
(mio articolo pubblicato sul numero di dicembre de Il Giornale dell’Arte; nel 2021, di mostre celebrative dedicate al bicentenario del 1821 in Grecia ce ne saranno un bel po’: i miei articoli potrete leggerli a partire dal numero di marzo…)
Nel 2021 ricorre il 200° anniversario della Guerra d’indipendenza della Grecia contro l’Impero ottomano, lanciata il 25 marzo 1821. Nel vasto programma di celebrazioni ed eventi culturali, un interessante prologo è rappresentato dalla mostra su “Antiquarismo e filoellenismo” in programma dal 10 dicembre al 5 aprile 2021 al Museo dell’arte cicladica di Atene.
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La scelta della sede può sembrare a prima vista poco coerente con l’impostazione della mostra; la spiegazione è che il museo è ospitato nella villa neoclassica di fine ‘800 della famiglia Stathatos, che per l’occasione verrà allestita – per fornire un contesto adeguato – come residenza di una famiglia dell’alta borghesia europea dell’epoca da Chloé Obolensky.
La mostra, curata da Fani-Maria Tsigakou e Nikolaos Stampolidis, presenta soprattutto opere della collazione privata di Thanassios e Marina Martinos, esposte per la prima volta in pubblico. Sono stati selezionati dipinti, sculture e oggetti che testimoniano il sentimento filoellenico in Europa e mettono soprattutto in evidenza il legame dei Greci con il loro patrimonio culturale più antico (“I Greci combattono tra antiche rovine” del pittore tedesco Peter von Hess, ad esempio), oltre a sculture neoclassiche di artisti locali come Georgios Fytalis.
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Queste opere sono state ulteriormente messe a confronto – per creare una sorta di ideale dialogo – con reperti archeologici di valore artistico: come l’Amazzone capitolina di Sosicles ispirazione per una polena policroma in legno settecentesca della collezione Martinos, il busto di Saffo sempre dai Musei capitolini, l’Ulisse Grimani dal Museo archeologico di Venezia.
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