Sapore di mareSIA, sapore di Lisboa:una città e il suo fiume

Avete mai pensato a quanta vita circola attorno ai corsi d’acqua?

Qualche settimana fa mi è capitato di leggere un’ intervista ad un cantautore che amo particolarmente il quale, parlando della propria città, esordisce dicendo: «le cittá che si affacciano sui fiumi non sono mai sole».
In quel preciso istante, proprio sulla mia testolina, è comparsa una nuvoletta e al suo interno si è accesa una lampadina (effetto sonoro-plin).
No, non mi sono sentita Archimede  ma ho pensato a quanta verità si nascondesse dietro a quelle parole e all’ inevitabile riferimento a Lisbona.
Fatalità ha voluto che a partire da luglio la Camera Municipale di Lisboa abbia inaugurato nel Torreão Poente di Terreiro do Paço un’esposizione chiamata Maresias. Lisboa e o Tejo, 1850-2014.


La lampadina a quel punto è diventata un lampadario di cristallo a 12 luci e, dopo essere stata alla mostra, ho pensato che forse era giunto il momento di buttare giù due righe.
Letteralmente “mareggiata” è  un fenomeno che si verifica lungo le coste, un moto ondoso di intensità tale da far subire alle masse d’acqua una traslazione verso le rive ma, allo stesso tempo, non è che l’odore del mare.

La maresia accompagna Lisbona da sempre. E’ un legame, profondo, misterioso; è ciò che, nella maggior parte dei casi ha affascinato ognuno di noi una volta approdati; è l’attitudine di una città che si lascia cullare dalle onde. È un abbandonarsi con incedere naturale  che,  seguendo il flusso e il cambiare dei venti e delle epoche, la conduce verso la metamorfosi.

Il fiume, il Tejo in questo caso, non si riversa solo sul mare ma i suoi margini rientrano all’interno di un patrimonio materiale e metaforico che crea storie e, si sa,ogni storia ha i suoi personaggi e nel plot la funzione degli oggetti, delle azioni e delle ambientazioni assume una valenza fondamentale.
160 anni di vita vengono proiettati all’interno di questo percorso espositivo dislocato in varie parti della città: da Cais dos Aventureiros a Terreiro do Paço, da Arsenal a Cais do Sodré per poi giungere a Barcos do Tejo e Fantasias Lisboetas.

Un vero e proprio viaggio nel tempo raccontato da immagini, pannelli, installazioni varie e oggetti che, malgrado apparentemente asettici, svelano in questo contesto il profilo di una capitale e la sua storia piena di curiosità.

Lisboa e le  sue rive non possono che essere legate  inevitabilmente al concetto di saudade, termine coniato secondo leggenda durante l’epoca delle scoperte marittime per definire lo stato di nostalgia dei portoghesi in terra straniera o la malinconia legata al ricordo, sia per chi partiva che per chi attendeva  un ritorno.

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Il fado in questo ci aiuta sempre a ricordare quanto il Tejo e il rapporto con il mare siano stati e siano ancora motivo ricorrente o meglio ancora canonico.

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Ma maresias va ben oltre. Maresias vuole mostrare in che modo la città si sia conformata  all’ acqua  e non solo sentimentalmente.

Dalle prime immagini di cui si dispone, risalenti al XVI secolo, fino a giungere al XX secolo, ciò che denota il paesaggio della ribeira è la grande diversità delle imbarcazioni. Dalle navi delle grandi navigazioni si passa alle barche tipiche della navigazione fluviale: canoe, battelli, fregate segnalano lo spostamento di merci e persone e quindi l’attività commerciale e il ritmo di vita lisboeta.

Il progresso e la modernità cambia radicalmente la concezione che gli abitanti della città hanno del fiume: l’ inaugurazione  nel 1856 dei primi binari e della strada ferrata ha un impatto destabilizzante per la popolazione che impara a muoversi in maniera alternativa allentando il suo rapporto  con il Tejo.

Nonostante tutto la prima metà del XX secolo vede l’approdo di un gran numero di straneri che da altre rive giungono a Lisbona facendone una realtà cosmopolita: intellettuali, marinai, lavoratori di compagnie di navigazione e uomini di passaggio si ritrovano a Cais  do Sodré, vero fulcro della vita cittadina che, da li a poco, si sarebbe trasformato in vero e proprio cuore della mondanità.

Il richiamo del mare dunque non è più quello della saudade ma  si avverte negli anni ‘50 un altro tipo di nostalgia, quella della trasgressione. Cais do Sodré perde il suo carattere residenziale dopo l’apertura dei primi bar di prostituzione, battezzati soprattutto con il nome di città portuali come l’ “Oslo”, il “Liverpool”, l’ “Hamburgo” o ancora il “Filadelfia” (attuale Vicking) o l’ “Europa”.

Dopo l’incendio dell’ Arsenal da marinha nel 1916 Lisboa cambia ancora faccia vestendo i panni del rinnovamento e della riscorstuzione.

Insomma, una storia che continua e che, come direbbe un portoghese, nunca vai parar. Basta pensare alla ribeira zona Oriente, a come l’innovazione e le idee abbiano, attorno al fiume, creato uno spazio nuovo che quasi si discosta dall’immaginario lisboeta o ancora alla nuova Ribeira das Naus ma … per ora mi fermo qui, altrimenti che ci andate a fare alla mostra?

Così come l’acqua leviga gli scogli, il Tejo (il fiume-oceano al quale siamo affezionati)  ha plasmato la sua città e viceversa.

Un rapporto di compensazione insomma, di forze che si attraggono; un rapporto di sostanza che ci fa dire anche quando non c’è profumo di sardine nell’aria “cheira bem, cheira a Lisboa” ; la brezza fresca oceanica che ci accompagna anche ad agosto, che spinge Pessoa a scrivere “amo il Tago, perché sulla sua riva c’ è  una grande città” e che  tiene noi ancora ancorati qui.

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