Le foto di Ara Güler ad Aphrodisias

Aphrodisias

Vi ho parlato sul blog sia di Ara Güler, il celebre fotografo di Istanbul scomparso da pochi mesi, sia di Aphrodiasias, lo strepitoso sito archeologico che dal 2017 fa parte della Lista del patrimonio dell’umanità dell’Unesco. VI consiglio di leggere i post precedenti – In vacanza in Turchia, Aphrodisias; In ricordo di Ara Güler: l’archivio, il museo, le mostre – prima di continuare con questo.

LEGGI ANCHE: In vacanza in Turchia, Aphrodisias

La novità, è una mostra – la seconda – nel museo dedicato ad Ara Güler, nel polo di intrattenimento e cultura a Bomontiada (una vecchia fabbrica di birra restaurata, con ristoranti, gallerie d’arte e programma di concerti): una mostra sulle foto scattate da Ara Güler nel 1958, quando in quello che sarebbe diventato un sito archeologico c’era ancora un villaggio rurale.

Ci si trovò per caso, a causa di una strada sbagliata mentre era in missione per fotografare una diga. Scoprì un posto per l’appunto fiabesco e in quel momento surreale: con gli abitanti del villaggio che utilizzavano gli elementi architettonici di Aphrodisias per le loro incombenze domestiche e agricole.

LEGGI ANCHE: In ricordo di Ara Güler: l’archivio, il museo, le mostre

Le prime foto in bianco e nero vennero pubblicate, nel 1961 arrivarono gli archeologi, il villaggio venne spostato altrove, Ara Güler fece moltissimi altri viaggi e scattò molte altre foto – a colori, più tardi – che diedero ad Aphrodisias una popolarità internazionale, ben meritata.

Rimane – ed è questo, il bello della mostra – la documentazione della convivenza precaria tra uomo e rovine, che agli abitanti del minuscolo villaggio di Geyre sembrava normalissima e che a noi appare invece oltraggiosa, ancor prima che pittoresca.

Ci sono anche foto da cartolina, è vero: ma le migliori sono per l’appunto quelle in cui le rovine non sono sfondo, ma parte integrante della quotidianità. Sono più autentiche, meno scontate: e vi si riconoscono l’attenzione e il rispetto delle persone più umili, immerse nella decadenza – proprio come Istanbul – di un posto una volta fiorente e ricchissimo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.