettano i loro idoli fuori dall’Albergo, bandiere, cori, trombette. Sembra una partita del mondiale. Due supporter si avvicinano e mi chiedono se voglio dipinta la bandiera dell’India sulla faccia. Vista l’insistenza con cui tanti amici mi chiedono di portare indietro i Marò, manco facessi parte di un corpo diplomatico o militare, ho preferito declinare l’offerta. E intanto continuano i cori e sul maxi schermo all’esterno si vedono i tipi, le loro gigantografie e la presentazione del match. Ma come si fa a governare una Nazione in cui gli abitanti vanno pazzi per il curry, i film di Bollywood ed il cricket.

 

Vito DoppioViaggio