(breve recensione scritta per Il Giornale dell’Arte)
Combattere, cacciare, impressionare. Sono i temi conduttori della mostra che il museo privato Davids di Copenaghen dedica alle armi del mondo islamico, fino al 26 settembre. Armi con funzioni belliche e pratiche, ma anche di alta rappresentanza: far sfoggio di potere, donarli in segno di amicizia regale. I 151 oggetti esposti sono stati costruiti dal XVI al XIX secolo in terre tra l’Africa settentrionale e l’India, provengono tutti da musei danesi: sciabole, pugnali, archi e faretre, armature, alcune armi da fuoco.
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Mostrano opulenza dei materiali impiegati, con pietre preziose e avori; dimostrano maestria nelle lavorazioni, come nelle incisioni calligrafiche sulla lama di versetti del Corano. Sono accompagnate da miniature d’epoca, che ne contestualizzano gli usi: in battaglia, nelle battute di caccia, seguendo il codice cavalleresco (farusiyya). Alcuni pezzi – una sciabola ottomana con impugnatura in madreperla, un pugnale indiano con rubini – sono autentici gioielli; altri illustrano le peculiarità del mondo islamico, come un elmo che s’indossava sopra il turbante.
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